“Safe Enough” è il terzo episodio di New Amsterdam di cui ci parla come di consueto Wicked Wolf. Qualora lo vogliate, potrete trovare qui il riepilogo della puntata precedente. Enjoy!

progetto grafico di Francesca Poggi
New Amsterdam ha scelto: la pandemia c’è e se ne deve discutere apertamente.
Abbiamo visto i momenti peggiori, poi la “nuova normalità” e ora parliamo del presente, di quello che c’è ma non si vede, delle precauzioni, delle paure e delle speranze.
Le persone si tengono lontane dagli ospedali e per questo gli interventi non urgenti sono fermi, causando al New Amsterdam una considerevole perdita economica; il consiglio decide quindi di usare Max per fare una sorta di pubblicità progresso in cui dice quanto sia ormai sicuro l’ambiente ospedaliero. Lui ci prova, ma fallisce miseramente perché non riesce a mentire: il pericolo c’è ancora e sì, chi può dovrebbe stare alla larga dalle strutture sanitarie.
Floyd sta lasciando New York per tornare a San Francisco da Eve, quando sua madre ha un piccolo incidente in casa. Preoccupato, si trattiene in città e una volta avuto il quadro clinico della donna decide di portarla con sé, ma non ha fatto i conti con lei e con le sorelle, che si oppongono fermamente al trasferimento mandando in crisi il fratello.
Eve, vedendo il compagno così in difficoltà fa la scelta (per lei) più dolorosa: gli dice “stai qua che sei più felice” e se ne va con lui che la osserva sollevato dal proiettile che ha appena evitato. Insomma, a Floyd non interessa minimamente di essere stato mollato, esattamente come a noi.
Ciaone Eve!
Argomento caldo e attualissimo: la DAD.
Iggy ha in cura una ragazzina immunodepressa, che a causa del Covid è prigioniera in casa da un anno e sta iniziando a manifestare comportamenti autolesionistici. Max ha vietato categoricamente la psicoterapia in presenza, quindi anche le sedute coi suoi pazienti si svolgono in videocall, isolando ancora di più persone che avrebbero molto bisogno di un incontro faccia a faccia col loro medico.
Fortunatamente Iggy riesce a bypassare il problema organizzando un incontro tra adolescenti immunodepressi all’aperto, in sicurezza, e poco lontano tra i loro genitori, anche loro bisognosi di un confronto. Peccato però che il dottor Froome si fermi poco prima di trovare il coraggio di partecipare a una riunione per persone con disturbi alimentari.
Hellen è la persona che soffre di più in questo episodio, poiché scopre che una delle sue pazienti ha saltato la chemio per paura di contrarre il Covid e ora è terminale, con pochi giorni di vita davanti a sé. Per questo litiga con Max sulla questione degli interventi non necessari arrivando a sfogarsi per errore davanti alle telecamere della troupe ingaggiata per girare la pubblicità progresso, e il video del suo crollo diventa virale.
Dora: Le persone hanno bisogno di rassicurazioni.
Helen: Davvero? Perché le persone che conosco vogliono smettere di sentirsi spaventate e vogliono rimanere in vita, e non posso rassicurarle di questo, nessuno può perché il mondo non è al sicuro. Quindi non puoi aspettarti che io stia lì e dica che sono fiduciosa e non c’è nulla di cui aver paura, quando tutti dovrebbero avere paura!
Max: Allora cosa facciamo?
Helen: Possiamo dire alla gente la verità, che forse non riusciremo mai a farla franca con questo virus, quindi dobbiamo trovare un modo per conviverci perché, anche se vaccinassimo ogni singolo americano, ci sarà un altro virus dietro l’angolo, e un altro dopo di lui, e non possiamo smettere di vivere! Non possiamo barricarci dentro noi stessi, perché così facendo rinunciamo a cose che non potremmo mai più riavere.
Hellen è quella che manifesta più di tutti il peso che la pandemia e i suoi strascichi hanno non solo sui cittadini, ma soprattutto sul personale sanitario, inoltre anche Iggy, con l’acuirsi dei suoi disturbi alimentari e Max, con la paura di far tornare a casa Luna, sono l’emblema di questo periodo storico, così assurdamente complesso. Tutto sembra normale, ma non lo è; sembra sia passata, usciamo, andiamo a lavorare e (si spera) a scuola, ma il rischio rimane e con esso la paura, l’insicurezza.
Forse questa settimana non ho pianto, forse non sono rimasta col magone per tutto l’episodio, ma ancora, per la milionesima volta, New Amsterdam colpisce e affonda lo spettatore con la sua trasparente sincerità.
E mettetevi la mascherina.