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Recensione: Il Bambino Nella Valigia (2015)

Il bambino nella valigia

Per Il giorno della memoria ho scelto di vedere Il Bambino Nella Valigia, un film sugli orrori della Seconda Guerra Mondiale, tratto dal libro Nudo tra i Lupi di Bruno Apitz. Lo stesso scrittore ha provato sulla sua pelle la terribile esperienza del campo di concentramento di Buchenwald e la storia raccontata è ispirata a quella vera del piccolo Stefan Jerzy Zweig.

Regia: Philipp Kadelbach

Titolo originale: Naked Among Wolves

Genere: Drammatico

Paese: Germania

Durata: 105 minuti

Cast: Florian Stetter (Hans Pippig), Peter Schneider (André Höfel), Sylvester Groth (Helmut Krämer), Sabin Tambrea (Hermann Reineboth), Rainer Bock (Alois Schwahl), Robert Mika (Zacharias Jankowski), Vojta Vomacka (Stefan), Robert Gallinowski (Robert Kluttig), Rafael Stachowiak (Marian Kropinski), Ulrich Brandhoff (Heinrich Schüpp), Torsten Ranft (Mandrill), Andreas Lust (Förste), Leonard Carow (Johann), Jens Harzer (Bochow).

Trama: Nel campo di concentramento di Buchenwald alla fine di marzo del 1945, il prigioniero Hans Pippig scopre che è in arrivo un bambino ebreo. Se scoperto, il bambino di tre anni è sicuro che morirà. (Fonte: mymovies.it)

“I nazisti ci hanno rapato la testa, ci hanno tolto volto e nome e ci hanno dato un numero: ci hanno requisiti gli abiti e ci hanno messo addosso delle strisce. Noi per loro siamo delle diligenti api operaie, costruiamo le loro case e i loro giardini. Ogni ape ha le sue strisce, io lo stesso aspetto tuo, e tu hai lo stesso mio. Ma le api hanno anche il pungiglione. E Kluttig una volta deve per cacciare la mano nello sciame” (Tratto da Nudo tra i lupi)

Il bambino con la valigia racconta la vicenda di Hans Pippig, un prigioniero deportato per propaganda bolscevica insieme al padre. Quando quest’ultimo viene ucciso, Pippig viene preso sotto l’ala protettiva del kapò André Höfel e messo a lavorare nel magazzino degli oggetti confiscati ai deportati al loro arrivo. Nel marzo del 1945, nel lager di Buchenwald arriva il detenuto Zahariash Jankowski e nella valigia che porta con se è nascosto Stefan, un bambino di tre anni non registrato dai tedeschi. Con il favore di Höfel, Hans e i suoi compagni decidono di nascondere Stefan ai nazisti, mettendo a repentaglio le loro stesse vite (se ancora si può chiamare in questo modo quello che stanno passando).

Il Bambino Nella Valigia

Tra torture, violenze e atrocità di ogni genere, a questi uomini è rimasta ancora dell’umanità dentro di loro e compiranno questo enorme atto di coraggio nei confronti di un bimbo che è diventato il simbolo della speranza in un futuro diverso da quello della prigionia. Arriveranno anche a mettere a rischio l’organizzazione segreta della resistenza nata all’interno del campo per salvare questa piccola scintilla di vita che è arrivata in quel luogo di morte.

Viene mostrata la solita “routine” dell’arrivo del treno merci con i vagoni pieni di gente accolti con violenza dai nazisti, la selezione, lo spogliarsi, il venir rasati, la doccia gelida e la distribuzione dei vestiti a righe già usati da altri senza curarsi della stagione o del tempo. Accanto a queste scene del film, ne sono inserite altre vere sia dei detenuti (senza una reale differenza fra i cadaveri e gli scheletri viventi ancora in vita) sia dell’avanzata degli alleati. Sono immagini dure, sconvolgenti che mi lasciano ogni volta che le vedo un qualcosa dentro, una magone ma nello stesso una rabbia di come la scempiaggine di pochi abbia portato alla distruzione di molti.

Il Bambino Nella Valigia

È un film commovente ed emozionante dove ho visto il tentativo di non morire nonostante tutto; i nazisti tutti presi a volersi salvare la pelle e a non lasciare in vita nessun testimone o a ingraziarsi i prigionieri con piccolissimi gesti per conquistare la clemenza loro e degli americani che sono in arrivo. Molto significative per me le parole finali del capo della resistenza quando il campo è nelle loro mani: “Non devono uccidere a caso, se si daranno al linciaggio non saranno migliori delle SS e delle loro efferatezze”.

Vi lascio adesso con una scena del film qui che mi ha commosso particolarmente e secondo me racchiude il senso di tutto… per non dimenticare.

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