Mezza umana e mezza Wyr, l’antica e potentissima razza dei draghi, Pia ha sempre cercato di tenersi fuori dai conflitti tra i due popoli, nascondendo a tutti le sue origini. Ma dopo essere stata ricattata e costretta a rubare una moneta dai tesori di un drago, Pia scatena l’ira dei Wyr. Dragos Cuelebre è il più temuto e rispettato di loro: nato insieme al sistema solare, predatore tra i predatori, non può credere che qualcuno abbia osato rubargli qualcosa. Ma quando riuscirà a catturare Pia, scoprirà segreti ed emozioni che lo uniranno a lei irreparabilmente, come una forza ancestrale. Insieme affronteranno la minaccia dei fae oscuri e le difficoltà della trasformazione che sta avvenendo in Pia, che ora è pronta ad accettare la sua natura wyr.
Se amate le saghe paranormal romance con creature fantastiche, personaggi accattivanti, trame avventurose e scene bollenti la serie Elder Races fa proprio al caso vostro! Fin dal primo capitolo ci troviamo catapultati nel bel mezzo degli avvenimenti, cosa che può apparire un po’ scombussolante ma anche intrigante. Infatti la storia si apre con la protagonista, Pia, in fuga dopo aver commesso un furto a scapito del più antico e potente Wyr del mondo. I Wyr sono creature magiche e mitologiche che abitano il pianeta terra a fianco degli umani, e Pia stessa è per metà Wyr e per metà umana, cosa che le permette di vivere una vita normale… almeno finché il suo segreto non viene svelato e viene ricattata. Ed ecco il perché del suo fuggire: è stata ricattata affinché rubasse un oggetto appartenente a Dragos Cuelebre. Come descrivere Dragos? È un essere antico, per l’esattezza più vecchio del mondo stesso, e questa cosa lo rende un personaggio unico perché per non è facile per lui provare ed esprimere emozioni dopo aver vissuto tante ere ed aver assistito a tante, troppe cose. Ma non appena avverte la presenza di Pia, qualcosa in lui si risveglia, qualcosa di primordiale che lo spinge a godersi di nuovo la vita, provare cose nuove e soprattutto a dare la caccia alla creatura che ha acceso in lui tali sentimenti. Pia, al contrario, è giovane, spigliata e divertente, è una ragazza che sa come cavarsela da sola, ma è allo stesso tempo dolce e innocente. Il suo segreto più grande è la propria identità e la propria relativa abilità, che tiene nascoste a tutti fin da quando è nata. Queste sue qualità intrigano non poco il feroce Dragos, che si ritrova a desiderarla ardentemente e allo stesso tempo a volerla proteggere ossessivamente. I caratteri opposti ma complementari dei due personaggi principali danno un tocco pepato e frizzante alla storia, che sarà piena di avventure, disavventure, colpi di scena, maschi super sexy e romanticismo. I personaggi principali sono per lo più le sentinelle di Dragos, un ordine di guerrieri, sia uomini che donne, appartenenti a varie specie magiche ed ognuno con un carattere originale ed affascinante, che verrà approfondito nei libri successivi a loro dedicati. Essendo il primo libro di una saga, mi aspettavo un sacco di punti morti pieni zeppi di spiegazioni e divagazioni sul mondo dei Wyr, ma l’autrice è riuscita ad integrare nella trama le informazioni necessarie in maniera molto fluida e scorrevole. Una cosa che ho apprezzato da morire e che mi ha convinta a continuare questa serie per conoscere meglio tutti i suoi personaggi. Il seguito de ‘Il legame del drago’, è già disponibile in italiano e si intitola ‘Il cuore della Tempesta’, con protagonisti Thiago e Niniane. A seguire ci saranno altri romanzi e novelle che speriamo vengano tradotti e pubblicati al più presto qui in Italia, soprattutto il romanzo numero 5 (Lord’s fall) e la novella 6.5 (Dragos takes a Holiday) in cui ritroveremo come protagonisti i nostri Dragos e Pia, da cui tutto è cominciato.
Recensione a cura di: SOTERIA
Citazioni:
Passò un dito lungo la sagoma del suo corpo, impressa nell’immagine in cui usciva dal 7-Eleven. Era l’unica in cui andava via. E non gli piaceva. Sbatté forte la mano sul tavolo e appallottolò la foto nel pugno. «Ti ho presa» disse.
Un uomo, disteso sulle coperte chiare di un enorme letto dalla struttura scura. Aveva un fisico possente, con muscoli sodi e gonfi su arti lunghi, e la pelle nuda del suo petto era scura sulle lenzuola candide. I capelli che gli cadevano sulla fronte ampia erano ancora più scuri. Una bocca sensuale era curvata in un sorriso cinico. Nell’oscurità, solo i suoi occhi splendevano lievemente di un astuto bagliore stregato.
Un ringhio basso risalì la gola dell’uomo. Il letto tremava di suoni animali. Il suo volto duro e misterioso sembrava scolpito nella stessa, indomita montagna di cui era formato il suo corpo. C’era qualcosa di familiare in quei capelli neri, pettinati in piccole punte. «Guardami» disse, spingendo il volto verso il basso fino a che non furono naso contro naso. «Guardami.» Nel bagliore perlaceo del corpo di lei, i suoi occhi si illuminarono d’oro come lo sguardo di un rapace. Di un predatore. Di uno stregone. Qualcosa urlò per metterla in guardia, in una parte lontana della sua mente, ma era troppo tardi. Lei aveva già gettato la testa indietro e lo guardava negli occhi. Come intrappolata nella tela di un ragno. Avrebbe potuto farle tutto quello che voleva, qualsiasi cosa.
