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Recensione: “Per sempre un marine” di Cat Grant

 

♦ Traduzione a cura di Karin Arreghini

Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦

trama-rfs-azzurroCongedato dal servizio militare sotto Don’t Ask Don’t Tell (Non chiedere, non dire), l’ex maggiore della marina Cole Hammond sta cercando di reinventare se stesso, ma vent’anni nei marines – e una sindrome da stress post traumatico quasi invalidante – rendono difficile la reintegrazione nella vita da civile. Se si aggiungono scarsi voti alla facoltà di legge e il rifiuto del padre, un ex-marine omofobo, Cole è quasi al limite.
O almeno è così finché non incontra Marc Sullivan, di giorno cameriere, di notte scrittore di romanzi d’amore. Marc ha sempre avuto un debole per gli uomini in uniforme, e quando Cole entra nella tavola calda in un piovoso pomeriggio, il suo sorriso dolce e sexy e l’accento della Carolina attraggono Marc come un magnete. Ma Marc con i bei marines ci è già passato e ne è sempre uscito con il cuore spezzato.
Con l’aiuto di Marc, Cole inizia la terapia per la sua sindrome da stress post traumatico e una vita felice insieme non sembra più così impossibile. Ma se non riescono a sconfiggere le proprie paure – quella di dichiararsi di Cole, quella d’abbandono di Marc – l’amore potrebbe non bastare per salvarli.

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Ci sono delle volte in cui si comincia la lettura di un romanzo con mille aspettative, e con l’idea di trovarsi tra le mani qualcosa che poi a conti fatti si rivela tutt’altro, non una cosa brutta o peggiore, solo una cosa diversa.
Questo è ciò che mi è capitato quando ho iniziato la lettura di Per sempre un marine. Gli accenni al DADT e alla sindrome da stress post traumatico mi hanno fatto pensare ad un certo tipo di storia, più cupa e dolorosa di quanto a conti fatti si sia rivelata questa.
Comunque, anche se non ho trovato tutta l’inquietudine che mi aspettavo, ho potuto gustare una storia romantica e delicata, con protagonista un uomo come ormai non ne fanno più, gentile, dolce e premuroso.

«Te l’ho detto, abbiamo solo parlato.» «Davvero? Allora perché ti avrebbe portato il classico regalo da “È stata una bella scopata? » La fulminai con lo sguardo. «È un gentiluomo, Ter. Mi ha accompagnato alla porta e tutto il resto.» «Wow. Non immaginavo ne facessero ancora con quello stampo.» Spalancò la bocca. «Oh mio Dio! Ti sta corteggiando in vecchio stile! Fortunato te!»

Sto parlando di Cole, naturalmente, che ho amato sin da subito per il suo essere così forte e fragile al contempo, e la sua determinazione a rialzarsi dopo i colpi che la vita gli ha inferto.

Cole guardò fuori dal finestrino per alcuni silenziosi minuti, osservando le auto passare oltre velocemente. «Sai, penso di aver capito adesso. Ho sempre guardato la mia vita nel modo sbagliato. Il bicchiere mezzo vuoto, quando dovrebbe essere mezzo pieno. Mi sta andando tutto bene, ma ero troppo cocciuto per rendermene conto. Quell’uomo non mi ha rovinato la vita. È stata la mia scelta di raccontare di me al mio ufficiale comandate, e sono contento di averlo fatto. Altrimenti non sarei finito a Berkeley. Non avrei incontrato te. E non avrei appena avuto il migliore Natale da quando avevo dieci anni.»

Non sono riuscita ad amare fino in fondo Marc, a volte mi è parso eccessivamente petulante e critico. Diciamo che forse la scelta dell’autrice di differenziare le vicende dei protagonisti con l’uso di due visioni diverse non ha contribuito a rendermelo più accattivante: prima persona per Marc, terza per Cole. Indubbiamente la prima persona crea una visione più intima del personaggio, una finestra aperta direttamente sui suoi pensieri più reconditi che ovviamente divengono spesso ripetitivi e ridondanti, in contrasto con la terza che può lasciare più spazio all’immaginazione del lettore.

Ma di cosa parla quindi questo romanzo?

Parla indubbiamente d’amore, quell’amore che nasce titubante tra le pieghe della vita di tutti i giorni, nascosto negli ansiti della passione, e cresce a nostra insaputa, e spesso senza che lo vogliamo, forte e rigoglioso, così forte da resistere ai nostri stessi tentativi di estirparlo.

Il mio cuore si sciolse al sorriso sul viso di Cole. Plin plin plin. «Cos’altro posso dire? Sono innamorato di te, grosso marine idiota, macho, svitato e maniaco del controllo.» Le parole uscirono dalla mia bocca prima che potessi pensarle, ma quando il sorriso di Cole cambiò diventando addirittura estatico, sapevo di non aver sbagliato. «Anch’io ti amo, Marc. O meglio, devo farlo, sei l’unico che abbia mai incontrato fuori dalla Marina che riesca a tenermi in riga.» Sorrisi di rimando: «Finché siamo d’accordo che sono il tuo superiore, va tutto bene.»

