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Recensione: “For the love of English” di A.M. Hargrove

Care Fenici, ecco la recensione di La Min su “For the love of English”, il nuovo libro di A.M. Hargrove

Beckley Bridges, padre single, è sexy da far paura. Sul serio, è la cosa più bollente da quando è stato creato il sole, tanto che se gli rompi un uovo addosso, quello inizia a sfrigolare. Quindi qual è il problema? Che è anche uno stronzo colossale. Lo odio, quel bastardo. Cerco di evitarlo in ogni modo, ma per qualche motivo salta fuori ovunque io vada.

Il vero problema, però, è sua figlia, English. È un’adorabile, eccentrica bambina di prima elementare, e la cosa più dolce da quando hanno inventato il tè freddo. Ed è una dei miei scolari, ma è anche l’amore della sua vita. Perciò devo per forza avere a che fare con lui a livello professionale. Non è semplice. Su una scala che va da facile a difficile, avere a che fare con Beckley Bridges è come avere a che fare con delle unghie che grattano sulla lavagna.

Ma dato che la madre di English cerca di ottenere la custodia, dopo averla abbandonata sulla porta di Beckley quando era una neonata, lui è disposto a fare tutto il possibile per tenerla con sé.

È per questo che mi ha fatto la proposta.

E per quanto la cosa possa sembrare folle, mi sono ritrovata a pensarci su.

 

Oggi vi parlo di un libro che mi ha fatto pensare ed entrare in un dibattito interiore non indifferente, non è stato semplice recensirlo. Nonostante la sinossi rimandi apparentemente ad un romance-passion con note ben evidenti di ironia, leggendo i ringraziamenti dell’autrice che si trovano all’inizio del volume, scopriamo che è una storia ben più complessa, quella che lei ci propone. Una trama non semplice da strutturare, considerando il tema delicatissimo: l’abbandono e l’affido di minori, e le dispute tra i genitori naturali per ottenere la loro custodia legale dei figli, che a volte diventano vere e proprie battaglie legali. Questa esperienza, marginalmente, è stata vissuta dall’autrice nella sua vita privata e le ha dato lo spunto per scrivere questo romanzo. Ho apprezzato molto due cose in merito alla scelta dei temi trattati. La prima è che si vuole catturare l’attenzione del lettore sulla figura paterna, e apprezzo che, nei libri da 0 a 99 anni, vi sia modo di conoscere tutte le sfumature della realtà oggettiva in cui viviamo. I padri sono figure complesse che hanno avuto un’evoluzione sociale e pedagogica notevole in un tempo relativamente breve, se pensiamo ad appena un secolo fa e alle restrizioni, credenze e rigidità richieste dalla cultura d’un tempo. Al giorno d’oggi, invece, si riconosce l’importanza della loro figura come ruolo cardine nella crescita dei bambini e si vedono sempre più spesso padri eccellenti e impegnati nella quotidianità della vita dei loro figli. Ma non dimentichiamo che ci sono anche uomini che lottano per vedere i propri figli e che ancora oggi non vengono posti alla stregua della ‘buona madre’ a prescindere da quanto entrambi siano ottimi o pessimi genitori. Altro punto a favore è senza dubbio quello di sottolineare l’aspetto della famiglia e dell’amore che circondano questi bambini e i loro padri single. Come dicevo, tema non semplice da affrontare e scelta coraggiosa da parte dell’autrice. Tuttavia non tutto di questo romanzo mi ha convinta e cercherò di spiegarvi come mai.

La storia inizia con un breve prologo che ci narra un evento di cinque anni prima: Beck, ragazzo diciannovenne di famiglia agiata, si sveglia stordito da una notte di baldoria perché richiamato dal padre e insieme ai suoi genitori scopre, in una scatola davanti a casa, una neonata. Nella scatola c’è anche una busta che contiene i documenti per l’affido totale, informazioni mediche e un breve scritto della madre della bambina, Abby, che fa luce sulla paternità della piccola. Spiega perché lei non voglia più far parte della sua vita e la abbandona, affidandola al padre biologico. In pochi istanti, un ragazzo appena maggiorenne diventa padre, di English.