Lei rantolò, divincolandosi per riuscire a espandere la cassa toracica dolorante, così da far funzionare i polmoni, con i palmi delle mani e le ginocchia sbucciati dall’impatto. Guardò quelle mani che la tenevano prigioniera. Come le braccia, erano potenti, avevano il colore scuro del bronzo, accentuato dalla vicinanza alla sua pelle pallida. La sua mente guaì. Era morta. L’uomo mise il naso fra i suoi capelli e inspirò profondamente. In risposta, un brivido convulso percorse il suo corpo. La stava annusando. Sentiva il suo naso sul retro del collo. Strofinava il volto fra i suoi capelli. Un mugolio nacque e morì in fondo alla sua gola. «È stata una bella corsa» ruggì lui, con una voce che sembrava un brontolio misterioso alle sue spalle.
qualcosa di lungo e duro stava crescendo contro il suo fianco. «Dimmi, questa è la tua lunga coda di squame o sei solo contento di vedermi?» No, non lo aveva detto davvero.
Lui le posò una mano sulla guancia. Era così grande da coprire quasi tutta la lunghezza della testa. «Tu sei mia» disse. «Puoi negarlo, litigare, tirare pugni, cercare di fuggire, ma… Tu. Resti. Sempre. Mia.» «È follia pura» sussurrò lei. «Non ho idea di cosa tu voglia dire. Io non appartengo né a te né a nessun altro.» «Sì, invece» disse lui. Con il pollice le accarezzò le labbra. «Tu sei mia e io ti terrò con me. Non ti farò del male e ti proteggerò. E tu stai iniziando a fidarti di me. Ed è davvero una buona cosa.» «Io non sono un oggetto da possedere, cazzo!» «No, ma sei di mia proprietà.» «Io penso che tu sia un pazzo» scandì bene lei. «Dato che lo sei anche tu, la cosa funziona abbastanza bene.» La bocca di Dragos si arricciò in un sorriso. Abbassò la testa lentamente, guardandola. Quando lei si irrigidì, lui sussurrò: «Sei al sicuro. Voglio solo assaggiarti. Nient’altro.»
La mente di Pia divenne incandescente e lei cadde in frantumi. Dragos riversò in lei tutto ciò che aveva. Chiudendosi nella stretta presa della sua guaina, sentì un ruggito risalirgli la spina dorsale. Non era sesso. Aveva fatto sesso un’infinità di volte. Il sesso era un semplice copulare e liberarsi. Spesso, mezz’ora dopo, aveva già dimenticato il nome della donna. Quella era una cosa che non aveva mai fatto prima. Era qualcosa di ben più elementare e necessario del sesso. Godere di lei non placava la sua fame, ma nutriva il suo desiderio. Muoversi dentro di lei non era abbastanza. L’orgasmo non placava la lussuria. Aumentava la frenesia. Lei assorbiva tutto ciò che le faceva e glielo rimandava amplificato, sbocciato in qualcosa di ancora più abbagliante e inebriante. Avrebbe voluto spingersi in lei tanto a fondo da non riemergere più.
«Dammi un segno, piccola.» Con dolcezza, con dolcezza. Allora ebbe una vaga idea di quello che doveva aver provato lei quando, parlandogli, lo aveva fatto tornare in sé. «Fammi sapere che sei lì dentro.» Lei attraversò con lo sguardo lo spazio aperto, illuminato dalla luna, e poi tornò a guardare lui. Una corsa sembrava un’ottima idea. Ma c’era lui, con quel volto illuminato. Sembrava che fosse il suo compleanno, Natale e Capodanno, tutto in uno. Fece un paio di passi nella sua direzione. Con lui in ginocchio, si trovarono occhi negli occhi. Lui era senza fiato. Lei percorse la distanza che mancava fino a lui, e appoggiò la testa luminosa sulla sua spalla. Lui le accarezzò il naso di velluto. Lei gli leccò le dita. Gli occhi di Dragos divennero lucidi. Si sedette a gambe incrociate e se la portò in grembo. Lei piegò le zampe per acciambellarsi come un gatto. Lui le mise le braccia attorno e appoggiò la guancia sulla sua testa. Rimasero ad ascoltare il suono del vento fra le fronde degli alberi lontani. «Grazie» sussurrò lui. «Grazie.»
Incinta. Compagno. Aspetto un cucciolo di drago. No, non è entrato bene in testa. Diciamolo di nuovo. Aspetto un cucciolo di drago. Si tirò su, nonostante le stelle nere che le ballavano davanti agli occhi. Forse sarebbe davvero schizzata in aria ed esplosa, con o senza l’aiuto di Dragos. Stavano succedendo così tante cose dentro di lei, e pensieri e sensazioni casuali scoppiettavano dentro come fuochi d’artificio il Quattro luglio.
«Pia.» Parlava come se le parole gli venissero strappate dal petto. «Non ti azzardare a lasciarmi. Lo giuro su dio, ti seguirò fino all’inferno se sarà necessario, e ti porterò indietro tirandoti per i capelli.»