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Recensione: “Nascosti dal mondo” di J.W. Kilhey

 

Franklin D. Roosevelt ha detto: “Nessun uomo e nessuna forza possono abolire la memoria.”

John Oakes e Kurt Fournier sono la prova vivente della verità dietro quelle parole. Sin dai tempi degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, John e Kurt hanno arrancato per portare avanti le loro esistenze, sanguinando da ferite che non sono mai guarite. Ora si ritrovano nel 1950: la guerra può essere finita, ma la battaglia per trovare la pace è appena iniziata.

John, dottorando alla UC Berkeley e veterano, fluttua attraverso la vita del dopoguerra fino a quando coglie il misterioso Kurt a suonare di nascosto un pianoforte all’università. John pensa di poter trovare un po’ di conforto in compagnia di Kurt, ma non sa come creare una connessione con quell’uomo che vive una vita di prudente solitudine.

Senso di colpa e rammarico minacciano di invalidare le loro speranze di avere una vita normale. Nessun uomo è un’isola, quindi John e Kurt devono mettere a rischio il loro cuore per trovare la felicità. Sfortunatamente, i ricordi e le paure possono paralizzare anche la persona più forte.

 

Togli il cappello, metti il cappello…

Questa non è una recensione, è una mia necessità.

Un mio bisogno di scrivere quattro righe su questo libro che merita un posto tra i classici, tra gli storici, tra i libri che fanno leggere a scuola.

Ho finito questo romanzo più di una settimana fa, e ancora adesso non riesco a esprimere bene quello che ho provato durante la lettura, quello che proverò a vita.

Si a vita, perché questo libro mi ha lasciato un segno indelebile nell’anima. Un dolore, una consapevolezza e una voglia di cambiare il mondo che mi accompagnerà per sempre.

Nascosti dal mondo” è struggente e delicato assieme, un connubio che lacera. O almeno ha lacerato me. Leggi questa storia e sai che è vero. Che è successo. Certo, magari non esattamente così, ma è successo. E probabilmente anche peggio.

Oh… avrei voluto tanto, ma proprio tanto, piangere per alleviare almeno un po’ tutta la sofferenza che avevo dentro; ma dolore, rabbia, paura e tristezza erano talmente “troppo” che non ci sono riuscita, se non quando l’ho finito. Solo allora le lacrime hanno iniziato a scorrere, e ho pianto per John, per Kurt, per Peter, e per tutti gli “altri” – me compresa. Ho pianto per ieri, per oggi e per domani, perché il mondo è cambiato, ma non abbastanza. Non ancora.

Felice di averlo letto? Molto. Devastata per averlo fatto? Tantissimo.

A chi lo consiglio? A tutti, ma non con leggerezza. Non me la sento di dire: “Si! Leggilo, vai!” No, non posso farlo. Vorrei poter dire “Leggilo quando sarai pronto”, ma nemmeno questo sarebbe giusto. Perché non si può essere pronti a vedere quanto bestia può essere l’uomo.

Chi vorrei lo leggesse? Tutti coloro che hanno un atteggiamento superficiale nei confronti dell’omosessualità. Quelli che dicono “non mi riguarda”, quelli che sono indifferenti, quelli che forse, se aprissero un po’ i loro cuori e le loro menti, potrebbero capire e cambiare.

Grazie alla Triskell Edizioni che l’ha portato in Italia, grazie a Barbara Cinelli che l’ha tradotto (non deve esser stato facile), e grazie a J.W. Kilhey per avermi fatto conoscere questa storia, questa verità.

L’odio e l’intolleranza non sono opinioni *Raffaella.P*

Recensione:  Raffaella

editing: Tayla

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