Dal primo capitolo in poi la narrazione subisce un cambiamento, e a parlare è Sher, una giovane insegnante neo assunta alle prese con la sua prima classe di bambini della prima elementare. Entusiasta, determinata a fare di tutto per appassionarli e crescerli intellettualmente, ma anche amorevole e devota a un lavoro che ha fortemente desiderato svolgere da sempre. Sher sarà la maestra di English, la piccola, meravigliosa e vivacissima figlia di Beck. Durante questi capitoli raccontati dal punto di vista di Sher, intuiamo un tragico evento del suo passato che lei fa di tutto per tenere relegato nell’antro più buio e triste della sua anima.

I due protagonisti si incontrano e scontrano quasi immediatamente grazie ad English, perché i loro ruoli, genitore e insegnante della bambina, richiedono momenti di confronto e restituzione dell’esperienza scolastica. Capiamo immediatamente che tra loro scatta una scintilla ma non è subito chiaro di che natura sia. I due battibeccano spesso e l’autrice, forse per evidenziare l’enormità dei problemi che questo padre single deve affrontare, ce lo descrive come burbero al limite del tollerabile, ombroso e decisamente ostico nei riguardi dell’insegnante di sua figlia. Sher reagisce con sdegno e rabbia agli alterchi, sempre più frequenti, che li coinvolgono e se ci fermiamo al suo punto di vista, effettivamente quest’uomo bellissimo e sexy è un orco in piena regola. Eppure io non l’ho mai percepito così, nemmeno da principio, quando a parlare è solo Sher e la sua versione dei fatti non è propriamente a favore di Beck. Quest’uomo taciturno e diretto che appare freddo e scostante con tutti è, però, un padre evidentemente valido e amorevole, perché la piccola English è una bambina serena e gioiosa, non viziata o oppressa da mille attenzioni ma semplicemente sana e felice. Una bambina che quando è molto contenta di qualcosa afferma di stare sotto l’arcobaleno, espressione delicatissima che evoca molte emozioni e che ritroveremo più volte nel libro. Una trovata, questa dello stare sotto l’arcobaleno, che mi ha catturato il cuore da subito e mi ha fatto amare all’istante sia la bambina che la sua famiglia. I complimenti all’autrice, sono d’obbligo per la creatività e la semplicità con cui, in poche parole e con descrizioni davvero contenute di piccoli gesti, scelte d’abbigliamento ed espressioni fanciullesche adorabili, riesce a far innamorare il lettore di English. Il punto è proprio questo secondo me: a prescindere da Beck e Sher, English ti entra nel cuore e da quel momento in poi, tutto ciò che avviene e che la riguarda, lo si avverte direttamente nel cuore.

Davvero impossibili da non menzionare sono i nonni paterni, Anna (Banana) e Mark (Geepa) – scoprirete voi perché abbiano questi nomignoli – genitori di Beck, nonni meravigliosi ma soprattutto due figure supportanti e rinforzanti nella vita del figlio e dell’adorabile nipotina. Sono i genitori che tutti vorremmo avere, i nonni che tutti desideriamo e due persone davvero positive che non posso definire protagonisti per non mancare alla nostra coppia di innamorati, ma che senza dubbio hanno un ruolo cardine per tutta la durata della storia, e che ci insegnano, con il loro agire, che l’amore supera ogni ostacolo.

Per non eccedere nelle anticipazioni e rovinarvi il gusto della lettura, in merito a Sher e Beck vi dirò solamente che la loro è una bella storia d’amore, di compromessi e pazienza, con una passione davvero intensa che li avvince sin dal loro primo bacio. Ma anche una storia di riconoscenza, fiducia ed evoluzione emotiva che mi è piaciuta. Fortunatamente dopo i primi capitoli la narrazione procede a pov alternati quindi il lettore può finalmente comprendere meglio il punto di vista e la miriade di pensieri che affollano la mente di Beck. Mi chiedo se fosse questa l’intenzione dell’autrice, farcelo scoprire attraverso gli occhi di Sher per poi sorprenderci con le rivelazioni che seguiranno… io non ci sono cascata lo confesso: a me Beck è piaciuto sin dal primo momento, nonostante l’atteggiamento cupo e respingente che ha manifestato nei confronti di Sher. Questo perché sono stata attenta ai piccoli particolari che l’autrice semina qua e là nella storia e che permettono di scegliere quale strada percorrere nella lettura: ci affidiamo a lei e seguiamo la storia così come ce la racconta o scegliamo di raccogliere le bricioline di pane come Pollicino per scoprire l’altra via, parallela e meno appariscente? Questa seconda opzione è quella che ho scelto di percorrere io e mi sono divertita moltissimo a fare elucubrazioni, ipotesi e provare ad anticipare gli eventi a venire.

