Ritorna Star Trek Discovery con il primo episodio della terza stagione dal titolo “That hope is you – parte 1°”. Qui le stagioni precedenti. Buona lettura!

Progetto grafico a cura di Maria Grazia
La seconda stagione era terminata il 18 aprile 2019 prendendo un’inattesa ma entusiasmante svolta che avrebbe cambiato la direzione che stava prendendo la serie, una serie che molti fan non stavano apprezzando, tra cui io, per svariati motivi, primo fra tutti il fatto che lo spirito originale ideato da Gene Roddenberry nel 1969 si era perduto per strada, pur restando un buon prodotto di Fantascienza; secondariamente, la trama scivolava talvolta nel ridicolo: Klingon pelati che parlavano nella loro lingua per tutto l’episodio, invenzione del motore a spore, intelligenza artificiale malefica (tema già ampiamente approfondito da Kubrick in 2001: Odissea nello Spazio). Per non parlare della fratellanza acquisita tra Michael e Spock mai menzionata in nessuna serie e film di questa decennale saga.
Ho guardato la nuova puntata con pregiudizio, lo ammetto, aspettando che mi deludesse, invece sono rimasta piacevolmente stupita: gli sceneggiatori hanno fatto le scelte giuste tagliando di netto col passato delle prime due stagioni e catapultando lo svolgimento dell’azione nell’anno 3188, ben 930 anni nel futuro, un futuro più remoto di qualunque altra serie del franchising.
Ritroviamo la protagonista Michael Burnham (Sonequa Martin-Green), nell’armatura del Red Angel mentre guida l’astronave Discovery in un worm-hole temporale, letteralmente là dove nessuno è mai giunto prima, nella speranza di impedire la distruzione della Galassia da parte dell’Intelligenza artificiale Control.
L’Islanda fa da sfondo al pianeta alieno su cui atterra/capitombola la nostra protagonista che si ritrova nei guai avendo perduto la Discovery.
Facciamo subito la conoscenza di un nuovo personaggio, Book (David Ajala), che si presenta come un’adorabile canaglia alla Han Solo (Star Wars) per poi rivelarsi una sorta di contrabbandiere animalista/ecologista con un potere speciale.
Interessante l’avventura di Michael e Book nella città futurista che a me ha visivamente ricordato quella caotica, iper-tecnologica, alienante e pericolosa di Blade Runner di Ridley Scott.
Fenomenale il finale: la storia della distruzione della Flotta Stellare, di cui rimane solo un pugno di nostalgici, è una trovata geniale e ci fa capire dove verteranno le prossime puntate della stagione: alla ricerca della Discovery e alla ricerca dei membri rimasti della Flotta, sparpagliati per tutta la Galassia.
Come eravamo già abituati con le precedenti stagioni, le puntate di Discovery sviluppano una lunga trama non presentando episodi con storie auto-conclusive come nelle serie scorse.
Gli effetti speciali, come anche in precedenza, sono a livelli cinematografici. La sceneggiatura si è dimostrata più briosa e si capta già una possibile storia d’amore fra Michael e Book.
Sperando che questo nuovo inizio di Star Trek Discovery non si discosti dall’emozione suscitata dalla prima, promettente, puntata, attendo trepidante la prossima settimana.
Lunga vita e prosperità!