Ricomincia New Amsterdam con l’attesa terza stagione. Wicked Wolf la guarderà per noi. Qui la recensione dell’ultimo episodio della seconda stagione.

Progetto grafico di Francesca Poggi
Da cosa comincio, Fenici?
Potrei premettere quanto adori questa serie, oppure ricordarvi che ogni singolo episodio delle due stagioni precedenti mi ha lasciata con una disfunzione cardiaca, ma non basterebbe, perché in questa première si vola altissimo.
Un montaggio iniziale che ti scatafascia i dotti lacrimali e una chiusura così bastarda che mi ha schiarito i capelli di sette tonalità: questo, signori miei, è quello stronzo di New Amsterdam.
Prima di iniziare però, un piccolo appunto tecnico: non vedremo il penultimo episodio della scorsa stagione, quello inedito che non è stato rilasciato per l’involontaria e drammaticamente puntuale similitudine con la reale pandemia. Era l’episodio introduttivo per il dottor Cassian Shin.
Un montaggio di pochi minuti ci riporta al New Amsterdam della pandemia. Sono immagini potenti accompagnate da una musica delicata che rende il tutto ancora più d’impatto: i volti segnati dalla stanchezza, lo sguardo di chi sta facendo l’impossibile e i pazienti, i sopravvissuti. I morti.
Vijay è uno di loro, a inizio episodio lo vediamo intubato, isolato e possiamo solo sperare che non vada a finire male per quella persona bellissima, straordinaria.
Concluso il periodo di caos ritroviamo l’ospedale acciaccato, ma a pieno regime: ogni medico torna ai consueti incarichi e proprio quando Max convoca i primari per discutere di questo ingombrante “dopo”, un aereo precipita nell’Hudson.
Il punto focale della trama è il pilota, bipolare in cura, che non riesce a ricordare alcunché mentre la polizia degli aerei (scusate, la sigla proprio non me la ricordo) lo cerca dando il tormento a Max; l’uomo si trova con Iggy e i due medici fanno di tutto per nasconderlo alle autorità fino a quando non viene ritrovata la scatola nera del velivolo.
A quel punto sono costretti a consegnarlo, ma una loro intuizione lo scagiona attribuendo la colpa del disastro a un malfunzionamento meccanico.
Ce ne fregava qualcosa? No.
Max non vede Luna da una vita, costretto a lasciarla dai nonni per la sua stessa sicurezza, e Lauren, dopo l’overdose di azione della pandemia, fatica a riprendere i ritmi (e le limitazioni operative) della sua vecchia posizione in pronto soccorso e trova supporto nella saggezza di Casey. Hellen e Cassian, il nuovo chirurgo, sembrano avere un flirt in divenire ma l’oncologa è bloccata da qualcosa; Iggy poi è stato costretto a dormire in ospedale, nel suo studio, per proteggere marito e figli.
Grande assente è il tenero dottor Kapoor, in isolamento. Max smuove mari e monti per ottenere il farmaco necessario a toglierlo dal respiratore, ma quando finalmente, a fine episodio, Vijay viene liberato dal macchinario, scopriamo che il suo cuore ha subìto seri danni, che anche un chirurgo di altissimo livello potrebbe solo sperare di riparare.
È d’obbligo una telefonata a Floyd Reynolds, che risponde esattamente come ha imparato a fare negli ultimi due anni: come posso aiutare?
C’è troppa umanità in questo primo episodio, un’umanità imperfetta, cruda e dolorosamente reale. Hellen ha paura del ritorno alla normalità, dell’idea di andare a cena fuori con Cassian, rifugge il minimo contatto fisico ed è atterrita dall’intimità: cosa c’è di più reale di questo? Dopo mesi a combattere questo virus orrendo, settimane in cui si è presa ogni sorta di precauzione, come si fa a toccare di nuovo qualcuno senza “protezioni”?
E Bloom… sappiamo dalla prima stagione che lei è adrenalina pura e lo stress da troppa calma che sta provando ora è più che giustificato, anche se moralmente opinabile vista la mattanza fatta dal covid negli Stati Uniti.
Casey: cosa ti sta succedendo oggi?
Lauren: mi manca.
Casey: ti manca cosa?
Lauren: mi manca la pandemia. Voglio dire il peggio. Sai che mi sento una sociopatica solo a dirlo, ma quando siamo stati colpiti più duramente, quando l’ED era al di sopra delle capacità, mi sono sentita come se avessi passato tutta la mia vita ad allenarmi per un momento che finalmente è arrivato. Ho aiutato le persone. Li ho salvati. E anche quando non potevo salvarli, stavo facendo esattamente quello che dovevo fare. Le mani dei pazienti nelle mie mentre morivano, cantavo loro canzoni, e ora, cosa? Dovrei farli passare come se non mi importassero? Sono importanti.
Casey: non l’ho mai detto a nessuno, ma quando il mio dislocamento è finito, mi è mancato, sai? Mi mancava sapere cosa dovevo fare e farlo. Mi sono perso il combattimento. Eri in guerra, Lauren. Va bene perdere il combattimento. Oh, e uh, a proposito? Non hai smesso di salvare le persone. I dottori, le infermiere, io. Hai salvato anche noi. Ci stai ancora salvando.
Max è quello più arrabbiato di tutti:
Voglio che tutti sappiano che mi impegno a riparare le crepe qui intorno, ok? Il sistema ci ha abbandonato quando ne avevamo più bisogno, e mi impegno a riparare il sistema che ci ha lasciato sovraccarichi e non protetti. Il sistema che ha lasciato indietro i nostri pazienti più vulnerabili e, si spera, New Amsterdam può finalmente tornare a…
No, non è un refuso, l’aereo è caduto mentre parlava e si è dovuto interrompere, ma poi riprende il concetto a fine episodio.
Un episodio mediocre, per inciso, che viene elevato però da pochi minuti maledettamente eccellenti: è possibile?
Con New Amsterdam, tutto lo è.