Penso vi innamorerete all’istante di English come del suo meraviglioso papà e alla fine non potrete che apprezzare Sher, Anna e Mark, veri pilastri di questa famiglia. Un amore, quello tra Beck e Sher, che nasce leggero come una piuma e che deve attendere per essere rivelato. Molte scelte iniziali saranno dettate dal bisogno, molti sbagli compiuti a causa di tensioni, paura e verità nascoste, ma alla fine tutto ciò vi farà apprezzare ancora di più il loro rapporto che scopriremo più solido di quanto essi stessi potessero immaginare. Nel momento del bisogno, quello vero, tutto verrà alla luce e se le difficoltà contingenti saranno sentieri impervi da percorrere, senza dubbio questa coppia imparerà a lasciarsi andare, affidandosi l’uno all’altra. E, cosa non meno importante, Beck e Sher saranno reciprocamente un punto di riferimento solido e permanente nella vita di English.

Abby tornerà, causando panico, tensioni e scelte difficili da compiere, ma anche qui preferisco che siate voi a comprendere la natura di questa donna e decidere cosa pensare di lei. In questo caso ometto il mio parere perché ogni commento potrebbe svelarvi dei passi chiave della storia che meritano di essere vissuti da ognuna di voi nel momento esatto in cui l’autrice deciderà di menzionarli.

È un romanzo che merita di essere letto e che, nonostante la storia d’amore e la passione travolgente e caldissima che i due protagonisti vivono, ha momenti davvero molto teneri, altri ironici e divertenti il tutto mixato all’interno di un contesto in realtà complesso e ricco di sfumature, positive e negative.

Devo dire di non aver mai letto nulla di questa autrice. Di questo libro mi ha colpita la trama, non lo nego, e il nome della casa editrice che lo ha pubblicato in Italia, che apprezzo sempre molto per le scelte editoriali che compie. Il motivo per cui non è stato semplice scrivere questa recensione e a causa del quale non mi sento di dare il massimo punteggio a questo romanzo è legato, forse, alla traduzione in italiano. Il libro è infatti diviso in diverse parti, la prima in particolare presenta molti errori grammaticali, verbi scorretti ecc. Migliora nel corso delle pagine come se lo avessero tradotto diverse persone e non una sola. Questo aspetto mi ha disturbata moltissimo. Altro aspetto negativo, ma devo ammettere che forse è una mia debolezza, l’utilizzo di un parlato eccessivamente scurrile da parte di Sher, anche quando non sarebbe stato necessario.

Un romanzo quindi con un enorme potenziale che però non risulta impeccabile e una trama avvincente, passionale e complessa, che forse, in alcuni punti, avrebbe meritato qualche riflessione in più. Non mi ha convinta del tutto l’evoluzione della storia da un punto di vista temporale, ho avuto l’impressione che in alcuni punti l’autrice abbia perso il filo del discorso obbligando il lettore ad adeguarsi. Certo con tanti elementi da narrare la trama risulta chiaramente complessa, però la magia di un buon racconto sta proprio nel condurre il lettore all’interno della storia e coinvolgerlo, ed è essenziale, quindi, che chi scrive ponga molta attenzione ai dettagli, allo scorrere delle vicende, al fatto che “tutto fluisca correttamente”.

Lascio a voi la possibilità di confutare le mie riflessioni, e consiglio a prescindere la lettura di For the love of English, perché, nel complesso, è risultata intensa e piacevole.

 

La Min

 

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