Eravate anche voi ansiosi di guardare la Terza Stagione di Suburra? Se volete rinfrescarvi la memoria potete leggere qui. Allora siete pronti? La nostra MariRiss l’ha recensita per noi.

Progetto grafico a cura di Francesca Poggi
Ciao a tutti, amanti delle serie TV!
“Roma non si governa con i soldi, si governa col potere. E voi, non ne avete!”
Non c’è frase migliore per racchiudere il definitivo epilogo di Suburra. Già nelle precedenti stagioni ci siamo ampiamente accorti del fatto che non esistono buoni o cattivi.
Eppure, ciò che determinerà la caduta di alcuni personaggi e la conferma di altri sul trono del potere, saranno proprio i sentimentalismi. Roma è un cavallo imbizzarrito… solo chi ha la giusta dose di freddezza riesce a tenerne le redini salde in mano mostrando chi comanda. Solo chi non si abbandona all’altruismo o all’affetto per i propri cari può aspirare al dominio.
È un quadro terribilmente triste mi rendo conto, ma per citare Pirandello: Così è se vi pare!
Passiamo a vedere brevemente cosa succede…
È l’anno del Giubileo e Cinaglia cerca di fare pressioni insieme a Samurai sul cardinale Nascari, affinché la manifestazione venga organizzata nella Capitale. Peccato che il cardinale non abbia alcuna intenzione di cedere alle “lusinghe” dei due uomini e comunica che a Roma si terrà solo la presentazione dell’evento. La manifestazione vera e propria si terrà in Africa.
Il cardinale appare come un uomo integerrimo, che si piega ma non si spezza; Samurai però sa perfettamente che tutti hanno dei segreti e Nascari non è da meno. Tuttavia, saranno Aureliano e Spadino – con la complicità del sempre più machiavellico Cinaglia – a giocarsi quest’asso vincente in modo da riuscire a mettere le mani sul giro di denaro che il Giubileo porterà nella città eterna.
E Samurai? Dimenticatelo, perché uscirà di scena presto, in modo troppo frettoloso e quasi deludente per il modo banale in cui la scena si svolge.
Un altro personaggio che si congeda abbastanza velocemente è Sara Monaschi, e a dirla tutta non è una grande perdita. Da brava stratega quale si è sempre dimostrata, una volta ottenuto quello che vuole, si libera delle persone che le sono tornate utili fino a quel momento, ma che ora non le servono più.
Aureliano e Spadino consolidano la loro alleanza espandendo il loro potere fino a Roma Nord. L’ombra di Manfredi aleggia però sulle loro teste come un avvoltoio pronto ad attaccare e a riprendersi quel potere di cui si ritiene defraudato.
Di questa terza stagione salvo solo Angelica e Nadia due donne forti, disposte a qualunque cosa pur di difendere il proprio uomo, ma anche dotate della giusta freddezza per gestire gli affari e per accorgersi di chi trama alle loro spalle.
Dopo un’iniziale diffidenza reciproca, tra loro nasce una solida collaborazione corredata da una sincera amicizia, l’unica cosa bella che ci resta di questo deludente finale.
Non so cosa sia preso agli sceneggiatori… com’è possibile fare sei misere puntate buttate lì alla bene e meglio per la sola fretta di voler o dover concludere? Non che la storia sia stata sgradevole, per carità, ma non è stata minimamente all’altezza delle due stagioni precedenti.
Il modo repentino in cui le vicende giungono al loro epilogo ultimo mi ha lasciato un terribile amaro in bocca… a un certo punto mi sono ritrovata a pensare: Ma sto guardando Suburra o L’isola dei famosi?
Ne rimarrà soltanto uno!
Chi esce vincitore da tutto questo marasma senza senso? Ovviamente il più lurido di tutti, l’unico che riesce a calpestare i propri sentimenti, a schiacciare le persone che lo amavano e ad accaparrarsi il giusto potere che gli permetterà di governare Roma.
Se c’è una cosa che questa serie ci ha insegnato è che il fine giustifica i mezzi.