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Scozia, 1945. Claire Randall, infermiera militare, attraversa un magico cerchio druidico e, misteriosamente, si trova catapultata nelle Highlands del 1743, straniera in una terra dilaniata dalla guerra e dalle faide dei clan rivali. È il 1968 e dopo vent’anni di silenzio durante i quali Claire non ha svelato a nessuno il suo segreto, torna con la figlia Brianna, una splendida ragazza dai capelli color del rame, alla Collina delle Fate, il luogo incantato dove è cominciata la sua avventura. Qui cerca il coraggio di raccontarle il suo viaggio nel tempo e il suo amore per un guerriero scozzese che in un’altra vita e in un’altra epoca l’aveva conquistata. E sarà nel tentativo di ritrovare il suo amato che Claire si ritufferà nelle vertigini di un passato che dalle terre desolate e solitarie della Scozia l’aveva portata sino alla sfarzosa corte di Versailles. Ma il cammino che dovrà percorrere sarà lungo e non privo di ostacoli e di sorprese…
“… La vista delle pietre era vivida nella mia mente. Un piccolo cerchio di pietre giganti in cima a una ripida collinetta verdeggiante. Il nome della collina è Craigh ne Dun: la collina delle fate. C’è chi dice che sia incantata, e chi dice che sia maledetta. Hanno ragione entrambi. Ma nessuno conosce la funzione o lo scopo di quelle pietre. Nessuno, tranne me.”
Ogni volta che apri un libro della Gabaldon non sai cosa aspettarti, ormai l’ho imparato. Cominci a scorrere le pagine e le parole, e sei lì che aspetti che succeda qualcosa di inaspettato, con un sentimento d’ansia e di attesa per l’evoluzione degli eventi che ti appresti a leggere. Infatti, tutto ciò che mi aspettavo dalla fine del libro precedente, si è evoluto in ciò che non immaginavo. Il timore si è impossessato di me, ma ho continuato con sentimenti contrastanti tra la rabbia e lo stupore. Dopo attimi di puro sbandamento e voglia di buttare il libro fuori dalla finestra, mi sono ritrovata nella Francia del ‘700, anno domini 1744 per l’esattezza, in pieno regno di Luigi XV, insieme a tutti i fasti e gli intrighi della corte francese. I due protagonisti si ritrovano a dover cercare di salvare la Scozia da una catastrofica battaglia, grazie alle conoscenze di Claire di ciò che è accaduto, cercando di cambiare il corso degli eventi, e quindi della storia. Non amo particolarmente quel periodo, ma il tutto è stato reso così affascinante da farmi divorare le pagine. Gli affreschi della quotidianità, alternati alle vicende sempre rocambolesche di Jamie e Claire, sono descritti in maniera così vivida e aderenti alla realtà che puoi sentire lo stridìo dei gabbiani nel porto, la scomodità delle stecche di balena dei corsetti, che Claire odia profondamente, ai “piedoni” freddi di Jamie quando si infila a letto, facendola sussultare quando glieli avvicina alle gambe. Ho fatto delle scoperte davvero affascinanti, che a volte mi hanno fatto ridere a volte spalancare gli occhi dallo stupore, altre arricciare il naso. Per esempio, sapevate che le donne di corte, oltre ad indossare scollature vertiginose, portavano i seni in bella mostra, coperti solo da una lievissima stoffa trasparente per mostrare…. i piercing? All’inizio sono rimasta di sasso, poi però la scena descritta mi ha fatto talmente ridere che dall’incredulità sono passata all’ilarità. Immaginatevi Jamie rosso in faccia, ma senza nessun imbarazzo, che fissa questi due cigni, posti sui rispettivi capezzoli, sui loro trespoli che allungano il collo l’uno verso l’altro e Claire che, accortasi dell’interesse del marito, lo stuzzica chiedendogli se era il caso che prendesse un appuntamento anche lei. Lui per tutta riposta, le risponde che se si azzardava il piercing glielo faceva con i denti. Oppure il giorno che Jamie viene invitato a corte, per essere presentato, ed assiste al rito della sveglia del Re con relativa pulizia, per quanto si potessero lavare, sbarbatura e vestizione, perché tutto ciò si faceva in pubblico. Lascio a voi il piacere di scoprire cosa ha avuto l’onore di fare il Duca de Neve, sono ancora a bocca aperta e sto ancora ridendo. La storia scorre piacevolmente tra attività, scorci di vita quotidiana, tra inviti a corte e spionaggi, scene tragiche che si trasformano, grazie alla bravura della scrittrice in scene paradossali, il tutto condito dai battibecchi tra i due protagonisti, per cui ti ritrovi a sghignazzare continuamente. Claire è pungente e Jamie è disarmante. Naturalmente, non mancano i momenti in cui ti si apre il cuore, soprattutto quando Jamie dimostra sia a parole che con i fatti, il suo amore sconfinato per la sua Sassenach. Piccoli attimi da incorniciare, da trascrivere in modo da poterli rileggere e sognare. Quest’omone grande e grosso, con questa chioma fiammeggiante (la Gabaldon deve amare particolarmente i capelli rossi, perché li cita spesso e ne fa sempre descrizioni sognanti, cosa per cui mi trova pienamente d’accordo!), capace di gesti di infinita tenerezza e che darebbe la vita per questa donna, piombata nella sua vita dal futuro. Il libro, ti conduce attraverso una gamma di sentimenti che variano dalla rabbia, allo stupore misto al dolore e all’ansia, ma anche tante risate e soprattutto amore, e si conclude con la speranza e un sorriso di appagamento. Sentimenti e sensazioni che tu senti sulla tua pelle, nel tuo animo e nel tuo cuore, perché è questo che fa la Gabaldon, ti fa entrare nel suo mondo facendotelo sentire dentro.