Vi è un mondo celato ai nostri occhi, fatto di spiriti e anime erranti. Non è del Regno dei Cieli che stiamo parlando, ma dell’antro in cui demoni e peccatori dimorano dalla notte dei tempi. Siamo certi che solo i corrotti ne siano designati? E quale sorte spetta a coloro che finiscono fra le fiamme dell’Inferno?
Demoni, principi maledetti, cacciatori. Tradimenti e passioni si intrecciano fra le pagine di questa storia, tra Terra e Inferi. Nel Bene c’è sempre un po’ di Male, e nel Male è possibile trovare un po’ di Bene?
A voi l’ardua sentenza.
“Cronache infernali” è una rivisitazione di come è nato l’inferno, un fantasy con demoni, angeli, angeli caduti, anime pure e non e, ovviamente, il diavolo. L’autrice racconta, così, la storia di Metyamavra e Kalinger.
La storia inizia nella Milano nel 1617, in piena inquisizione spagnola, con tutto il peggio che l’uomo ha potuto fare. A creare la maggior parte dei danni, però, sono i demoni che, scappati dall’inferno, fomentano le anime corruttibili umane per i loro diletto.
Mety, da brava cacciatrice di anime (anzi, la migliore), le riporta a casa da Belzebù perché siano punite. Il libro è diviso in più parti: alcuni salti temporali raccontano la vita da guerriera di Mety prima che gli angeli caduti trasformassero l’inferno in quello che è adesso e per far capire come lei sia arrivata a fare la cacciatrice di anime; alcuni salti temporali, invece, servono ai demoni per poter scappare da Mety.
Nel suo animo c’è voglia di vendetta su Belzebù, descritto non come l’angelo più bello ma come una cosa un po’ ripugnante in quanto fa arrivare all’inferno sia le anime corrotte che quelle pure e non capisce come nel Paradiso possano permetterlo; cerca vendetta anche per il suo mondo distrutto, ma sa che non potrà mai riportarlo a com’era prima. Belzebù ha due figli, Ferre e Lux, uno buono e bello, l’altro decisamente sadico come papino e Maty inizia una storia con Lux per via delle sensazioni lussuriose che lui le scatena.
Il libro è partito bene ed inizialmente mi ha conquistata molto. In seguito, però, ho fatto fatica a seguire il senso logico della storia perché i salti temporali, facendo perdere la continuità del racconto, rendevano la lettura poco scorrevole, tant’è che in diverse occasioni sono dovuta tornare indietro a rileggere le pagine, convinta di aver saltato alcuni pezzi.
Inoltre, sembra che manchino degli elementi importanti e questo mi ha un po’ destabilizzato nella lettura e mi ha impedito di proiettarmi nel racconto, portandomi a leggerlo senza passione.
Un vero peccato, visto che la storia è bella ed originale. Mety è tosta ma non mi ha trasmesso nulla, né passione né rabbia.
Per l’originalità della storia darei 4,5 fenici ma, non avendomi conquistata ed essendomi “persa”, purtroppo il voto sarà più basso.
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