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Recensione: “Fammi male” di Francesca Bertuzzi

Care Fenici, un libro italiano, oggi, per la nostra Lucia: “Fammi male” di Francesca Bertuzzi

Ana è disposta a tutto – ingannare, sedurre, ricattare – per scappare dalla città-clinica. Ha ventitré anni e li ha trascorsi tutti nel non-luogo fondato da suo padre in Svizzera, chilometri di laboratori su laboratori popolati da pazienti e da camici bianchi che, come novelli dèi dell’Olimpo, sperimentano le più moderne tecnologie mediche e farmaceutiche nel tentativo di vincere i limiti della scienza. E lei è il fiore all’occhiello delle loro manie di onnipotenza. Ana è “un esperimento, un abominio, una replica”: il suo corpo è in tutto e per tutto uguale a quello della primogenita dei suoi genitori, Anabelle, morta quando aveva più o meno la sua età di oggi.

Ma ora Ana è più che mai determinata a scoprire che sapore ha la libertà. Anche perché alcuni sogni ricorrenti hanno cominciato a martellare il suo subconscio. Ed è proprio inseguendo questi incubi che si ritroverà sul litorale abruzzese di Vasto, teatro di molte delle sue visioni notturne. Lì assolderà un’investigatrice privata, la giovane e sexy Arancia – destinata a rivelarsi molto più di una semplice professionista -, e insieme a lei scoprirà che Anabelle è morta proprio a Vasto, durante una vacanza, in circostanze misteriose.

A mano a mano che le due ragazze si addentreranno nelle indagini, il passato di Anabelle si trasformerà in una minaccia sempre più spaventosa per il presente di Ana, fino a quando anche le categorie del possibile e dell’impossibile saranno sovvertite.

Che fine ha fatto davvero Anabelle, venticinque anni prima? Chi può averla uccisa?

Sono Ana Core. Sono l’esperimento n. 4908 di mio padre. Sono l’abominio malato del lutto di mia madre. Sono una persona come tante. Desidero la roba altrui. Ho disobbedito a parecchie regole, comandamenti e leggi. Sono una ragazza che si sporca le mani pur di avere quello che vuole. Degli altri me ne frega relativamente. Non sono buona. Non sono corretta. Non mi sforzo come fossi sulla tazza del cesso per farmi spuntare un’aureola sulla testa. E voglio quello che non ho: la libertà. Sono come tutti gli altri. Eppure, sono un esemplare più unico che raro. Sono una cavia e, come tutte le cavie sanno, sono alla mercé dei camici bianchi. Ecco perché sto per scappare. E il motivo per cui non mi è mai riuscito prima è che per loro sono preziosa. Io gli servo. Vivo nella città-clinica, da qualche parte nei pressi di Zurigo, Svizzera. La città-clinica è il sogno depravato di mia madre. È il pegno malato di mio padre per lei. Io, io sono la perla formata dentro l’ostrica dei loro crani avariati.

Con questo incipit, inizia un libro estremamente originale che ha come protagonista una giovane donna che non avrebbe mai dovuto esistere, nata dal dolore dei suoi genitori ma poi usata senza scrupoli. Ana Core ha quasi 23 anni e li ha sempre vissuti nella città-clinica di suo padre, un insieme di edifici in cui medici talentuosi ma privi di umanità riescono a compiere miracoli per i ricchi pazienti che si possono permettere di soggiornare dentro quel complesso dalle alte recinzioni di filo spinato. Lei è uno di questi miracoli, il clone perfetto di Anabelle Core, la figlia che i proprietari della città-clinica hanno perso in modo poco chiaro 25 anni prima. Ben pochi però, degli “ospiti” che vi vengono curati sono a conoscenza di ciò che veramente sono in grado di fare i medici di quel luogo.

Incontriamo Ana in modo inconsueto, sta infatti attuando il suo ennesimo tentativo di fuga, consapevole delle conseguenze che comporta l’essere ripresa e riportata nella sua stanza. Troppe volte i suoi piani sono andati in fumo, ma questa volta, grazie ad uno degli infermieri che la giovane ha costretto col ricatto, la vediamo arrivare in Italia, a Vasto un paese che non ha mai visto se non in sogno, e che da qualche tempo come il pifferaio magico l’attira a sé. Qui, aiutata da Arancia un investigatore stravagante che si rivelerà una buona amica, Ana dovrà scoprire com’è veramente morta Anabelle e perché episodi mai accaduti nella sua vita da reclusa, si affacciano sempre più prepotentemente nella sua mente.

