La nostra Vic ha visto e commentato la serie Netflix Maniac. Leggiamo insieme cosa ne pensa e per iniziare eccovi il trailer qui.

Progetto grafico a cura di Francesca Poggi
Nell’applicazione di TvTime (per coloro che come me sono malati di serie tv), hanno fatto un sondaggio per chiedere che cosa ne pensassimo del primo episodio e la risposta più votata è stata: I’m confused, but I’m hang in there (SONO CONFUSO, MA TENGO DURO).
Devo dire che ancora oggi sono confusa, ma va bene così, perché comunque sono soddisfatta del finale.
I protagonisti sono: Owen (Jonah Hill), un ragazzo che soffre di schizofrenia e uscito da una clinica non perché realmente guarito, ma perché è un bravo attore ed Annie (Emma Stone), una ragazza dipendente da psicofarmaci.
Date le loro precarie e problematiche situazioni, entrambi i giovani decidono di prendere parte a un progetto di sperimentazione psico-farmaceutico, seguiti da James Mantleray e Azumi Fujita, i dottori che si occupano dell’esperimento.
È proprio in questo laboratorio che s’incontrano realmente per la prima volta; dico “realmente” perché il nostro protagonista, più di una volta l’aveva già vista in preda a una delle sue allucinazioni.
La serie è un continuo di trip mentali,di elementi assurdi e personaggi anomali:la cosa che trovo più geniale è stato il dotare un computer di sentimenti umani ed è questo che fa accadere il macello.
I nostri protagonisti vengono uniti indissolubilmente, almeno a livello cerebrale, proprio a causa di questo “instabile e non affidabile” cervello elettronico che i due dottori cercano di controllare con scarsi risultati, a volte.
Veniamo così introdotti in una varietà di scenari ed episodi, alcuni divertenti e altri tristi, in cui i due protagonisti interagiscono.
La domanda che ci si pone episodio dopo episodio è se queste varie identità che assumono, in ogni visione, siano espressione dell’inconscio, di ciò che vorrebbero essere, dei loro sogni, o della vita che vorrebbero avere. Emergono le loro parti più profonde e sconosciute.
Scopriamo così, per esempio, che la dipendenza di Annie è data dal fatto che assumere quei medicinali era ciò che le permetteva di rivivere gli ultimi attimi trascorsi con sua sorella indipendentemente da quanto questi fossero dolorosi. Capiamo lo status di David, sottostimato e in un certo senso succube della sua famiglia, abituata a nascondersi dietro la bugia dell’essere perfetta.
La cosa interessante è che ogni scenario contiene un elemento o un particolare, che può essere una parola o un modellino, che rimanda alla vita reale dei protagonisti e ad avvenimenti importanti della loro esistenza che li hanno portati alla loro attuale condizione.
Tutto ciò accade sotto la supervisione dei due dottori che, in più di un’occasione, ci regalano momenti simpatici, ma anche seri e in presenza di altri pazienti sottoposti alla stessa sperimentazione, soggetti per alcuni versi stravaganti o strani, cui si aggiunge la presenza di Sally Field nei panni di Greta Mantleray, mamma del dottore che ci fa ridere in diversi momenti e imbarazzare in altri.
Molto spesso la mia unica sensazione era la confusione, sommata a sensazioni contrastanti di fronte alle mille sfaccettature dell’essere umano, e principalmente del suo inconscio che, per evitare di soffrire, ci porta a volte in uno stato di apatia e costruisce per noi un altro mondo, dove, in un certo qual modo, le cose sono più semplici ed è qui che ci rifugiamo.
La serie è geniale a mio avviso, a volte ti confonde, PARECCHIO, ma chi ama i trip mentali, i viaggi nel viaggio, le storie all’interno della storia, guarderà con piacere la serie, che a volte può sembrare lenta, ma spesso ti lascerà senz’altro stupito o scioccato, dipende dai punti di vista!
Ho adorato il finale: tutti e due riescono a trovare la loro strada. Owen riesce a liberarsi della catena che lo lega alla sua famiglia ed Annie riesce a comprendere di cosa ha bisogno per riuscire ad andare avanti e a superare il suo dolore. I giovani trovano l’equilibrio di cui hanno bisogno, in qualcosa di fragile e contemporaneamente potente come l’amicizia.
È ciò che Annie e Owen diventano alla fine di questo lungo viaggio che hanno compiuto insieme, nella realtà e nel loro subconscio: amici.