
Progetto grafico a cura di Teresa
Scrivo questa recensione appena finito di vedere la prima puntata della nuova serie che fa parte di un universo nato nel 1964, negli Stati Uniti, dall’idea di Gene Roddenberry, per l’emittente NBC.
Roddenberry si ispirò al genere western che andava molto in voga in quegli anni, trasportandolo nel futuro dei viaggi spaziali, l’esplorazione di nuovi mondi, l’incontro con nuove razze aliene.
Per chi non conosce questo variegato mondo e per chi lo conosce poco, rimando alla lettura del mio articolo “Introduzione all’Universo Star Trek”, pubblicato sul sito lo scorso anno, la serie è lunga, ricca e variegata e non la si può condensare in poche righe.
Per collegarci direttamente a Star Trek Picard, ricorderò che il titolo proviene dal nome proprio Jean-Luc Picard, capitano della nave spaziale Enterprise nella serie The Next Generation, venuta dopo la serie classica.
Abbiamo visto Picard per sette stagioni di The Next Generation, qualche comparsata in puntate delle altre serie e quattro film cinematografici.
Star Trek: The Next Generation (1987-1994), era ambientata settantotto anni dopo la serie originale, con un nuovo equipaggio e una nuova astronave. I viaggi della nave stellare Enterprise, mantenevano la dimensione avventurosa, in un universo in cui nel frattempo si era raggiunta la pace coi nemici storici klingon e i nuovi ostili erano i Romulani.
Questa nuova serie promette, già dalla prima puntata, di riportarci agli antichi fasti, al vero spirito di Star Trek che Discovery ha messo in cantina. Devo ammettere che mi ha davvero emozionata, mi ha commossa e mi ha coinvolta dal primo minuto all’ultimo, lasciandomi stupita e desiderosa della seconda puntata, soprattutto davanti all’ultima inquadratura, che non rivelerò per non rovinare la sorpresa.
Mi sento di affermare che Picard potrebbe essere seguito anche da coloro che non conoscono il vasto universo della saga, probabilmente lo godrebbero come un buon prodotto di fantascienza. Per me, trekker fin dalla tenera età, cresciuta a pane e vecchia serie, in possesso di tutti i cofanetti delle serie, di tutti i film e pure della serie a cartoni animati, ritrovare Patrick Stewart nel ruolo amatissimo di Picard, sullo schermo, e capire fin da subito che la storia è legata a tanti elementi del passato, è stata una grande soddisfazione, che mi ripaga della sottile delusione che ho provato con la scorsa serie Star Trek Discovery.
Con Picard si torna a casa ma sento che, al tempo stesso, lui ci porterà in una nuova, straordinaria avventura. Il presente di Picard lo pone anni dopo la distruzione del pianeta Romulus (narrato nel film Star Trek) e si riaggancia alla tragica morte dell’amico Data, un androide unico nel suo genere (avvenuta nel film Nemesis).
La prima scena si apre con Picard e Data che giocano a poker a bordo dell’Enterprise, qualcosa che farà venire il groppo in gola per la commozione a tutti i nostalgici. Ma la partita e la presenza di Data sono, purtroppo, solo un sogno. Picard si risveglia nel proprio letto, nella sua tenuta vinicola in Francia. Un uomo in pensione, non più un capitano della Flotta Stellare.
L’arrivo di Daji, una strana ragazza sfuggita a un agguato, innescherà il meccanismo che farà sì che Picard torni in azione.
A me, Jean-Luc Picard sembrava già vecchio ai tempi di The Next Generation, soprattutto paragonandolo al predecessore James T. Kirk; lo scorrere dell’età, per l’attore e per il personaggio, non sembra averlo cambiato più di tanto, è ancora in gamba, coraggioso, deciso a tornare a vivere. Il primo episodio ci fa capire quasi subito il motivo che spingerà l’anziano ex capitano a tornare in campo, qualcosa legato alla grande amicizia che lo ha sempre legato a Data e che in qualche modo lo connette a Daji.
Credo di poter affermare fin da questo primo episodio che, al contrario che in Star Trek, The Next Generation e Enterprise, la vera protagonista non sarà l’astronave, col suo equipaggio che muta ogni serie, ma il personaggio che, infatti, dà il nome a questa nuova avventura.
Non voglio fare spoiler, questo episodio va gustato ogni fotogramma, magari accompagnando la visione con una buona tazza di tè Earl Gray, da sempre il preferito di Picard.
Buona visione!