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Recensione: “Tenebre” di Maria Patavia

 

 

Una piccola città di provincia è invasa da ombre che fagocitano interi quartieri senza che gli abitanti, chiusi nel loro mondo egoistico, se ne rendano conto. Ogni volta un misterioso mago è presente nei luoghi in cui avvengono strani accadimenti.

Di chi si tratta? 

Il lato oscuro nascosto dietro i volti ipocriti si srotola mischiando le paure ai sogni che diventano incubi e una realtà in continua trasformazione.

Di certo, dopo aver letto questo libro, non dormirete più sonni tranquilli.

L’autrice è riuscita a prendere pochi elementi quotidiani e a trasformarli in incubi violenti, che con sottigliezza, si infileranno nella vostra vita di ogni giorni, sconvolgendola.

Non è un racconto unico, anche se i protagonisti dei vari capitoli, intrecciano momenti della loro quotidianità fra loro, creando una trama a volte scorrevole, a volte intricata, che non vi farà capire se siete desti o state sognando.

Il filo comune è la figura enigmatica del mago, un uomo con cappello a cilindro e palandrana, che si allontana dalla città, portando con sé magia che incuriosisce i bambini del luogo, ma anche tensione palpabile nei pochi adulti che incontra sul suo cammino.

Il libro si apre con una delle protagoniste, Elisa, che durante una notte tempestosa, tra il sogno e la veglia, scopre che il suo appartamento è invaso da una sostanza densa e ammuffita, che ha preso possesso della sua casa. Tra le varie scene, non si comprende bene se la ragazza sia cosciente e stia vivendo la sua ‘vera’ vita, oppure sia invischiata, come in una tela di ragno, in un qualcosa che non controlla, alla mercé di quell’incubo che la sta risucchiando.

Continuò a espandersi avanzando verso di lei ; sentì quella sostanza fredda e appiccicosa afferrarle la caviglia. Si allungò verso la porta d’ingresso, ma il suo sforzo fu inutile e cadde a terra. Sentì quella… cosa avvolgerla fino alla gola, iniziando a stringere sempre più forte. Provò a gridare, ma il marciume le
entrò in bocca.

Ecco, questa è la sensazione che accompagnerà ogni protagonista (che cambierà a ogni capitolo, raccontando la sua avventura/disavventura), ma accomunato da questo sostanza che invade la sua vita, costringendolo ad abbandonare i suoi sogni, ma soprattutto come una sorta di vendetta, a pagare il prezzo delle sue azioni.

Il capitolo che mi ha veramente colpita, essendo io una giocatrice del famoso gioco Pokemon, è il piccolo episodio che vede protagonista Maurizio, un ragazzino in giro per il quartiere, alle prese con la cattura di un ‘piccolo mostro’ raro. Ebbene, con poche parole, l’autrice è riuscita a confezionare una di quelle situazioni che ti accappona la pelle, ti fa sudare lungo la colonna, facendoti capire che la morte arriva quando meno te l’aspetti. Basta un semplice battito di ciglia, e tu perdi ogni contatto con la realtà. Anche una piccola distrazione nel guardare il telefono, può esserti fatale.

Quel minuto, quella manciata di secondi che nel tempo infinito non contavano nulla, gli fu fatale. Se avesse dato retta a sua madre e fosse tornato subito a casa, piuttosto che incaponirsi a catturare quello stupido Pokèmon, il motorino non gli sarebbe arrivato addosso.

E voi, siete pronti ad affrontare i vostri incubi? Ne uscirete vincitori o soccomberete alla sostanza densa e melmosa che vi avvolgerà tutti?

A voi la sfida!

Lettura interessante, scorrevole, con pathos latente. Da leggere con molta attenzione, in quanto ogni singolo particolare, può aiutarvi a individuare il ‘filo rosso’ che guida tutta la narrazione.

Buona lettura!

Recensione a cura di:

 

 

 

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