Care Fenici, oggi Tracy ci parla in anteprima del nuovo libro di Sara Bilotti, “I giorni dell’ombra”
Vittoria si avvia lentamente verso i trent’anni, ma non è mai diventata veramente donna. Ha vissuto da reclusa, con una sorella più piccola che soffre di agorafobia, una madre rassegnata e letargica, un padre violento e possessivo. Tutta la sua esistenza si è da sempre concentrata nel palazzo in cui abita, e nel piccolo mondo che lo popola. Ed è dentro il palazzo che, da qualche tempo, ha trovato nuove ragioni di speranza: in Daniel, il talentuoso scrittore del quale può permettersi di essere innamorata, nella certezza che il suo sentimento non sarà mai ricambiato, e in Lisa, la ragazza vitale e sfrontata che si serve di Vittoria per i propri piccoli sfoghi quotidiani, e le consente di proiettarsi per procura in quel mondo che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Quando Lisa scompare da un giorno all’altro, nessuno nel palazzo sembra preoccuparsene: tutti sono convinti che sia partita per uno dei suoi vagabondaggi amorosi e che presto tornerà. Vittoria però è sicura che l’amica sia in pericolo e che le sia successo qualcosa di brutto. E comincia a violare la semiclausura cui è condannata da anni, nel tentativo di arrivare alla verità. Senza fermarsi davanti a nulla: neppure al sospetto che nella sparizione siano coinvolte le persone che le sono più care e che ritrovare Lisa significherà uscire dalla propria prigione e affrontare una volta per tutte, indifesa, il mondo fuori.
Profondo come la mente umana e buio come la notte.
Non saprei come descrivere questo libro, perché mi ha lasciato dentro tante di quelle emozioni, che stare qui ad analizzarle, mi creerebbe notevoli disagi.
Amo libri come questi, ma ci lascio un po’ della mia anima ogni volta che li leggo, perché mi identifico con i personaggi e parte di loro lascia tracce dentro di me, insieme a pensieri confusi e tanta solitudine.
Perché non parliamo di storie lontane, così fredde che ci sfiorano appena, ma di un qualcosa che appartiene al nostro vissuto e sembra risalire, lentamente, dal profondo del nostro IO per riportare alla mente pensieri dimenticati.
Siamo a Napoli, con i suoi quartieri, i suoi tanti vicoli, i tanti volti nascosti dietro le tende a spiare il nostro cammino.
Tutti osservano, ma nessuno osa dare voce ai propri oscuri pensieri, come su Lisa, che è scomparsa.
Sembrerebbe uno stupido fastidio dare un senso a questa cosa, poiché Lisa lo ha fatto spesso. Quando non ne può più, mette tutto in valigia e se ne va, senza dire nulla, mandando solo qualche breve messaggio a Vittoria, la sua migliore amica, per rassicurarla o per confidarle i suoi malumori o le sue gioie, ed è sempre stata presente.
Ma questa volta qualcosa “stona”. Questa partenza improvvisa, le serrande giù, nessuna comunicazione, un telefono che suona a vuoto…
Vittoria sente un senso di angoscia, inspiegabile, che le si attacca addosso come una malattia, da cui deve assolutamente guarire.
Nulla può Daniel, o Marco, o i suoi vicini.
Inizia un lento scavare nella vita di tutti, con domande a mezza voce, con pensieri sussurrati, perché dietro quelle mura si nascondono storie oscure.
Anche Vittoria non può parlare di quella paura terribile che l’abbraccia quando sua padre la massacra, sia fisicamente che verbalmente, momenti in cui lei tace. Sono vivi solo gli occhi e i suoi pensieri, quelli che riguardano una madre assente, perché rifugiata in un mondo tutto suo, o sua sorella Maria, che soffre di crisi di panico e non può lasciare quella casa, diventata ormai la loro prigione, il loro passato, il loro fatiscente futuro.
Fu in quei primi minuti che capii la verità: esistere non è come accendere o spegnere un interruttore. Se hai deciso di non esistere, tornare in dietro è impossibile.
Una voglia subdola di emergere, di appropriarsi di sentimenti come l’amore, un futuro, un qualcosa che la strappi via da quell’oscurità, ma c’è la consapevolezza di volersi abbandonare perché le forze sono fuoriuscite dal suo corpo, che sempre più debole, si lascia andare.
E poi ci sono quei sospetti, quelle menti malate che attentano alla sua piccola cella mentale in cui si è chiusa, che tentano di prendersi il suo unico legame con la vita, seminando dubbi e oscuri pensieri.
Come i messaggi anonimi inviati a Daniel: piccole lacrime nere che vanno a scavare nel suo terribile passato e nel presente, sempre più complicato.
Non sa amare, Daniel, non vuole amare. Vuole solo ritrovare sua sorella attraverso i suoi ricordi e il suo affamato desiderio di cancellare ciò che è stato.
Vi. 3. Colpevole.
Indietro nel tempo
abito un luogo incerto
prendo i resti di noi
e attendo nell’ombra.
Arriva con te un’ombra
trova l’angolo nascosto
bui e lunghi tentacoli
allunga su di me
Insomma, preparatevi a un viaggio in un mondo fatto di ricordi e cose dimenticate, come il parlare con il “voi” opposto al banale e asettico “lei” del resto della penisola italica, a entrare in punta di piedi in famiglie che sembrano uscite da una cartolina letteraria, mentre sono ancora tristi realtà di uno spaccato sconosciuto ai più.
E ad amare Vittoria, nella sua tiepida vita protesa a conquistare un raggio di sole, mentre inizia una discesa ripida verso l’Inferno e ciò che è stata la sua vita.
Un romanzo “noir” e nostrano, dove l’autrice nasconde la suspense dietro la vita quotidiana, conquistandoci con la sua protagonista così vera, eppure così complicata.
Come in ogni thriller che si rispetti, io mi fermo qui e attendo che voi iniziate questo nuovo percorso di lettura, ringraziando l’autrice di averci fatto vivere un vero viaggio nella letteratura noir nostrana. Altro che americanate!
Buona lettura!