
Tatuaggio ispirato (Montgomery Ink #0.5)
Tatuaggio spinoso (Montgomery Ink #1)
I confini della tentazione (Montgomery Ink #2)
Un passo difficile (Montgomery Ink #3)
Stampato sulla pelle (Montgomery Ink #4)
Marchio indelebile (Montgomery Ink #5)

Ben trovate, Fenici!
Ammetto di averci messo qualche giorno (ok, forse molti di più) per buttare giù questa recensione. Il motivo? I confini della tentazione è, purtroppo, un vero e proprio disastro! Attratta dalla copertina e, soprattutto, dal fatto che C. A. Ryan è definita come “autrice di best seller per il New York Times” (cit. dalla copertina), inizialmente non vedevo l’ora di cominciare a leggere… almeno fino a quando non sono arrivata al terzo capitolo. Giuro, per la prima volta in vita mia ho desiderato abbandonare un libro, il che è tutto dire. Ah, piccola premessa: non ho letto il primo volume, poiché, seppur collegati tra loro, sono autoconclusivi.
Andiamo per gradi. Per quanto riguarda la trama, è la classica dei romance.
Decker Kendrick è un “cattivo ragazzo” (almeno di questo è convinto lui), con un padre alcolizzato e violento e una madre eternamente vittima, che non vuole denunciarlo nemmeno dopo esser finita in ospedale. È il figlio, appena dodicenne, a trovare il coraggio di andare alla polizia. Così, il bastardo finisce in galera, ma… beh, ovviamente deve uscirne, altrimenti che trama avremmo? Cooomunque, viene “adottato” (non legalmente) dalla famiglia Montgomery, già conosciuta nel primo romanzo della serie e che qui si ripresenta in tutto il suo splendore. Gli anni passano, Deck si diploma, va al college, e trova lavoro nell’impresa edile dei fratelli Montgomery. Ha, però, la costante fobia di diventare come il padre.
Nel frattempo, s’innamora della piccola di casa, Miranda, di sei anni più giovane e da poco diventata insegnate in un liceo. Per rispetto della famiglia che lo ha cresciuto come un figlio, cerca di nascondere i suoi sentimenti, fallendo miseramente. Una sera, nel suo appartamento, la dolce Mir lo bacia, ma lui tenta in ogni modo di allontanarla, provando persino a spaventarla.
Stufa di aspettarlo, la ragazza inizia a uscire con un suo collega, Jack, ma si dimostra fin da subito molto… particolare. Maniaco del controllo, ossessionato e psicopatico, dopo un solo appuntamento è convinto che lei sia già sua. Al rifiuto della giovane, la segue e, fuori casa, la spinge contro una parete e inizia a picchiarla. Miranda, però, non è una donzelletta qualunque e, nonostante la paura folle che prova, riesce a reagire e rifugiarsi nell’abitazione (dieci punti a Grifondoro per la ragazza con le contropalle! Davvero, mi ha gasata!). Chiama immediatamente la polizia, ma i due colleghi che arrivano all’appartamento non sono esattamente dei migliori. Il più anziano insinua che lei stia dicendo il falso e in realtà si sia data volontariamente al sadomaso (tutto questo mentre lei ha il volto tumefatto e pieno di sangue… mah); inoltre evitano di interrogare i DUE testimoni da lei forniti per dimostrare la lite… bah! Posso capire che l’autrice abbia voluto rispecchiare le incongruenze dell’epoca moderna, ma qui si è un tantino esagerato! Vabbè, tralasciamo questo, altrimenti scriverei una tiritera infinita.
Incazzato nero, Decker la porta a casa con sé e… beh, da cosa nasce cosa e i piccioncini finalmente tromb… ehm, si godono il loro amore. Vi avviso, però, la prima scena di sesso tra i due dura all’incirca una decina di pagine, letteralmente. L’ho trovata inutilmente lunga e stucchevole.
Ovviamente, nascondono tutto alla famiglia per evitare casini e ripercussioni, ma anche perché, prima di ufficializzarlo, vogliono essere più che sicuri della loro decisione. Scelta, a mio avviso, più che saggia, ma il migliore amico di Deck e fratello di Miranda non è d’accordo. Scoperta la verità, fa accadere un pandemonio. Insomma, ci sono i classici chiarimenti, i due finalmente possono stare insieme, MA (beh, deve per forza esserci un ma, non credete?) Jack torna all’attacco e Miranda finisce in ospedale con diverse fratture e contusioni.
Decker, terrorizzato di fare lo stesso, anziché restarle accanto decide di lasciarla lì, con una semplice lettera. Ci vorranno il ritorno del padre e una chiamata della madre dall’ospedale per fargli comprendere realmente quanto sia diverso dal genitore.
Trama, tutto sommato, neanche tanto male, devo ammetterlo. È tipica dei romance, ribadisco, carica di clichés e situazioni trite e ritrite, che tuttavia apprezzo molto. Non è questo, dunque, l’oggetto della mia critica. Purtroppo non posso nemmeno commentare il testo in sé, poiché non ho letto la versione originale.
La vera tragedia greca, care Fenici, è la traduzione! Presumibilmente priva di una qualunque casa editrice italiana (o almeno cosi spero per il suo portafogli), la Ryan ha, evidentemente, deciso di fare copia e incolla del romanzo e tradurlo con Google Translate. Potete ben immaginare lo sturcio che ne è venuto fuori! Editing assente, i dialoghi risultano senza senso e inconcludenti, il testo è PIENO di ripetizioni e, peggio di qualunque altra cosa… nei SOLI primi due capitoli ci sono TRE congiuntivi sbagliati!!! Ma scherziamo?!?! I cinque euro peggio spesi della mia vita! Sono a dir poco sconcertata, considerato che il cartaceo costa sui dodici euro. Errori in questa fase ci sono sempre, siamo d’accordo; ma non puoi pubblicare, a un costo così elevato, un libro tradotto con Google. È sbagliato e, soprattutto, irrispettoso per chi legge e per chi si fa in quattro per fare un buon lavoro a proprie spese.
Per non parlare, poi, delle scene di sesso! Sembra quasi un esperimento di PornHub: “mi annoio, che ne dite di trascrivere i video e pubblicarli in un libro?”. Oh, ovviamente è anche una pessima copia di Cinquanta sfumature! La donna è vista come mero oggetto di piacere, capace solo di ricevere ordini ed eseguirli per compiacere il partner. Volgari e ricche di un dirty talk esagerato e misogino, almeno per me.
Altra grave pecca è l’inserimento di parentesi nel discorso, nella narrativa non dovrebbero nemmeno essere contemplate. La scrittura risulta, quindi, spezzata e poco fluida, difficile da seguire.
Dulcis in fundo: dopo queste 234 pagine, ancora non ho capito come siano fatti i protagonisti, in quanto non sono presenti neanche le più minime descrizioni dei connotati fisici.
Insomma, Fenici, per me questo romanzo è un vero e proprio fiasco, impossibile da consigliare!
Alla prossima!