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Recensione: “Le campane di Times Square”, di Amy Lane

The Bells of Times Square

♦ Traduzione a cura di Raffaella Arnaldi.

Triskell Edizioni, 6 Marzo ♦

A ogni vigilia di Capodanno dal 1946, Nate Meyer si avventura da solo a Times Square nel tentativo di udire le fantasmatiche campane che lui e il suo perduto amante dei tempi della guerra giuravano che avrebbero ascoltato insieme. Quest’anno, però, è il nipote Blaine a trascinare Nate per le strade di Manhattan rivelando i suoi segreti al nonno, reso silenzioso da un ictus.

Quando Blaine presenta il suo ragazzo all’amato nonno, non immagina che Nate nasconda un segreto simile. Mentre i tre sopportano il gelido trapasso del vecchio anno, i ricordi riportano Nate indietro nel tempo, a un periodo assai lontano… e a Walter.

Molto tempo addietro, in un’oasi di pace accuratamente costruita nel cuore del tumulto bellico, Nate e Walter avevano creato una casa piena d’amore nel mezzo della violenza e del caos. Ma niente in guerra è permanente, e ora tutto quel che Nate possiede sono i ricordi di un uomo la cui esistenza è sempre stata ignota alla sua famiglia. Insieme alla speranza di udire finalmente le campane che riuniranno tutti, inclusi quegli amanti che nascondono le parti migliori e più sacre dei loro cuori.

Eccomi ancora una volta qui, che mi appresto a scrivere una recensione difficile, e non perché il libro non mi sia piaciuto … tutt’altro … mi ha conquistato talmente tanto che ho dei dubbi sul riuscire a trovare le parole giuste per farvelo capire.

A esclusione dell’inizio e della fine, che sono calati in un contesto attuale, che fa da giusto coronamento, tutta la storia si svolge in una piccola casa abbandonata, situata in un bosco di una piccola località francese durante la seconda guerra mondiale. Ne sono protagonisti Nate e Walter, combattenti americani scampati entrambi ad attacchi tedeschi.

Nate, giovane ebreo, proviene da una famiglia tutto sommato benestante, visto i tempi, in cui non gli è mancato nulla se non l’amore e la comprensione genitoriale, riservati al fratello defunto. Appassionato di fotografia trova il suo naturale sbocco in aviazione, dove gli viene assegnato il compito di fotografare dall’aereo punti strategici delle città occupate dai tedeschi.

Proprio durante una missione il suo velivolo viene abbattuto e si trova a essere l’unico superstite. Ferito gravemente, viene tratto in salvo da Walter, caporale dell’esercito, sfuggito alla prigionia, che se ne prende cura. Inizia così la loro convivenza isolati dal mondo, durante la quale hanno modo di conoscersi, superare la reciproca diffidenza e differenza, fino a portare il loro sentimento a un livello tale d’amore da cambiarli per sempre.

Il mondo impazzito al di fuori della loro bolla di “felicità” sembra quasi non esistere più, ma, prepotentemente, con tutta la sua forza e ferocia, il destino si presenta per la resa dei conti, e, quando questo accade, se ancora non lo si è fatto, occorre munirsi di fazzoletti.

Ho avuto serie difficoltà di lettura a causa degli occhi sempre pieni di lacrime, ma non lo rimpiango affatto e state pur certi che questo sarà uno di quei libri che leggerò e leggerò e leggerò ancora una volta.

Deliberatamente non aggiungo altro, lascio scoprire a voi il motivo per cui si parla di campane a Time Square, so che ve lo state chiedendo.

Una magnifica storia d’amore, un amore unico e totalizzante, che trascende la vita per andare “oltre”, un amore che è il sogno di ognuno di noi, descritto con delicatezza e struggimento da Amy Lane, che, ancora una volta, come ho già avuto modo di dire e non mi stancherò di ripetere, si dimostra una profonda conoscitrice dell’animo umano, dei suoi sentimenti ed emozioni.

Recensione:

Editing:

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