
Sin dall’adolescenza qualcosa sboccia tra loro e nulla, proprio nulla potrà intaccarlo, neppure l’orrore della Seconda Guerra mondiale. Gli anni passeranno e loro navigheranno ogni ostacolo che si parerà davanti con l’amore e la devozione l’uno verso l’altro di sempre, a dispetto di tutto e di tutti.
Le loro esistenze si intrecceranno con quelle di Liam e Tanui, in quella che diventerà un’amicizia destinata a durare per sempre.
Non sarà una vita semplice, tutt’altro, tuttavia il loro amore è forte, resiliente e loro affronteranno ogni cosa come un unico fronte unito, perché “dove vai tu, vado io.”
Questa è la loro storia.

Mi dispiace molto, ma non sono riuscita a entrare in sintonia con questo libro che aveva tutte le premesse giuste per appassionare.
Si tratta di una sorta di biografia che attraversa la vita dei due protagonisti oggi settantenni e abbraccia un arco di tempo che va dalla seconda guerra mondiale a oggi. Sullo sfondo passano alcune tappe importanti che hanno interessato il tema dell’omosessualità negli Stati Uniti.
Ho trovato la narrazione un po’ piatta, vuoi per mancanza di un editing sufficiente per rendere più efficace e scorrevole lo stile e credibili i dialoghi, vuoi perché il tema, ovvero la “domanda centrale” del romanzo non era abbastanza definita.
Le caratterizzazioni sono pressoché nulle, sia per quanto riguarda gli aspetti fisici (tra cui un paio di dettagli rilevanti che emergono casualmente alla fine) che quelli introspettivi e caratteriali. I protagonisti sembrano monodimensionali, non si sentono invecchiare avanzando nelle pagine e non si sentono i loro difetti fisici impattare sulla loro emotività. Il loro amore è uguale dalla prima all’ultima pagina, cosa che, se da un lato attesta un sentimento forte, dall’altra non coglie l’opportunità per far “maturare” il rapporto con il tempo, l’esperienza, la quotidianità, la consapevolezza.
Stessa cosa per le caratterizzazioni ambientali e storiche: nonostante siano indicati alcuni episodi importanti, essi non vengono contestualizzati, non permeano la storia, non diventano parte della vita dei personaggi. Ci sono episodi di violenza omofoba, ma l’autrice non riesce ad affondare le mani nella problematica, né individuale dei protagonisti né storico-sociale.
Nonostante le difficoltà che attraversano, i personaggi non soffrono e di conseguenza noi non soffriamo, non li sentiamo vivi. Non ci sono battaglie e obiettivi per cui stiamo in tensione e che ci spingono a voltare pagina, ma solo un racconto piatto fatto di pillole di vita di due persone che hanno visto tante cose.
Non ha aiutato neppure il modo in cui è stato costruito l’intreccio: i capitoli sono frammentati, non sempre in ordine cronologico. La storia salta avanti e indietro nel tempo con poca chiarezza e linearità, creando disorientamento.
Ci sono molte scene di sesso, ma per il motivo che ho appena detto sembrano inserite per dare colore, scollegate dal resto della trama senza una vera finalità.
L’idea di seguire una coppia gay per attraversare la storia non era male, ma questo romanzo, senza un editing adeguato, non è abbastanza per raccogliere la sfida.
*
Restarono così, uniti da quelle mani, riflettendo ad alta voce su quanto fosse stato straordinario essersi trovati per caso quel giorno lontano, essersi tenuti per scelta ed essere ancora insieme dopo tutti quegli anni.
Prendendosi del tempo.
Perdendosi nel tempo.
Adesso era ancora quel tempo.
Perché il destino non entrava a caso, passava dalla porta che si lasciava aperta.(Tratto dal libro)