Cosa è in grado di realizzare un uomo profondamente innamorato per la donna che ama e che sta soffrendo per la perdita di sua figlia? Un miracolo, qualcosa che lo fa sembrare un Dio: riportare in vita una bambina identica per sostituire quella giovane donna morta troppo presto. Ma un giorno quella bambina, salendo su una bicicletta, rivela qualcosa di ancora più incredibile e per lei ogni cosa cambia. Da quel momento la sua vita è fatta di esperimenti ed elettroshock, e quell’uomo che dovrebbe volerle bene ed aiutarla a crescere, il suo papa, diviene il suo aguzzino. Sua madre, la donna per cui tutto ciò è stato fatto è persa in una specie di follia, consapevole di ciò che le stanno facendo ma incapace di fermare le sedute a cui la bambina, e poi la giovane donna è costretta. Per Ana, c’è un solo obiettivo, fuggire, lasciare quella clinica delle torture e scoprire perché i suoi sonni e le sue veglie sono pieni di avvenimenti che lei non ha mai vissuto e di posti che non ha mai visto. In tutti quegli anni chiusa con infermieri e dottori, Ana ha imparato presto che il ricatto è un’arma potente, e lo usa senza paura, facendosi dare denaro e seducendo uomini che le potevano permettere di raggiungere i suoi obiettivi. Davide è uno di questi, e grazie a lui ottiene la libertà. Una volta giunta a Vasto, il paese che occupa i suoi incubi, si troverà alle prese con un passato pieno di segreti e misteri. Le sue indagini faranno scorrere sangue, e con l’aiuto di Arancia scoprirà infine la straordinaria verità sulla morte di Anabelle, e cose di sé stessa che non avrebbe mai immaginato.

Un giallo dalla trama intricata e molto particolare, un personaggio originale e pieno di sfaccettature che nasconde il segreto che l’umanità sta cercando da sempre, e contornato da personaggi che l’autrice ha come disumanizzato. Ci troveremo a leggere la storia della madre di Ana, la storia di una bambina poverissima convinta di avere con Dio un rapporto particolare, di essergli particolarmente cara, perché alcuni dei suoi desideri si sono avverati. Dalla povertà più assoluta, solo grazie alla sua bellezza, è diventata una donna ricchissima, adorata da un uomo dal grande talento, e a coronare la sua vita felice con una figlia che è diventata la sua ragione di vita, tutto le sorrideva. Poi improvvisamente tutta la gioia è andata via, Dio l’ha delusa, e lei si è rivolta al marito chiedendo un miracolo della scienza. È un personaggio strano, che il lettore fatica a collocare, da una parte la madre affranta al limite della follia, dall’altro una donna che assiste alle torture di Ana senza reagire, rassicurandola che è per il suo bene. E l’autrice la rende ancora più priva di umanità, non chiamandola mai per nome, per tutto il libro lei sarà “la bambina”, “la donna” e “la madre” rimarcando il ruolo che ha in quel preciso istante della narrazione. Solo nel finale questo personaggio riuscirà ad essere davvero una madre per Ana, ed è in quel momento che noi scopriremo come si chiama l’uomo che conosciamo come “Il padre”. È lui il personaggio che meno conosciamo in questo libro, di lui captiamo solo l’immenso orgoglio per aver creato qualcosa di unico che è andato ben oltre l’immaginabile, un uomo che si rivela incapace di grandi sentimenti se non per la donna che ha sposato.

Gli indizi e lo scoprire tutta la verità mi hanno intrigato e non mi hanno permesso di chiudere questo libro se non alla parola fine, però mi ha anche fatto pensare, e in alcuni punti spaventare. Forse non siamo lontani dai traguardi raggiunti da questa clinica così particolare, ma la scienza senza morale è un incubo a cui non vorrei mai assistere, così come la possibilità di certe cure rivolte solamente a uomini ricchi e di potere.

È un libro che si legge in modo davvero scorrevole, prende il lettore e lo porta in una spirale di genio e follia, al centro di una trama piena di azione. Non conoscevo quest’autrice che ha una scrittura incisiva, con frasi brevi ma di grande effetto. Mi è piaciuto in modo particolare il taglio cinematografico di questo libro, in special modo l’adrenalinica parte finale che conclude una storia davvero avvincente.

 

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