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Recensione: “Il giallo della villa abbandonata” di Riccardo Landini

Titolo: Il giallo della villa abbandonata

Autore: Riccardo Landini

Genere: Giallo

Editore: Newton Compton Editori

Pagine: 196

Data di uscita: 28/05/2020

Astore Rossi, un restauratore, è stato incaricato di fare una valutazione di alcuni mobili antichi nella vecchia villa fatiscente appartenuta a una no­bildonna recentemente scomparsa.
L’erede, Roberta Arditi, spera di ricavare più denaro possibile, ma Astore si rende conto che i mobili sono di scarsissimo valore e in pes­sime condizioni. L’unico oggetto che lo colpisce è un quadro, una crocifissione in cui Cristo è ritratto in una postura inconsueta, circon­dato da strane figure. Decide così di rivolgersi a un esperto, il professor Zeni, il quale è certo che si tratti di una delle pochissime opere di Jo­seph Balkan, artista tedesco dalla fama oscura, amico di Arnold Böc­klin, al quale si attribuivano poteri negromantici tra cui quello di evo­care i defunti. Zeni chiede e ottiene di poter portare nel proprio studio il quadro per esaminarlo con più calma. Due giorni dopo, mentre è intento a restaurare un tavolo, Astore riceve una visita inequivo­cabile… Dunque nasconde davvero un segreto, quel dipinto misterioso?

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a capire perché io, ramarro celato sotto alle pietre per sfuggire alle mire di rapaci e passanti, dovessi ciclicamente essere oggetto delle attenzioni del destino che mi riservava un ruolo da protagonista in storie che non mi appartenevano.  E che, a dirla tutta, non mi avevano mai portato nulla di buono.

(Tratto dal libro)

Ciao a tutti, amanti della lettura!

Che mai potrebbe succedere a un uomo che conduce vita e lavoro senza infamia e senza lode nella sua piccola bottega di restauri? Sulla carta nulla… Astore Rossi è un uomo solitario, la cui esistenza si trascina stancamente senza grossi scossoni. Da quando giovincello finì in carcere a causa di un reato di droga commesso da alcuni suoi amici ma la cui colpa ricadde su di lui, ha sempre cercato di evitare qualsiasi evento che avesse anche solo lontanamente la parvenza di un problema.

Il signor Rossi sarebbe l’anonimo per eccellenza se non fosse per la rarità del suo nome di battesimo. Purtroppo il destino spesso si accanisce proprio sulle anime più disgraziate, divertendosi a giocare con esse come il gatto col topo.

Tutto inizia quando Astore viene contattato da una certa Roberta Arditi per la stima di una serie di mobili, manufatti e cianfrusaglie varie, presenti in una vecchia villa di famiglia di proprietà della zia, passata a miglior vita. A Roberta interessa solo vendere la baracca – nessun termine è più adatto a descrivere il rudere fatiscente in cui si è trasformata quella che un tempo doveva essere una splendida abitazione – al miglior prezzo possibile. Se riuscisse poi a guadagnare anche qualcosa dal mobilio tanto meglio.

Il nostro restauratore si presenta all’appuntamento di mala voglia… lui i mobili li restaura mica è un commerciante… tuttavia decide di accettare di presentarsi alla villa degli orrori nella speranza di trovare qualche mobile cui possa essere restituita un po’ di dignità. Immaginatevi la delusione di Astore e, soprattutto, di Roberta alla scoperta che quell’accozzaglia di oggetti non vale praticamente nulla!

Proprio quando Astore sta per mettere fine alla visita e tornare alla sua piatta vita, un quadro dal soggetto singolare attrae la sua attenzione; il dipinto ritrae una crocifissione e lo stile gli ricorda vagamente un pittore quasi del tutto ignoto di nome Joseph Balkan, conosciuto più per una strana leggenda che gli attribuiva poteri da negromante che per le due doti artistiche.

Comunque, leggenda a parte, per poter essere sicuro dell’effettiva autenticità del quadro e conseguentemente del suo valore economico – unico aspetto che interessa alla Arditi – Astore decide di consultare il Professor Zeni, esperto d’arte. E sarà da questo momento che inizieranno i problemi… e belli grossi.

Il giallo della villa abbandonata ci catapulta in uno di quegli oscuri scenari in cui thriller e mistero religioso si fondono, oscillando tra la storicità degli eventi e la leggenda. Trattasi di un tema che ha trovato una delle sue più alte realizzazioni nei libri di Dan Brown, ma che viene trattato da Riccardo Landini con un’adeguata dose di leggerezza, senza però scadere nel faceto. Il ritmo della scrittura e dello svolgimento narrativo è difatti molto serrato e tiene il lettore sulle spine sino all’ultima pagina, senza però riempirlo di ansia. Anzi, in alcuni momenti riesce anche a strapparci qualche sorriso.

Il personaggio di Astore Rossi incarna alla perfezione il malcapitato che pur senza volerlo si trova inevitabilmente nel posto sbagliato al momento sbagliato e con un tempismo che lascia molto a desiderare.

Eh, sì… perché Astore quando dovrebbe scappare non lo fa e si ritrova in un guaio… e se scappa lo fa nel momento meno propizio e si ritrova in un pantano anche peggiore… tanto da arrivare a convincersi di essere un bersaglio prescelto per le disgrazie.

Lei crede in Dio, Astore?”

Mi verrebbe da rispondere come Woody Allen: temo che sia Lui a non credere in me, visti i bei regali che mi riserva.” (Tratto dal libro)

Quando nella sua vita compare Don Paolo Caraffieri – un uomo che sembra più un agente segreto che un prete – il nostro “povero artigiano che campa riparando sedie e comò” si ritrova suo malgrado invischiato in un intreccio più grande di lui che lo costringerà a trasformarsi dapprima in improbabile investigatore, poi in fuggiasco e infine in aspirante eroe senza allori.

Perché se sei un sempliciotto, tale rimani nonostante i tuoi sforzi. E non puoi fare altro che accettarlo.

Se avete voglia di un crime diverso dal solito in cui religione, storia, arte e leggenda sono calati alla portata di tutti, questo è il libro che fa per voi.

Alla prossima.

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