Sara e Ginko non potrebbero essere più diversi: lei, figlia di ricchi borghesi, giovane, carina, educata, con un futuro assicurato, lui tatuatore, musicista heavy metal, figlio di nessuno, indipendente e dal forte carattere. Niente li accomuna, niente li lega. Eppure dal loro incontro nasce improvvisa e fortissima un’attrazione irresistibile, perché Sara è una slave, una sottomessa, e Ginko un master, il dominatore che prenderà subito in mano le redini della sua vita e darà loro il deciso strattone che Sara attende da sempre. Per lui la brava bambina rivolterà la sua esistenza, seguendo i propri impulsi e la propria natura, legata a un guinzaglio invisibile, fatto d’amore e di erotismo travolgente, che la porteranno a esplorare territori sempre più lontani, sempre più pericolosi, fino a conoscere i propri limiti, quelli oltre i quali il suo guinzaglio non può tendersi. Perché un guinzaglio ha due estremità, e chi lo tiene in pugno non è meno prigioniero di chi ne viene guidato. Ginko non è meno succube della sua slave di quanto lei lo sia di lui, in un rapporto di simbiosi nel quale ciascuno dei due ha bisogno dell’altro, per realizzare la propria natura segreta e reale.
Mi piace il genere e anche tanto, e vi dico da subito il perché; mi fa pensare, riflettere e anche combattere con me stessa, con i miei valori, con la mia parte razionale di donna che non crede a un rapporto di sottomissione, tanto meno nella ricerca continua del dolore, ma io sono io, e in questo sono l’esatto opposto di Sara la protagonista. Per affrontare una lettura del genere bisogna avere la mente aperta e la predisposizione ad accertare comportamenti non convenzionali senza giudicare i personaggi e le loro scelte.
“Venivo da un mondo dove chi ti dice ti amo ti chiede qualcosa, fa una precisa richiesta che non si può ignorare, bisogna rispondere, in qualunque modo, ma si deve rispondere. Per pietà, magari… anche quella, mi sarebbe andata bene, qualsiasi cosa mi sarebbe andato bene, purché lui reagisse, purché mi facesse capire che gli si era mosso qualcosa dentro, che i miei sentimenti l’avevano toccato. Lui era molto più che il mio master, era il mio dio, baciavo letteralmente il terreno dove camminava, ma quel dio così sordo alle preghiere, così intenzionato a prendersi tutto di me, sempre e solo prendere, mi feriva.”
Lui: bello al di là di ogni immaginazioni, ricco e con un passato oscuro ohps! No, nulla di tutto questo. Aurora D’Evals ci sorprende quando si allontana dagli stereotipi del BDSM a cui ci siamo abituati. Ginko è un normalissimo ragazzo sulla trentina, tatuatore “rockstar”, indipendente, tutto tranne che il ragazzo ideale agli occhi degli altri. Lei è bella, ben educata, accondiscendente, un futuro assicurato. Tra lui e Sara c’è subito intesa, ed è chiara la natura del loro legame; va oltre il piano fisico e convenzionale, e possiamo usare questa parola tra dominatore/sottomesso. Non ci sono contratti, solo fiducia e amore. E ruoli sono ben definiti, lui cerca la totale sottomissione da parte di Sara, che lotta un po’ anche se è consapevole della sua natura di slave. Non mancano i colpi di scena, l’autrice colpisce il lettore sul versante psicologico, siamo insieme a Sara nella sua discesa agli inferi e sollevati nel “vedere” il futuro, grazie a piccole anticipazione concesse, ma che non rovinano il proseguire della lettura. Un romance insolito e ben scritto con personaggi ben caratterizzati psicologicamente. Una lettura scorrevole ma non facile, va affrontata senza pregiudizi.