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Recensione: Le brave ragazze muoiono prima di Kathryn Foxfield 

 

Titolo: Le brave ragazze muoiono prima

Autore: Kathryn Foxfield

Genere: Thriller

Editore: Newton Compton editori

Target:+14

Data pubblicazione: 28 aprile 2023

Avere dei segreti non è mai stato così pericoloso
Ava è una ragazza come tutte le altre, ma nasconde un terribile segreto. Qualcosa di così oscuro che, se rivelato, potrebbe stravolgerle la vita.

E così, quando riceve un biglietto anonimo che la invita a un misterioso appuntamento in un luna park abbandonato, scritto da qualcuno che dichiara di sapere la verità sul suo conto, accetta con riluttanza.
Ha bisogno di sapere chi è stato, o almeno di prendere tempo.
Al suo arrivo, però, scopre con sorpresa di non essere l’unica ad aver ricevuto l’invito. Altri nove tra ragazze e ragazzi sono stati contattati nello stesso identico modo.
E con l’avanzare della notte, diventa chiaro che la posta in gioco potrebbe essere spaventosamente alta, e che tutti sono in pericolo. Ognuno di loro nasconde dei segreti. L’unica speranza per salvarsi è collaborare, ma fidarsi troppo gli uni degli altri potrebbe rivelarsi un errore fatale…

 

 

Attratta dal titolo così simile a un normale chick-lit, sono rimasta piuttosto sconcertata dal trovarmi a leggere un Horror! Una sorpresa comunque gradita, dato che la storia mi ha tenuta incollata dall’inizio alla fine, proprio come faceva Poe vent’anni fa.

L’inizio è curato, i personaggi entrano in scena un po’ alla volta, per darci il tempo di entrare in sintonia con loro e instillarci la curiosità su ciò che nascondono.

 

«È negli specchi. Vede tutto». Scarlett allora puntò un’unghia affilata contro gli altri. «Gliene serve solo uno. Tutti gli altri sono morti».

Dieci ragazzi che si conoscono appena, attratti in un vecchio luna park con un invito misterioso.

Ambientazione strepitosa, che si fa sempre più vivida, anzi cupa, inquietante e realistica, via via che i protagonisti si addentrano, cercando riparo o risposte.

Più ci affezioniamo ai personaggi e più diveniamo consapevoli che si tratti di un horror e che saremo costretti a vederli cadere uno dopo l’altro. La suspense e la tensione per l’aspettativa di qualcosa di terribile che si abbatterà presto su di loro sono palpabili, a ondate.

Perché sono lì? Chi ha organizzato tutto? E perché il luna park abbandonato sembra prendere vita in modo illogico e sovrannaturale?

Ci rendiamo presto conto che tutto è legato all’unico indizio che vediamo fin all’inizio: l’invito personalizzato che allude, in modo differente per ognuno di loro, a un segreto, un rimorso, un senso di colpa che i ragazzi arriveranno a sentire troppo pesante per poterlo nascondere oltre.

 

«È come se fosse un test», ammise. «Come se chi c’è dietro a questa storia – chiunque sia – conoscesse le nostre più grandi debolezze e stesse cercando di trasformarci nelle persone che non vorremmo mai essere. Insiste e insiste, ci provoca, per vedere se crolliamo». «Se cediamo e ci uccidiamo a vicenda?» «Qualcosa del genere». Ma non era completamente esatto. C’era qualcosa che sfuggiva a tutti.

Decisamente inquietante, come giusto che sia in un horror, la presenza misteriosa e gli effetti che ha sulla psiche dei protagonisti: giochetti mentali, visioni, sussurri, amnesie, ma anche una strana manipolazione del tempo, che sembra rallentare o accelerare. Una forza surreale ma con effetti del tutto reali. 

Il racconto segue il classico svolgimento per cui uno dopo l’altro tutti i pezzi cadono dalla scacchiera, ma non è mai banale il come, il quando e il perché. Non è mai il cattivo a fare il lavoro sporco, e questo rende le cose ancora più interessanti: chi sarà il prossimo a confessare il proprio segreto? Riuscirà a sopravvivere al senso di liberazione della confessione?

 

«Quindi stiamo parlando di controllo della mente?», chiese Clem, incredulo. «Ipnosi?» «Io ho la sensazione di essere stato io», aggiunse Olly. «Com’è possibile?» «Non lo so», rispose Ava. «Magari siamo stati drogati. Qualcuno ci sta facendo dei giochetti mentali per farci dubitare dei nostri ricordi».

La narrazione è in terza persona, ma noi seguiamo le vicende di Ava, una fotografa che ama distaccarsi dalle situazioni vivendole da dietro l’obiettivo. Sembra la più abile nel riconoscere e nello scongiurare i tentativi di qualcuno di entrarle nella testa, ma questo non impedisce qualche scivolone. 

I ragazzi tenteranno in ogni modo di fuggire dall’isola, ma non è detto che riescano a farlo in tempo, prima che la forza misteriosa li spinga alla pazzia, o li metta uno contro l’altro, oppure faccia loro perdere interesse per qualcosa che hanno dimenticato.

 

«È inquietante», commentò. Ma quando si voltò verso gli altri, notò che erano spariti. Non li aveva sentiti andare via. Aveva distolto lo sguardo solo per qualche secondo, e ora il piazzale principale era buio e deserto, se non fosse stato per le ombre striscianti. La musica era cessata. Controllò il suo orologio di Topolino. Sentì un vuoto allo stomaco. Impossibile: erano volate via ben due ore.

Mi è sembrata una lettura assolutamente meritevole, non troppo cruenta e decisamente piena di suspense di tipo psicologico. La riflessione che apre sul peso dei sensi di colpa, di quanto ci mantengano oppressi e ancorati al passato impedendoci di volare, è tutta da elaborare e altrettanto interessante. Lo consiglio assolutamente.

P.S. Che qualcuno mi spieghi cosa c’entra il telefono rosa della cover con questa storia!

 

«Nessuno confessi nulla», disse Jolie. «Problema risolto». «Non sono sicuro che sia così semplice», commentò Noah, parlando per la prima volta da quando si era allontanato. «Tutti questi giochetti mentali hanno lo scopo di spingerci oltre il limite. Di farci fare cose sempre più terribili, fino a spezzarci».

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