
Progetto grafico a cura di Teresa
Eccoci giunti alla settima puntata della serie di un franchising, quello di Star Trek, dalla lunga vita e prosperità.
Ricordo che la storia è ambientata anni dopo gli avvenimenti narrati nel film Star Trek Nemesis, dopo l’esplosione dell’astronave romulana Scimitar, l’ammiraglio Jean-Luc Picard è in pensione forzata e vive in una splendida tenuta vinicola in Francia, questo finché non trova una nuova ragione per combattere in prima linea, dopo la delusione che gli è stata inferta dalla Flotta Stellare, andando in aiuto delle “figlie” di Data, androidi perfette costruite utilizzando la traccia neurale del compianto comandante.
In questa puntata, dopo che l’azione è finalmente decollata nell’episodio precedente, assistiamo al viaggio di Picard per portare in salvo Soji, che è stata attivata dal tentativo di Narek di eliminarla dopo averle carpito le informazioni necessarie a trovare il pianeta di origine degli androidi.
L’azione si snoda su tre campi: quello, appunto, di Picard e Soji, che si recano, grazie alla tecnologia borg del Cubo, sul pianeta Nepenthe, sfuggendo ai romulani che vogliono eliminare l’androide (che ancora non sa di esserlo).
Il secondo campo d’azione è quello di Elnor, rimasto sul Cubo con Hugh, ex borg riconvertito, che cercano di salvare tutti gli ex borg presenti dopo che i romulani ne hanno giustiziati alcuni, in seguito alla fuga di Picard e Soji.
Il terzo campo d’azione è l’astronave, in rotta d’intercettazione con Nepenthe per recuperare Picard.
Su tutti e tre i campi, l’azione è intensa, soprattutto su l’Artefatto e sulla nave, mentre sul pianeta il tipo d’intensità non viene dalle azioni concitate e dai colpi di scena, bensì dal ritrovare due amatissimi personaggi della serie: la consigliera umana-betazoide Deanna Troy, e il comandante William Riker, una storia d’amore, la loro, snodatasi lungo tutte le sette stagioni e culminata in matrimonio in uno dei film cinematografici.
Facciamo la conoscenza della loro figlia adolescente, Kestra, che lega subito con Soji e scopriamo un’amara verità sull’altro figlio, Thad, la cui fine è legata alla legge che ha abolito la vita sintetica.
Soji, sul pianeta scopre di essere un’androide, in maniera goffa, e trovo che qui gli sceneggiatori avrebbero potuto fare un lavoro migliore, approfondendo il turbamento e lo sgomento di scoprire all’improvviso di non essere umana e di avere dei ricordi impiantati. È fortemente scossa e disorientata e incline a non fidarsi di nessuno. Più che la consigliera betazoide Deanna, sarà la ragazzina Kestra a far breccia nelle sue difese.
L’addio tra Picard e i vecchi amici è commovente e mi ha fatto pensare che non vedremo più questi personaggi nuovamente insieme.
Col ricongiungimento con l’astronave, possiamo immaginare che l’azione si sposterà sul pianeta da cui provengono gli androidi, in una lotta contro il tempo per battere i romulani che vogliono distruggere ogni forma di vita artificiale.
Molto interessante a livello della trama e per capire meglio un personaggio che era apparso candido ma che ci aveva poi sconvolti con un voltafaccia oscuro, è un flashback che ci lascia dare un’occhiata nel futuro e ci fa capire le motivazioni di quel personaggio, visione che mi ha fatto mettere in dubbio che la missione di Picard sia la più giusta.
Attendiamo il prossimo episodio, con l’ansia di scoprire se quel futuro fugacemente mostrato sia ineluttabile. Da vecchia trekker, spero che gli sceneggiatori ci facciano respirare a pieni polmoni l’atmosfera rassicurante, umana e familiare a cui siamo stati abituati con The Next Generation.
Lunga vita e prosperità!