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Recensione: Il Circo Del Mare di Maurice Fay

COLLANA: RAINBOW

Titolo: Il circo del mare

Autore: Maurice Fay

Genere: Fantasy

Lunghezza: 250 pagine

Editrice: Triskell Edizioni

Data di pubblicazione: 03 Gennaio 2022

Per sfuggire al massacro del suo popolo, il sireneide Fati cerca rifugio in un peschereccio, ma viene venduto a Ismael, lo spietato proprietario del Circo del Mare.

In fuga dal passato, catapultato in un presente ancora peggiore, deciso a scappare e trasformato nell’attrazione principale del circo, Fati si ritrova invischiato in una società che non conosce, quella umana, fatta di maschere e sottintesi, e quando un efferato delitto si consuma fra gli artisti, la possibilità di fuggire e tornare negli abissi gli si presenta, ma inizia a chiedersi se sia ciò che vuole davvero.

Possibile debba scendere a patti proprio con Ismael e collaborare per scoprire il colpevole? Una cosa è certa: l’assassino non può essere la Bestia, nonostante tutto sembri ricondursi a lui. Fati sa che è innocente e intende dimostrarlo, ma ecco che gli abitanti del circo iniziano a sparire misteriosamente.

Riuscirà a risolvere questo enigma e a salvare tutti quanti?

Ho scelto questo libro dalla copertina, e sì, lo so che non si giudicano da lì, ma se ci si perde tanto tempo e impegno nel crearle un motivo ci sarà!

Quindi, partiamo col dire che la cover è accattivante, ti dà più o meno l’idea di quello che andrai a leggere e fa il suo dovere.

Ma veniamo al romanzo: abbiamo dei buoni personaggi, ben caratterizzati con background definiti e con peculiarità singolari. Ognuno, a suo modo, ha una storia da raccontare e ha i suoi motivi per fare quello che fa, nel bene e nel male; per non parlare del word building, assolutamente non scontato.  Altra cosa interessante sono un paio di antefatti niente male come la lotta tra uomini squalo e sirenidi, e il fatto che i sirenidi (e di conseguenza tutte le altre creature antropomorfe del mare) si siano rivelati al mondo.

La trama si srotola intorno a un omicidio avvenuto all’interno del circo che fa da punto fermo e ci accompagna alla scoperta dei personaggi e delle loro storie.

Ma Andiamo per ordine. Il protagonista è un sirenide, Fati, che viene catturato e venduto al circo come un trancio di merluzzo. Viene legato e malmenato; prima dai pescatori, poi dai garzoni del circo e alla fine pestato a sangue e poi frustato dal direttore, che gli preannuncia che oltre a farlo esibire contro la sua volontà, lo farà prostituire.

In tutto questo il protagonista che fa? Nota quanto il direttore del circo sia figo.

Io la sindrome di Stoccolma la posso anche capire, ma credo ci voglia un tempo minimo affinché il prigioniero trovi dei lati positivi nel proprio carceriere. Mentre qui è tutto troppo veloce, almeno nelle primissime battute, perché andando avanti con il testo i pregi del direttore vengono fuori e si dà un senso ai sentimenti che Fati prova nei suoi confronti.

Per mezzo romanzo il sirenide rimane in bilico e non sappiamo se si innamorerà del direttore del circo o della Bestia, un ibrido sirenide-uomo squalo apparentemente prigioniero come lui.

Non dirò, ovviamente, quale dei due sceglierà ma devo fare un plauso al modo in cui l’autore ci fa arrivare a questa scelta. Lo sbocciare e l’evolversi del loro amore è davvero ben descritto. Appassionante e romantico.

Nel frattempo avviene questo omicidio, e tutti contro tutti nella migliore tradizione Agathachristiana in cui saltano fuori altarini, figli illegittimi, amori galeotti e piacevoli excursus sul passato dei personaggi. Purtroppo però non c’è nulla che mi lasci una semina per una delle cause dell’omicidio o per le motivazioni del carnefice. Ed è un peccato perché le altre avevano senso, erano ben seminate nella trama e mi hanno permesso di scivolare in modo fluido fino alla rivelazione.

Chiaramente non posso dirvi quale delle motivazioni non mi abbia convinta, ma posso dire che la trama si sarebbe retta bene anche senza.

La parte migliore del romanzo, per me, avviene nel finale, quando Fati racconta a un ragazzino il riassunto dei fatti, narrandolo come fosse una favola, con tanto di morale e con un paio di spunti contro la violenza di genere, che di questi tempi non fanno mai male.

Anche tutta la parte onirica è trattata molto bene. Fati sogna e il narrato di quei sogni è particolarmente vivido, tratteggiato con cura.

Purtroppo non ho apprezzato la scelta di usare due diversi segni di dialogo, uno per la lingua degli umani e uno per quella dei sirenidi, soprattutto perché incasina il punto di vista. Teoricamente il protagonista non dovrebbe capire nulla del linguaggio umano, per cui quando il punto di vista è il suo, leggere tutto quello che si dicono gli altri mi fa perdere l’immedesimazione col personaggio. Idem quando è Fati a parlare, magari con la Bestia e il pov è su un umano.

C’è una parte del romanzo che vede Fati e la Bestia al mercato, quest’ultimo parla con gli umani, traduce a Fati e gli lancia delle occhiate per farsi capire. Quella parte mi è piaciuta molto, mi ha mostrato la difficoltà del protagonista nel vivere in un mondo estraneo e il suo impegno per riuscirci. Mi sarebbe piaciuto fosse stato tutto così, ma non si può avere tutto dalla vita.

In sintesi, una buona idea che si perde un po’ nella realizzazione e buoni personaggi che si perdono un pochino in una trama perfettibile.

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