Un guerriero seducente e sospettoso… Una donna immortale in fuga dal proprio lato oscuro…
Posseduto dal demone del Dubbio, Sabin avrebbe tutte le qualità per essere implacabile nelle schermaglie d’amore quanto lo è sul campo di battaglia. Ma il suo demone rovina qualsiasi relazione, insinuando dubbi, sospetti e insicurezze nelle sue amanti, tanto che Sabin ha giurato di tenersi alla larga dalle donne.
Dopo undici anni, però, l’incontro con la timida Gwen fa vacillare i suoi propositi. E quando la libera dalla prigione in cui è stata rinchiusa dai loro nemici, i Cacciatori, una lotta dall’esito assai più imprevedibile si profila all’orizzonte: quella contro le conseguenze di un travolgente colpo di fulmine.
Ho amato fin da subito questo guerriero rude e spietato, e scoprire anche un suo lato romantico è stata la coronazione di un sogno; se ci mettiamo poi che la storia non eccede in languidezza e romanticherie, anzi è carica di una bella dose di violenza anche tra i protagonisti, abbiamo un racconto come pochi letti finora.
Sabin è il custode di Dubbio, ha imparato a controllarlo ma il demone gli ha comunque condizionato la vita, allontanandolo dall’amore; è un uomo che non si tira indietro davanti a nulla e che farebbe qualsiasi cosa per vincere una guerra che per lui viene prima di tutto. Finché non incontra Gwen e il cuore ricomincia a battere contro la sua volontà.
Sabin cerca di opporsi in ogni modo, tuttavia i segnali dell’innamoramento traspaiono da piccole modifiche nel suo personaggio, che non viene snaturato ma mantiene fino all’ultimo il suo iniziale aspetto cattivo.
Anche Gwen è degna di nota: è di natura crudele ma si oppone a questo, è letale ma cerca di tenere a bada il suo mostro, insomma un mix di furia e compassione.
«Ti spezzerò il collo come se fosse un ramoscello, demone.»
«Provaci» la provocò lui, ironico. La piccola, dolce Gwen emise di colpo uno strillo assordante. Sabin e Kaia si immobilizzarono e perfino Taliyah e Bianka si girarono a guardare Gwen. Lei fissava con aria feroce la sorella dai capelli rossi e il bianco degli occhi stava diventando nero.
«Sta per attaccarmi!» esclamò Kaia stupefatta. «Che cosa ho fatto?»
«Hai minacciato il suo uomo» rispose Taliyah con freddezza. «Dovresti sapere che non è il caso di farlo. Ora spero che ti dia una lezione.»
Il suo uomo. Quelle semplici parole bastavano a eccitarlo, constatò Sabin imbarazzato. Non poteva consentirle di ferire la sorella: Gwen non se lo sarebbe mai perdonato. Si avvicinò a passi lenti e misurati e le parlò deciso.
«Gwen, vuoi calmarti?» Lei digrignò i denti e gli afferrò quasi il mento. Solo i suoi riflessi pronti lo salvarono. «Gwendolyn, questa non è stata una mossa carina. Devo morderti?»
«Sì.»
Da notare come la Showalter riesce a creare, per ogni guerriero, una compagna degna di nota, con attributi e caratteri spesso più forti del guerriero corrispondente, tanto da non passare mai inosservate ed esaltare altresì il compagno.
Inoltre in questo libro Sabin dialoga col suo demone, elemento nuovo e caratterizzante, che non è presente negli altri libri e serve a sottolineare una volta di più la straordinaria forza fisica e mentale di questo personaggio che (per dirla in gergo teatrale) è entrato nella storia dal retro ma piano piano riesce a guadagnare l’intera scena.
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