Home » Senza categoria » Recensione Serie Tv – Chicaco Pd – 09×05

Recensione Serie Tv – Chicaco Pd – 09×05

Progetto Grafico di Francesca Poggi

 “Burnside”

 

 

Protagonista indiscusso della puntata di oggi è Kevin Atwater: l’unico nero del gruppo di Hawk. Non so se lo avevate notato, ma Kev è l’unico poliziotto di colore della squadra. Tutti gli altri sono super-bianchi, alcuni anche pucciosi con le lentiggini come il nostro Jay.

Ma cosa vuol dire essere un poliziotto nero a Chicago, città con un altissimo numero di crimini, l’80% dei quali commessi da persone di colore? Oggi lo scopriremo, fra luci e ombre.

Kev è il primo ad accorrere sul luogo di una sparatoria dove ci sono almeno 4 vittime, tra cui un ex galeotto, diventato super religioso, che sembra essere il probabile obiettivo.

Le telecamere mostrano un SUV da cui vengono sparati diversi colpi con una mitraglietta. Le foto del ragazzo alla guida portano i nostri poliziotti fino alla soglia di casa di una donna, Celeste Nichols, che gestisce, come volontaria, un centro di arte per aiutare il recupero dalla strada dei ragazzi, prevalentemente neri.

Atwater la conosce abbastanza bene, in quanto ha passato con lei una torrida notte di sesso. Peccato che non le abbia detto che di mestiere lui è poliziotto!

 

 

Alla donna vengono mostrate le foto tratte dalle riprese, e lei afferma di non riconoscere nessuno. Hawk pensa che in realtà  non sia così, ma non è possibile metterla alle strette.

Kevin si offre di infiltrarsi nella rete di conoscenze della ragazza per scoprire la verità. Il caso vuole, però, che sia presente proprio quando Celeste incontra uno dei suoi ragazzi, il quale ammette di essere stato alla guida del SUV nel momento dell’agguato. Dichiara che l’omicidio è stato organizzato da un capo gang, Moe Hubbard, che si è guardato bene dallo sporcarsi direttamente le mani e ha fornito armi e auto ai ragazzi, minacciandoli di morte.

Hawk si confronta direttamente con Hubbard, ma l’uomo non si fa intimidire: sa benissimo che nessuno ha uno straccio di prova contro di lui, e le immagini delle telecamere del suo studio di registrazione lo mostrano alla consolle durante l’agguato. Nonostante si sospetti che abbia fatto uccidere la vittima per vendicare uno screzio tra di loro, la squadra si deve rassegnare e ritirarsi.

Atwater è sconvolto dalla facilità con cui questi ragazzi uccidono; sente la disperazione che li porta a fare scelte terribili, incapaci di vedere un futuro. Anche il poveretto che ha dichiarato la sua colpevolezza, sempre aiutato segretamente da Kev, viene ucciso, addirittura sotto i suoi occhi, mentre lo stanno accompagnando al carcere. L’autore di questo nuovo omicidio è un amico della vittima, Kev è stremato e solo nella sua battaglia.

 

Come dice Hawk, parlando con Atwater: “Questo lavoro ti fa soffrire in modo diverso da quanto soffro io”.

Prima di morire, però, il ragazzo aveva confessato di aver nascosto l’arma con cui aveva compiuto la strage invece di sbarazzarsene, come gli era stato chiesto di fare. Tutta la squadra si mette alla ricerca e la pistola viene ritrovata nel laboratorio di arte.

Per una volta una botta di fortuna, perché sulle pallottole viene recuperata un’impronta parziale dell’uomo che ha provveduto a rifornire il caricatore: Moe Hubbard, che finalmente può essere incriminato e arrestato come mandante dell’omicidio.

 

 

Kevin si precipita a casa di Celeste per dirle la verità sul proprio conto, ma la donna gli impedisce di parlare, così lui tace.

Questa puntata ci ha raccontato molto di un’America che noi conosciamo poco. Nonostante il sempre maggiore successo, anche all’estero, del movimento Black Lives Matters, è difficile, per me almeno, comprendere la spaccatura che divide un’intera popolazione. Bianchi e neri. Padroni e schiavi. Cittadini di serie A e di serie B.

Quando potranno mai sanare questa divisione?

Alla prossima

 

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]

Francesca

Lascia un Commento