Ma partiamo dall’inizio…

Marc è un ex professore di letteratura che di giorno si guadagna da vivere come cameriere, mentre di notte si dedica alla stesura di romanzi d’amore gay. Ha da sempre una passione per i bei marines in uniforme, passione che purtroppo lo ha più volte spinto verso relazioni deludenti e senza sbocco, che lo hanno lasciato con una latente paura dell’abbandono.

«È l’inconveniente di amare un uomo in uniforme. Alla fine andate via tutti

Ed è proprio un bel marine quello che una sera piovosa d’autunno entra nella tavola calda in cui lavora, catturando il suo interesse.

Nell’attimo in cui è entrato nella tavola calda ho quasi fatto cadere la pila di piatti che avevo in mano. Almeno un metro e novanta, con lunghissime gambe rivestite di jeans slavati e quasi bianchi sulle cosce scolpite. Bagnato fradicio per il gelido acquazzone di novembre, aprì la cerniera della giacca impermeabile e si tolse il cappuccio. Oh, Dio. Labbra seducenti, mento ben delineato, zigomi che avrebbero potuto tagliare una bistecca al sangue. I capelli biondi da dio nordico e il taglio cortissimo alla militare in un istante resero i miei jeans più stretti.

Cole non è però un marine come gli altri che Marc ha conosciuto, perché ha avuto la forza di confessare la propria omosessualità ai superiori e per questo è stato congedato dopo anni di onorevole carriera. (siamo nel 2009, quando il DADT non era stato ancora abolito )

«Nell’istante in cui ho visto la sua faccia, sapevo che avrebbe fatto rapporto al nostro ufficiale comandante. Quando sono stato chiamato nel suo ufficio, qualche giorno dopo, avevo la storiella bella e pronta, ma poi ho aperto la bocca e le parole non mi sono uscite. Semplicemente non potevo farlo. Non riuscivo a sopportare di sentirmi così colpevole pur non avendo fatto niente di sbagliato. Non digerivo le continue bugie che avevo detto a tutti, per non parlare di me stesso. Era arrivato il momento di voltare pagina. Non avevo altra scelta che dire la verità.»

Inizia quindi tra i due una sorta di danza fatta di slanci e pentimenti, passione e ritrosia che li porterà a conoscersi sempre meglio e ad intrecciare una relazione fragile, che riuscirà a sopravvivere ai problemi psicologici di Cole (crisi di panico da stress post traumatico )

Balzò seduto e si voltò dandomi le spalle. «Non ho bisogno di parlare con nessuno. Ho solo bisogno che mi riempiano con quel cazzo di Xanax.» Proprio quando iniziavo a pensare che non fosse il tipico marine, eccolo che si comportava da macho ostinato come tutti gli altri. «Cole, non c’è da scherzare con una sindrome da stress post traumatico. Dovresti parlarne con un professionista.» «Con chi posso parlare della merda che ho visto? Nessuno psicologo civile potrebbe mai capire. Ho tenuto fra le braccia il mio migliore amico mentre moriva e le viscere gli uscivano da tutte le parti. E all’udienza per il congedo l’hanno fatto sembrare… come se fossimo…» Si strinse le ginocchia al petto. «Era mio amico, non il mio amante. Eravamo come fratelli. Quando si è sposato gli ho fatto da testimone. Sapeva di me e aveva mantenuto il segreto. Ho cercato di salvarlo, di tenerlo in vita finché non ci raggiungevano i medici, ma non ho… non sono riuscito…» Un minuto prima ero incazzato con lui, ma in quel momento volevo solo abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Anche se non riuscivo a immaginare come.

ma forse non sarà abbastanza forte da resistere alle insicurezze di Marc.

«Perché non smetti di girarci attorno? Pensi che io sia stupido? Pensi che non abbia capito perché mi tieni a distanza da quando sono venuto a vivere con te? Sei così convinto che ti lascerò, che quasi mi spingi a farlo. Benissimo.» Un altro respiro. «Non sarebbe giusto chiederti di aspettare per non si sa quanto, quindi non lo farò. Dimenticami e vai pure avanti con la tua vita.»

Alla fine la vita li metterà di fronte ad alcune scelte importanti e i due saranno obbligati a decidere cosa veramente conta e cosa no.

In conclusione, un buon libro in grado di regalarci qualche ora di rilassante romanticismo.

Fiamme-Sensualità-hot NUOVE

 

Recensione a cura di ChibiTora

 

Editing a cura di MagaMagò

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