Chico vive da due anni una relazione che lo consuma con un uomo prepotente. Quando il suo ragazzo gli rivela che sta vedendo qualcun altro, a Chico non resta altra scelta che trasferirsi sopra il garage del cugino in un piccolo paese tra i boschi di sequoie. Qui tira avanti svogliatamente. Per farlo uscire, il cugino lo spinge a offrirsi come volontario per aiutare con lo spettacolo annuale della scuola di danza del posto.
Chico non si aspetta di finire a una lezione di ballo o di iniziare a sentirsi di nuovo vivo tra le braccia del suo maestro. Rafael, il figlio del proprietario della scuola, è stato un ballerino di talento, ma ora ama insegnare. Sebbene Chico ne sia attratto, ha paura di avvicinarlo. Rafael, però, è determinato, e a Chico basterà un solo ballo per capire che ha ancora qualcosa da imparare.
È passato qualche giorno da quando ho finito di leggere questo romanzo breve e sono ancora un po’ perplessa.
Non avevo mai letto romanzi MM prima d’ora, ma ero curiosa di farlo, quindi ho voluto iniziare da questo proprio per la sua brevità che però, ahimè, si è rivelata una lama a doppio taglio, nonostante fossi consapevole dei limiti dati dalle poche pagine.
Innanzitutto, a mio avviso, il romanzo si suddivide in due parti: la prima, introduttiva, troppo lunga e lenta. Viene messa tantissima carne al fuoco ma in modo superficiale e, così facendo, ci si ritrova a leggere pagine e pagine d’informazioni inutili ai fini della trama. O, per essere più precisi, avrebbero potuto essere utili, se la stessa fosse stata sviluppata in modo diverso.
La seconda parte, invece, l’ho divorata. Finalmente le acque si smuovono, la storia entra nel vivo, diventa coinvolgente e… finisce. Così, di colpo, sul più bello, lasciando un sapore amaro in bocca.
Nemmeno le scene d’amore riescono a risollevare le sorti della narrazione. Devo ammettere che la prima mi è piaciuta molto, l’ho trovata sensuale e voluttuosa, ma la seconda mi ha congelato i bollenti spiriti. Doveva essere la scena topica, invece è piuttosto piatta e, diciamocelo, anche un tantino confusionaria; alla fine non capivo chi diceva o faceva cosa.
Per quanto riguarda i personaggi, che dire?
Chico, il protagonista, è odioso per tre quarti della narrazione. È un uomo ferito ed è appena stato scaricato dal fidanzato che, con il suo comportamento, negli anni passati insieme ne ha minato l’autostima. Comprendo quindi che quest’ultima adesso possa rasentare lo zero, ma spesso e volentieri trascende nel piangersi addosso gratuitamente, cosa che, dopo un po’, mi ha fatto andare il latte alle ginocchia.
Rafael è un maestro di ballo, il personaggio migliore a mio avviso, ma anche di lui sappiamo ben poco, più che altro informazioni che ci arrivano dalla voce di Chico, perché per il resto la caratterizzazione psicologica dei protagonisti si mantiene sempre sul pelo dell’acqua, rendendoli abbastanza piatti.
Agli altri due personaggi, Davi e Jase, va anche peggio, perché hanno giusto il ruolo di riempitivi.
Nonostante tutto è carino, una lettura veloce e piacevole anche se poco coinvolgente. Peccato, perché i presupposti per essere un gran bel romanzo c’erano tutti, almeno per i miei gusti.
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