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Recensione: L’allodola di Sylvain Reynard serie Il Fiorentino #1

TITOLO: L’allodola

AUTORE: Sylvain Reynard

SERIE: Il fiorentino

GENERE: paranormal romance, fantasy

EDITO: Delrai Edizioni

CARTACEO: dal 30 gennaio

DATA D’USCITA: 16/01/2020

Raven Wood trascorre le sue giornate alla galleria degli Uffizi di Firenze, è un’abile restauratrice di arte rinascimentale. Dopo una serata tra amici, al ritorno a casa, la sua vita cambia per sempre. Quando interviene per soccorrere un senzatetto che viene picchiato immotivatamente, i suoi aggressori la trascinano semicosciente in un vicolo. Per fortuna l’assalto viene interrotto da una cacofonia di ringhi, seguita dalle urla degli aguzzini. Raven perde i sensi, non prima di aver sentito una voce sussurrarle queste parole: Cassita Vulnerata. Quando si sveglia, si ritrova cambiata. Nessuno agli Uffizi sembra riconoscerla e, cosa inquietante, sembra essere mancata per più di una settimana. Non solo, ma scopre che la sua assenza coincide con un furto, quello di alcune inestimabili illustrazioni del Botticelli. Quando la polizia la accusa di essere una delle principali sospettate, Raven chiede aiuto a una delle personalità più oscure e temibili di Firenze per far perdere le sue tracce e scoprire così la verità. L’incontro, però, porta la donna in un mondo sotterraneo i cui abitanti uccidono pur di mantenere i loro segreti…

senza spoiler

Salve a tutte, Fenici!
Oggi vi parlerò del nuovo romanzo di Sylvain Reynard uscito in Italia il 16 gennaio, “L’allodola”. Prima di iniziare questo libro, però, vi devo avvertire: è il primo di una serie. E meno male, aggiungerei!!!
La storia è ambientata nella Firenze dei nostri tempi, con descrizioni non molto dettagliate dei luoghi, ma ugualmente capaci di trasportare il lettore in questa meravigliosa città. Certo, chi l’ha già vista parte avvantaggiato, ma la Reynard suscita una curiosità tale dei luoghi e delle opere d’arte, che non si può fare a meno di andare su google e cercarne a una a una, così da averne la giusta nozione. A farla da padrone, sono la stupefacente cappella del Brunelleschi, dalla quale il nostro protagonista tutto vede e osserva, e la famosissima Galleria degli Uffizi, luogo di lavoro della controparte femminile della vicenda.
Lui è William, un vampiro anziano e Principe della società nascosta che abita i sotterranei di Firenze. Custodisce molti segreti, soprattutto ai suoi stessi simili che, in più di un’occasione, hanno attentato alla sua vita per avere il potere sulla sua città. Anche a noi lettori ciò che lo riguarda è oscuro: la scrittrice è stata ben attenta a non svelare molto, se non qualche piccolezza… e proprio nel finale!!! L’unica cosa che traspare, sin da subito, è la passione viscerale che nutre per l’arte e per la bellezza in ogni sua forma.

Lei, invece, è Raven, o almeno così si presenta da quando un triste incidente le ha provocato una distorsione della gamba, che non le permette di camminare normalmente, ma sempre accompagnata da un bastone. Fa parte di un’equipe di restauro alla Galleria, che attualmente lavora alla celeberrima opera del Botticelli, “La nascita di Venere”.
Una notte, dopo una cena tra colleghi, tutto cambia, persino il suo aspetto. È più magra, i capelli sono più lucenti, il viso più riposato e in salute, ma, soprattutto, non ha più bisogno del bastone per camminare. Non sa spiegarsi il perché di questo mutamento, l’unica cosa che sa, o meglio che ha scoperto, è che è passata un’intera settimana dalla sera della cena; una settimana, per lei, di buio totale. Nel frattempo, viene a sapere che, oltre la sua scomparsa, quella stessa sera è avvenuto il furto di importantissime opere del Botticelli completate da un suo allievo: le illustrazioni della Divina Commedia di Dante.
Per la polizia, la sua sparizione e il suo vuoto di memoria, non facilitano la situazione: Raven è messa costantemente sotto osservazione, ed è persino temporaneamente allontanata dal restauro. È durante le sue indagini per scoprire cosa le è realmente accaduto e su chi possa aver rubato le illustrazioni che fa la conoscenza di William.
Beh, il resto è storia! I due si frequentano, si conoscono, pian piano si innamorano… ah, no, aspetta! I vampiri, in questo mondo, non sono capaci di amare, né di provare alcun sentimento umano.
Insomma, la trama, per certi versi, riprende un po’ i classici cliché, con un pizzico di mitologia. Eh, sì, fenici! La Reynard ha voluto riprendere, seppur sottilmente, il mito di “Amore e Psiche”, storia che, tra l’altro, ha dato origine alla celebre fiaba de “La bella e la bestia”. “L’allodola”, infatti, ricorda, non poco vagamente, entrambe le fonti originarie, fatto che, devo ammettere, ho molto apprezzato.
Le ambientazioni, come già anticipato, ci riportano un po’ indietro nel tempo, in una Firenze medicea al massimo del suo splendore; sono infatti, descritte opere e luoghi risalenti a quell’epoca, che rendono la trama ancor più intrisa di bellezza e di mistero.
I personaggi sono davvero ben costruiti e ben descritti.
Lui è il classico bel tenebroso, ma, a differenza dei romanzetti per adolescenti, non presenta tratti “umani”: è un vampiro antico, che ha messo da parte le sue emozioni e che non conosce pietà, se non per la sua piccola allodola (Raven), o Cassita come dirà spesso lui usando il termine latino, bisognosa di protezione per quanto bella e rara. Compie omicidi a sangue freddo, senza esitazione e, soprattutto, senza rimorsi, nemmeno l’arrivo di Raven cambierà questo lato di lui: per il bene della sua città, per orgoglio personale e per proteggere la donna è disposto a tutto.
Ho trovato William davvero un gran bel personaggio, coerente con se stesso dall’inizio alla “fine”, non propriamente statico, ma i piccoli cambiamenti che avvengono in lui sono ben giustificati e non “buttati lì perché necessari”.
Raven, dal canto suo, è una donna buona, nel vero senso del termine. È traumatizzata da una vicenda in età preadolescenziale e questo ha formato in modo saldo e indelebile il suo carattere: è una “protettrice”, come la definisce William, è sempre disposta a mettersi nei guai se ciò dovesse salvare qualsivoglia persona in difficoltà. È un tratto di lei che intriga e affascina, soprattutto il nostro bel vampiro. Ma come dargli torto? Persone così sono perle rare e non stupisce il suo desiderio di preservarla.
Insomma, davvero un gran bel libro e una bellissima storia, se non fosse che… ha davvero un finale demmerda!!! Mi spiego meglio. Provate a immaginare di prendere un romanzo, di iniziare a leggerlo e, solo alla fine, scoprire che sono state strappate via le ultime cento pagine!!! Ecco, questo dovrebbe rendere abbastanza bene l’idea di come io mi sia sentita appena arrivata all’ultima pagina. Ero allibita! Davvero, ho seriamente pensato che mancasse un pezzo. Per fortuna, ho subito scoperto che è solo il primo di una serie di romanzi. È stato davvero un gran peccato, perché è proprio nelle ultime pagine che la vicenda inizia ad entrare nel vivo, che la storia prende finalmente una forma e i primi segreti vengono svelati.
Consiglio vivamente la lettura di questo roman… scusate, di questa serie! Se volete preservare un minimo di sanità mentale, non seguite il mio esempio e aspettate di avere tra le mani almeno i primi due volumi, sperando che bastino!!!

 

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