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Recensione: La città del peccato di A.A. Dhand

 

TITOLO:La città del peccato

AUTORE: A.A. Dhand

EDITORE: Semlibri

GENERE: Thriller 

DATA DI PUBBLICAZIONE : 4 Marzo 2021

 

Una ragazza asiatica nuda, impiccata con del filo spinato, viene ritrovata appesa agli scaffali di un’antica libreria. Il caso viene affidato a Harry Virdee, un detective della Squadra omicidi di Bradford, un tempo importante centro dell’industria tessile, prima che il suo rovinoso declino la trasformasse in un luogo degradato, attraversato da fiumi di droga, prostituzione, tensioni razziali tra immigrati e una povertà dilagante. Persino il matrimonio di Virdee – il detective è sposato con una musulmana – soffre di un razzismo che non dà scampo: le due famiglie non si parlano.
Il caso è agghiacciante e Harry capisce che proprio nel cadavere si cela un messaggio. Ma quale? E a chi è rivolto? Ciò che non sa è che l’assassino lo sta guardando, che sta puntando lui. Perché stavolta si tratta di una questione personale.
Ha inizio una corsa contro il tempo, mentre il numero delle vittime cresce insieme alla follia del serial killer, intenzionato a dare una lezione alla “città del peccato” e soprattutto a Virdee, un antieroe indimenticabile, capace di aggirare le regole per ottenere ciò che vuole. “Nessuno che lavori su queste strade si può permettere il lusso di fare lo sbirro tutto d’un pezzo. Se vuoi riuscire a combinare qualcosa a Bradford, devi diventare Bradford.”
Da uno degli autori più interessanti del panorama letterario britannico un thriller grintoso, accattivante e di grande attualità. Una storia avvincente e brutale, con un protagonista tormentato e profondamente umano.

L’autore britannico di origine asiatiche A.A. Dhand ci porta a Bradford, cittadina inglese un tempo importante centro tessile dove oggi prostituzione, droga e conflitti interreligiosi sono all’ordine del giorno. E lo sa bene l’ispettore della squadra omicidi Harry Virdee che ha sposato Saima, una donna pakistana di origine musulmana. Essendo lui sikh, i due giovani sono stati banditi dalle rispettive famiglie: secondo i genitori ognuno di loro ha sposato il demonio. Entrambi i ragazzi vorrebbero ricucire i rapporti ma le tradizioni, i pregiudizi e le convinzioni in cui fermamente credono i loro parenti ostacolano il loro desiderio.  

In questo clima conflittuale, Harry è chiamato a investigare su un caso di omicidio: una giovane donna è stata trovata impiccata sul posto di lavoro. Sul corpo della ragazza è stato lasciato un messaggio proprio per Virdee (in un modo che ho trovato raccapricciante). Il serial killer, infatti, ha qualcosa contro di lui: è una faccenda personale che affonda le sue radici nel passato e, finché l’ispettore non lo fermerà, ogni giovane donna asiatiche che l’assassino riterrà una “peccatrice” sarà punita. 

In una spirale di efferati omicidi, Virdee cercherà di dargli un volto in una sfrenata corsa contro il tempo. 

La città del peccato è un thriller dai tratti sociologici. Affronta il problema delle comunità locali della città di Bradford, in cui il razzismo tra indiani e musulmani è più feroce che verso i bianchi: le diverse religioni hanno eretto un muro invalicabile. Ma c’è un altro lato della medaglia in questo libro: le giovani nate in Inghilterra, una nazione che insegna la libertà e l’indipendenza, non la vedono allo stesso modo dei loro parenti più anziani e vogliono vivere la propria vita inseguendo i loro sogni. 

Mi ha molto disturbata questo aspetto della storia: le donne devono stare al proprio posto e sposare chi gli viene imposto dalla famiglia. E anche se tali famiglie hanno accettato gli usi e i costumi di questa società così diversa da quella d’origine, vogliono che vengano rispettate le tradizioni legate alla loro fede, arrivando persino a minacciare di morte i propri figli se questi non sono d’accordo.

È su questo aspetto che si focalizza il romanzo, che viene descritto in modo così incisivo, dimostrando non solo le contraddizioni ma anche l’impossibilità di dialogo tra i diversi credi religiosi.

Ho apprezzato tantissimo il personaggio di Virdee: eroe anticonformista e sopra le righe, disposto ad aggirare i limiti della legge per garantire la giustizia. Una storia costruita attorno all’ispettore e al killer, caratterizzati nei minimi particolari, e che rappresentano il bene e il male, in una sorta di contrapposizione con l’altra protagonista della storia: Bradford, la città che opera nell’ombra, una Gotham City unica, dove bisogna capire la sua energia nella luce e nel buio. Un luogo in cui le azioni di alcuni pregiudicano l’esistenza di altri. 

Una scrittura avvolgente, dal ritmo serrato e dalle descrizioni cupe che lo rendono un noir vecchio stampo.

Un romanzo per gli amanti dei thriller al vetriolo.

 

 

 

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Emanuela

Emanuela

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