Titolo: Cuore satellite
Autore: Pierpaolo Mandetta
Edito da: Autopubblicato
Formato: ebook e cartaceo
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Si sa, i giovani gay non vedono l’ora di lasciare la provincia per la volta delle grandi città. Grindr che scoppia, palestre aperte fino a tardi, ampia scelta in discoteche. Ma c’è chi resta. Chi è attaccato alle piccole cose. Chi alla famiglia. Chi ai profumi della pasta fatta in casa o dei fiori di campo.
I gay di paese non mangiano sushi all’all you can eat, ma pranzano alla tavola calda con una parmigiana. Non scappano dalle madri in un bilocale a pezzi con due coinquilini, ma campano fino ai trent’anni nella stanzetta di sempre, con tutti i parenti nel quartiere. Non litigano con i fidanzati su Whatsapp, ma si minacciano alla finestra.
Paolo ha ventisette anni, vive a Salerno e ha un negozio di fiori. Sembra un giovane come tanti. Ha un’amica che cucina, un ragazzo che lo ama, Enzo, e una grande, strana famiglia. Paolo, però, nasconde un segreto. Un segreto che lo segue con due gambe e lo spinge a rifiutare l’amore, visto come un satellite che non riesce a toccare.
Quando le voci delle nonne lo mettono in guardia sul futuro, decide di correre ai ripari. Prima che l’estate giunga a Salerno, Paolo sarà costretto a riabbracciare il suo cuore satellite.
Mi sono buttata nella lettura di questo libro a capofitto, mi fa sempre piacere avere l’opportunità di leggere i nostri autori, che spesso passano in secondo piano rispetto ai loro corrispondenti stranieri, e devo dire che sono veramente contenta di averlo fatto!
Non si tratta del solito romanzo d’amore, che in ogni caso io apprezzo molto, ma è molto molto di più. È un viaggio all’interno di sé, alla riscoperta della propria sofferenza e della propria angoscia per poi rinascere più forti di prima, e il fatto che il protagonista sia gay è, a mio giudizio, del tutto irrilevante, poiché la sua storia potrebbe essere tanto di un uomo come di una donna.
L’ambientazione è quella della piccola provincia, anzi del piccolo paese, nel sud d’Italia, descritto con immagini vivide, poetiche e al contempo veritiere, a sottolineare l’amore dell’autore per la sua terra.
Le case di Licinella sono tutte scartavetrate dai decenni, un po’ come la gente che ci avvizzisce male, e ci sono un sacco di cani randagi.[…]. Qui, ormai, ci vivono solo quelli con la licenza elementare che portano il camion, che hanno quel pugno di attività storiche tipo il tabacchino con proprio tutte le marche di sigarette, o che parcheggiano la moglie casalinga in uno dei parchi per poi lavorare fuori zona e trombare alla grande con le russe. È un posto tranquillo, dalla tipica sonnolenza di provincia, con tanti pini e anziani trascurati che si fanno la briscola. I rari giovani spacciano oppure fuggono a diciott’anni per andare nel mondo a fare i commessi. Il mare è oltre la pineta alla mia destra, ma è così discreto che si sente solo nelle notti più quiete e senza colpi di pistola.
Già la prima pagina del romanzo ci introduce in quello che sarà il clima di tutta la storia.
Non sono felice.
In sostanza, non posso lamentarmi di niente, e questo mi toglie il sonno da mesi. Ho un ragazzo amorevole, un’amica che fa la pasta in casa, e un lavoro senza rogne perché faccio quel che mi piace. Quindi proprio non capisco cosa mi manchi per provare delle emozioni. Forse dovrei lasciarle agire e basta. Un fatto più spontaneo, insomma, senza pensarci troppo. Senza un certificato a garantirmi che la felicità dimori in me. Ma pur facendo finta di essere un tipo che i giorni li assapora invece di sventrarli e analizzarli, non ne ricavo niente. Aspetto nervoso e non succede nulla.
Questo scavare continuo, questa inquietudine, conducono Paolo, il protagonista, a compiere scelte difficili, come lasciare il suo compagno dopo due anni di convivenza e tornare nella sua vecchia camera a casa dei genitori (con tanta gioia della mamma che ha nuovamente il suo bambino con lei).
Paolo possiede un negozio di fiori e mi ha veramente colpito la spiegazione della sua scelta:
È cominciata per caso, con dei gerani sul balcone che mia madre aveva fatto seccare.[…] Poi adottai quel geranio, senza sapere bene cosa stessi facendo. Lo travasai, aggiunsi sangue di bue consigliatomi dalla madre di Caterina e quello tornò a splendere dopo due settimane. Quando vidi i primi boccioli rossi, capii che ciò che potevano fare le mie mani era ridare la vita, la stessa che stavo torturando in me. Seduto con i guanti e il sole tiepido della primavera imparai l’arte della pazienza che solo una pianta può instillare nell’uomo. Perché non puoi obbligare una pianta a far prima.[…] Il tempo che necessita alla sua crescita nessuno può stabilirlo. Esattamente come le persone.[…] Ciò che si anima dentro di noi è una materia solo e soltanto nostra, su cui nessuna mano potrà agire.
Ha una famiglia, numerosi amici e soprattutto una particolarità: un cuore satellite. Il suo cuore, Paolo in versione bambino, ruota attorno a lui, a sottolineare il distacco che vive con i propri sentimenti, lo accompagna, lo esorta, lo critica in momenti salienti, in particolare è presente nei vari incontri tra Paolo e quelli che possono essere definiti i fantasmi del suo passato, ovvero alcune figure familiari importanti: la nonna, la zia, la bisnonna.
Non manca una nuova storia d’amore per lui, Leo, che gli rimane vicino e, a mio parere, è la molla definitiva che lo spinge ad affrontare il passato.
Questo in breve, ma molto ho tralasciato per non dilungarmi troppo e per lasciare a voi il piacere della scoperta, è il succo della storia, e posso solo dirvi che a un certo punto sono rimasta sconvolta.
Non esitate, leggetelo assolutamente. Vi lascio con l’ultimo passo del libro che delinea bene la rinascita a cui mi riferivo all’inizio:
Se dovessi inviare adesso una cartolina a me stesso nel futuro, scriverei più o meno così: qui tutto bene. Mamma e papà sono in salute e Salerno è in fiore. Post scriptum: ti voglio bene
Un P.S. lo faccio anch’io: complimenti, Pierpaolo.
Dell’87, nasce ad Agropoli, adorabile cittadina portuale del salernitano. Somaro convinto per l’intera carriera accademica, dopo il diploma in Agraria la sua passione per le storie lo sorprende a 21 anni, quando decide di iscriversi alla Scuola Holden di Torino. Dopo aver ottenuto l’attestato e aver affinato la sua penna, nel 2010 scrive per Unico, settimanale della provincia di Salerno. Tra il 2012 e il 2014 pubblica Vagamente suscettibili, La legge dei Lupi Nobili eUn cuore satellite, tre piccole edizioni con cui ha attualmente concluso i contratti per autopubblicarsi, in attesa di edizioni più rilevanti.
Nel gennaio 2015 avvia il progetto di racconti erotici, Aperti di notte, che riscuote grandi consensi sul web e che fa uscire in edizione eBook e cartacea.