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Recensione in doppia: “Le due verità dell’amore”, di Roberto Mocher

Titolo: Le due verità dell’amore
Autore: Roberto Mocher
Edito da: Io Scrittore
Formato: ebook
ACQUISTABILE QUI

Trama

Sulla soglia della mezza età, Mathieu, che deve il suo nome all’amatissima madre francese, vive con la moglie in Sicilia, dove gestisce, senza troppo entusiasmo né successo, l’agenzia turistica che era stata di suo padre. Gli occhi furbi e di colore diverso di un piccolo venditore ambulante di fazzoletti al semaforo vicino alla sua agenzia gli rapiscono il cuore e risvegliano in lui quell’istinto paterno che non ha mai potuto assecondare. Il piccolo Samir per un breve periodo sembra essere il figlio che Mathieu non ha mai avuto e che avrebbe, forse, potuto cambiare la sua esistenza. Il male degli uomini, però, è sempre in agguato e accade qualcosa di terribile, qualcosa che tormenterà la coscienza di Mathieu per anni, finché gli intrecci complessi e banali della vita non lo porteranno a fare i conti con i suoi errori e con il misterioso passato della sua famiglia. E tutto si chiarirà: Mathieu scoprirà che per ogni verità svelata, cento restano nascoste e che anche i ricordi d’infanzia possono celare segreti difficili da comprendere, ma che c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio…

Recensione

L’opinione di Francine

La verità ci rende liberi e l’amore ci rende bugiardi. Queste frasi mi hanno fatto compagnia per tutta la lettura di Le due verità dell’amore e mi fanno compagnia tutt’ora, dopo averlo finito. Un libro complesso che parla di sentimenti, della ricerca di se stessi e della brutalità che ci sta intorno. Roberto Mocher ha un modo molto delicato e diretto di raccontare fatti sconcertanti. Il pugno allo stomaco ci arriva comunque, perché non si può leggere di certi argomenti rimanerne indisturbati.

Una storia raccontata al presente con costante evocazione al passato. Scorrevole e molto coinvolgente. Sono stata catapultata nella Sicilia del novecento, nell’Inghilterra del dopoguerra, nella Francia e nella Sicilia dei giorni nostri. Una scelta molto audace, questa dell’autore, di ambientare il suo racconto su due piani temporali diversi. Da una parte troviamo la storia di vita quotidiana di Mathieu, dall’altra seguiamo, sempre in terza persona, il racconto di come i genitori di Mathieu si sono conosciuti nel dopoguerra e di come hanno vissuto il loro amore tormentato. Può piacere o pure distrarre il lettore, ma in questo caso specifico era quasi necessario per farci capire le dinamiche che hanno portato Mathieu a essere quello che è.

Quarantenne, sposato, gestisce senza molto successo o entusiasmo una piccola agenzia di viaggio lasciata dal padre in un paesino della Sicilia. Ama raccontare di come i genitori si sono conosciuti, idolatra la mamma. Quest’ultima, di carattere forte e deciso, vive in Francia, motivo per cui il figlio sporadicamente va lì per trovarla. La vita di Mathieu trascorre senza che nulla accada fino a quando non conosce e rimane stregato da due occhi di colore diverso: Samir, piccolo arabo che vendi fazzoletti al semaforo nella piazza del paese. Un incontro che segnerà queste due persone nel profondo.

«Non ti faccio niente» gli disse in francese, con il tono più rassicurante di cui era capace. Il bambino, per tutta risposta, cominciò a piangere di un pianto muto, una sorta di lamento impercettibile che affiorava solo nel respiro affannoso. Mathieu non aveva mai provocato il pianto di un bimbo e ne rimase frastornato. I due si guardavano in silenzio. Quando dagli occhi di due colori due grosse lacrime scesero a solcare le guance del bambino, l’uomo si scosse e strinse a sé il gracile corpicino. Samir rimase rigido, sorpreso da quell’abbraccio. Restarono abbracciati fino a quando il pianto muto cessò e il bambino voltò il capo a cercare lo sguardo dell’altro.
«Tu non mi dai botte».
Non era più una domanda. Samir si stava affidando a quell’uomo così diverso da quelli che aveva conosciuto fino allora. Era la prima volta che non aveva timore di un maschio adulto. Sentiva che non gli avrebbe fatto del male.

Mathieu avrà un ruolo inconsapevole ma decisivo nel destino crudele che la vita ha riservato a Samir. Una storia raccontata in parallelo alle altre già accennate prima, tristissima e crudele, che mi ha fatto accapponare la pelle e rivoltare lo stomaco. La pedofilia e il traffico di essere umani è qualcosa di inclassificabile. Mi mancano le parole per descrive il vuoto che mi è rimasto dentro leggendo di Samir, avendo la certezza che questo problema purtroppo è molto reale e che succede a tantissimi bambini ogni giorno. 

E forse perché sentiva che anche la ragazza aveva paura, anche se il mare era calmo e c’era tanta gente, ma tanta da non potersi spostare di un passo, si era stretto a lei come se fosse davvero sua madre. Il secondo giorno, all’alba, si era svegliato un po’ più stanco e più spaventato. Non era il solo: tutti, anche gli uomini più forti, non avevano più negli occhi la stessa speranza che avevano alla partenza. Tutti guardavano l’orizzonte, ma c’era solo mare, nient’altro che mare. Quando scese la notte, gli altri bambini cominciarono a piangere ancor più disperati delle notti precedenti. Lui no, lui continuò a fissare gli occhi della donna che scrutava l’orizzonte come se cercasse nel buio qualcosa di noto. All’improvviso quegli occhi cambiarono espressione, si socchiusero e fissarono un punto preciso, lontano. Samir guardò in quella direzione e vide un fascio di luce bianca che si avvicinava.
La donna strinse a sé i due bambini, si chinò su di loro e, come se stesse svelando un segreto, sussurrò: «Les italiens».

Non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro, tantomeno possiamo affermare di conoscere veramente il passato delle persone che ci stanno accanto. La vita è fatta di verità nascoste e in certe circostanze, fatti mai svelati prima vengono a galla. La storia di Anchovy, padre di Mathieu, è ambigua, frutto di una terra devastata, della povertà e dell’ignoranza. Non voglio approfondire, non sarebbe giusto, perché racconta di un luogo e un tempo a me (straniera) sconosciuti. Vi dico soltanto che gli orientamenti sessuali non vanno mai giudicati.

Bravissimo Mocher a esporre i fatti. In più di un’occasione, lascia il lettore con il fiato sospeso e con la voglia di saperne di più sui tanti personaggi che ci sono stati presentati. Mi piacerebbe poter parlare di più sul finale, che mi ha sorpresa. Non che non me lo aspettassi, anzi, mentre leggevo “sapevo” già come sarebbe andata a finire, ma l’autore è riuscito a farmi cambiare idea per poi farmi avere ragione.

Un racconto malinconico che fa riflettere e commuovere. Un libro che rileggerò al più presto, con calma e consapevolezza dei temi trattati. L’amore viene vissuto e presentato in tanti modi diversi in questo romanzo. Le verità in questo racconto sono indubbiamente molte più di due e, tornando alle frase iniziale, l’amore ci rende bugiardi.

Fiamme Sensualità hot

FrancineSenna

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StaffRFS

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