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Recensione Serie Tv – Gli Anelli del Potere 01*01 – 02

 

Bentornate, Fenici!

Oggi è arrivata in streaming la tanto attesa serie basata sulle appendici de Il Signore degli anelli e appunti, che si presenta come un prodotto mastodontico, poiché ideato in cinque stagioni con un costo elevatissimo. Tutti erano fortemente in hype, mentre il mio era sotto zero dopo il trailer, si sa, sono quella che va sempre controcorrente. Forse sarò troppo iper-critica a furia di vedere telefilm, ma quando mi toccano alcuni capisaldi, come Tolkien, potrei smettere di essere educata.

Mi sta bene parlare di cosa sia successo prima della trilogia di Jackson e de Lo Hobbit, ma alcune licenze poetiche se le potevano evitare. Non butto via nulla, ma certe cose mi hanno fatto storcere il naso.

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Il primo episodio si apre con la voce narrante di Galadriel, che parla di come il mondo fosse giovane e la luce ne fa da padrona. Lei, estraniata dagli altri bambini, mostra già di avere carattere e solo il fratello la comprende (non so se sono io quella strana, ma vedere gli elfi in versione rapata…); questi, tuttavia, muore in guerra. Inizialmente gli elfi non avevano una parola che indicasse la morte (chi si ricorda di Legolas?), ed è “grazie” alla sua prematura dipartita che ne coniano una. L’elfa, dunque, si impegna a finire la missione del fratello. Morgoth distrusse gli alberi e la luce svanì, così da Valinor arrivarono nella Terra di Mezzo, una guerra che durò secoli.

Galadriel diventa cacciatrice di orchi e di Sauron (ebbene, sì, il buon vecchio Sauron in armatura, un palese fanservice dalla vecchia trilogia), e inizia a non sentir ragioni: l’unico scopo nella sua vita è essere una guerriera. Ok, so che è stata una guerriera, ma qui è enfatizzare troppo la cosa, portando all’eccesso il personaggio e rendendolo quasi un essere assetato di sangue e di vendetta; se non fosse stato per il richiamo dell’Alto Re, Gil Galad, lei avrebbe continuato.

episodio Questa puntata ha diverse linee parallele di narrazione, dagli elfi passiamo al Rhovanion, a est dell’Anduin, e troviamo i Pelopiedi, antenati degli Hobbit (li ho amati!).

A Linden, capitale degli Alti elfi, troviamo un giovane Elrond, araldo di Gil Galad; potrei aver tirato un cristone per l’attore, mentre quello scelto per il sovrano l’ho trovato azzeccato, trasuda tutta la sua essenza elfica. Elrond… magari da giovane è stato così, ma è molto lontano da Hugo Weaving.

Il male non dorme, Elrond, è in attesa” (tratto dalla serie)

Questa frase, detta da Galadriel, mi è piaciuta molto, forse è l’unica cosa decente sentita dire dal suo personaggio. Lei e Elrond sono amici e, per chi non lo sapesse, poi diventano parenti, dato che lui sposerà la figlia di lei. L’Alto Re concede ai guerrieri e a lei di tornare a Valinor.

Nelle terre del Sud vivono gli 2uomini e qui conosciamo Arondir, l’elfo silvano (che era stato criticato anche da me); devo dire che la sua vicenda non mi è dispiaciuta, è marginale, alla fine, ma ci sono cose ben peggiori. La storia d’amore che vive con Broni, la guaritrice, è accennata, ma si capisce che si strugge per la donna; gli autori hanno voluto dare un’impronta romantica, seguendo Arwen e Aragorn, ma siamo ben lontani.

Dagli elfi conosciamo Celebrimbor, il fabbro che ha creato gioielli favolosi e che farà anche gli anelli. Durante la traversata verso Valinor, Galadriel si ribella, ancora incaponita con il fatto che il male arriverà. “Se mi tolgono la mia spada, cosa mi resterà?” Ma porca miseria! Cosa ti resterà? Ecco cosa non sopporto: il voler fare, a tutti i costi, una donna forte, che deve spaccare culi a destra e a manca. Ma, per la miseria, ascolta Elrond, no?

Alla fine di questo episodio, una cometa arriva e al suo interno c’è un uomo.

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L’uomo del mistero è atterrato dai Pelopiedi e io penso che sia uno degli Istari, uno degli Stregoni (molti ipotizzano sia un giovane Gandalf).

Ci spostiamo a Eregion, reame dei fabbri elfici. Qui Elrond viene messo a conoscenza dei progetti di Lord Celebrimbor, che vuole costruire una fornace e, per farlo, ha bisogno di aiuto. L’elfo, così, si rivolge al suo vecchio amico, Durin, a Khazad Dum, il regno dei nani. Dopo una sfida, riesce a parlargli nella speranza di avere il suo supporto. Incontra anche Disa, la moglie di Durin, un personaggio di contorno che ho trovato davvero divertente.

Il male ha preso a strisciare sulla Terra di mezzo, e gli orchi assaltano gli uomini. Nel frattempo i naufraghi, Galadriel e l’uomo che l’ha soccorsa, vengono trovati da un’altra nave.

Considerazioni

Come posso essere educata senza tirare fuori cristoni?

Tutti in hype over 9000 per questa serie, ho letto “epico”, “maestoso”, “poetico”.

Poi ci sono io che storco il naso e, badate bene, non lo sto paragonando alla trilogia di Jackson, perché lì siamo su altri livelli, e anche se si è preso delle libertà è totalmente diverso.

L’attrice che interpreta Galadriel non mi dispiace, quello che mi fa dir di no è come sia stata scritta. A un certo punto avrei voluto prenderla a schiaffi: stai cercando vendetta, dici a tutti che “il male aspetta e non dorme”, vuoi convincere gli altri e anche te stessa, e qui e lì… seriamente, è stata eccessiva.

Gil Galad è maestoso, come deve essere un elfo. Elrond per ora è no; magari da giovane era simpatico e scherzoso, ma, non lo so, non mi convince. A che pro snaturare gli elfi?

Arondir è stato tanto bistrattato, ma devo dire che non è malaccio; i Pelopiedi sono il mio alter ego della Terra di mezzo.

La parte tecnica non la metto sotto esame, perché ti fa dire WOW! Trucco, parrucco, scenografie, fotografia, effetti speciali, capisco dove i soldi siano andati! Gli orchi sono creati in CGI, ma siamo ritornati alle protesi come un tempo.

Non mi sento né di bocciarla, né di promuoverla. Non mi ha entusiasmata, ma nemmeno fatto gridare al capolavoro.

Per ora è un MEH, vedremo il resto.

Alla prossima. Un saluto dalla vostra Mal.

 

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Francesca

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