Recensione libri

Recensione: “La casa dei sopravvissuti” di Kim Brooks

 

 

Quando la guerra è vicina nessuno può fingere di non vederla

Erano ebrei in fuga dalla deportazione: lui li salvò

Alla vigilia del coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, in America cominciano a nascere organizzazioni che riuniscono chi desidera aiutare gli ebrei in fuga dall’Europa sconvolta dal nazismo, gli stessi che vengono respinti dalle coste statunitensi come migranti indesiderati. È l’estate del 1941 quando Abe Auer, un immigrato russo, accetta di accogliere nella sua proprietà una rifugiata europea, Ana Beidler. Intorno a loro, la comunità ebraica americana si divide tra chi ha scelto di ignorare le atrocità che vengono commesse oltreoceano e chi invece vorrebbe intervenire, anche combattendo in prima persona contro Hitler. Ma quando una popolare sinagoga di Manhattan viene incendiata, nessuno può più fingere di non vedere che la guerra è sempre più vicina. La casa dei sopravvissuti racconta la paura e il coraggio, la determinazione e l’angoscia di chi si è trovato a lottare per la propria vita, per il proprio diritto a fuggire la disperazione e la guerra.

Una commovente storia sul significato di identità e famiglia e sulle decisioni che ci fanno capire chi siamo realmente.

 

 

 

Questo è uno di quei libri che ti costringono a fare i conti con pensieri molto profondi e fanno soffrire un po’ il lettore che si impegna a seguire il filo del ragionamento imposto da chi scrive:potrei definirlo un romanzo sulla Sindrome del Sopravvissuto.

I sopravvissuti sono coloro che, scappati dalle persecuzioni, in tempi non sospetti, in USA si trovano a fare i conti con quelli che sono rimasti dall’altra parte dell’oceano e devono decidere se far finta di nulla o affrontare il mostro a viso aperto. Non è un libro facile da leggere. Chi si aspetta un qualcosa di avventuroso resterà deluso; più che altro è un saggio che, analizzando gli atteggiamenti e le convinzioni dei protagonisti, dipinge l’affresco di un’epoca e di un Paese che non visse direttamente la guerra, seppur partecipandovi, e della tragedia degli ebrei stabilitisi definitivamente lì. Alcuni sono attaccati al loro benessere e non si preoccupano di chi sta dall’altra parte altri si arrovellano sui modi per aiutare i fratelli in pericolo. Il protagonista principale, accetta invece una profuga in casa, una donna misteriosa dotata di grande carisma con tanti segreti; si intuisce subito da cosa è fuggita e i ricordi la soffocano .

Perciò Abe, sebbene mai direttamente perseguitato per la sua religione ma fuggiasco anche lui dal regime tirannico dello Zar, formatosi una famiglia con una brava donna e costruito la sua ricchezza si sentirà, suo malgrado, vicino alle sventure della donna misteriosa. Tutto il libro è uno snocciolare di ricordi e sensi di colpa di entrambi, questo lo rende molto introspettivo. Meno preponderanti gli altri personaggi di contorno..quasi sbiaditi.

Faticoso…

A cura di:

 

 

 

 

Review Overview

Voto Pippi Calzelunghe 3,5

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio