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Recensione: L’ultimo treno per la libertà di Meg Waite Clayton

 

Titolo: L’ultimo treno per la libertà
Autrice: Meg Waite Clayton
Editore: HarperCollins Italia
Genere: Historical romance
Data di pubblicazione: 28 gennaio 2021

Anche nell’oscurità, la luce del coraggio splenderà sempre.

Il treno fischia all’avvicinarsi della stazione, il confine tra la Germania e l’Olanda è vicino. Truus Wijsmuller sa che non può permettersi nemmeno un errore. Manda i tre bambini che viaggiano con lei a lavarsi le mani e affronta, armata solo di un passaporto olandese e di un piccolo anello di bigiotteria, i controlli della guardia nazista. Questo non è il primo viaggio di Truus, eppure ogni volta è come la prima, il cuore in gola e il coraggio che la sostiene sapendo che la sua missione è più importante di tutto: salvare quanti più bambini ebrei possibile, farli salire sul treno che li porterà lontano dalle atrocità naziste. È il 1936 e l’Austria sta per essere annessa alla Germania. Gli altri paesi stanno chiudendo le loro frontiere, mentre una massa di persone disperate si accalca ai confini per fuggire.

Eppure, anche nell’oscurità, c’è una luce che continua a splendere, perché Truus Wijsmuller è determinata a salvare tutte le vite che può. E per farlo arriva a sfidare Adolf Eichmann: in una corsa contro il tempo dovrà condurre centinaia di bambini e ragazzi in un pericoloso viaggio in treno da Vienna fino in Inghilterra.

Un treno verso la salvezza, un treno verso la libertà.

Prima di cominciare questa recensione ho trascorso alcune ore cercando di riordinare le idee, in modo tale da trovare le parole giuste per esprimere al meglio ogni sensazione che ho provato durante la lettura.
L’ultimo treno per la libertà è un romanzo nudo e crudo.
L’autrice non risparmia al lettore nulla, e con una narrazione accurata e carica di suspense, lo trascina in uno dei periodi più bui della storia dell’umanità.
I protagonisti sono Stephan e Zofie-Helene, figlio di un importante industriale ebreo lui, e di una giornalista sovversiva lei.
Sono due adolescenti pieni di sogni e speranze che dovranno fare i conti con una società razzista, feroce e colma di odio, specialmente verso i più deboli.
La narrazione delle vicende dei due ragazzi si alterna e si intreccia con quella di un altro personaggio chiave: Geertruida Wijsmuller, un’olandese cattolica realmente esistita, che con l’aiuto del marito Joop ha salvato la vita di oltre diecimila bambini, soprattutto ebrei, grazie ai Kindertrasport.
Ogni personaggio che incontriamo nel corso della storia è stato caratterizzato dall’autrice in modo così complesso e profondo, tanto da avere la sensazione di conoscerli realmente.
Ho sofferto per ogni umiliazione patita da Stephan, ho pianto per le crudeltà raccontate e ho gioito per ogni tenera azione di Zofie nei confronti del suo migliore amico.
L’autrice, con questo libro a metà tra romanzo e realtà, impone al lettore una resa totale: non si può restare indifferenti!
Lasciandosi coinvolgere dall’abile scrittura di Meg Waite Clayton bisogna soffrire con i sui personaggi e “rinascere” grazie al messaggio di speranza che i “buoni” della storia riescono a trasmettere.
Riconfermo la mia idea: non si tratta di una lettura semplice o allegra, ma di un libro che impone un viaggio interiore, che suscita forti riflessioni e che resta nel cuore come solo pochi sanno fare.
Ultra consigliato!

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