Eccoci di nuovo alle prese con le mirabolanti avventure di Clarice Starling che, dopo esser divenuta famosa per aver catturato il terribile serial killer Buffalo Bill, sta cercando di costruirsi una normalità lavorativa e psichica all’interno della squadra VICAP guidata dall’agente Krendler.

Progetto grafico a cura di Francesca Poggi
L’episodio di Clarice ha inizio con l’arrivo dell’agente Herman, nemico storico di Paul, incaricato di indagare sul vero colpevole della morte di Wellig (vi ricordate che, nella scorsa puntata, il testimone chiave degli omicidi era morto stecchito dopo aver bevuto una soda?): dapprima il nuovo arrivo cerca di affibbiare la colpa a Esquivel, colpevole, secondo lui, di aver fatto entrare il falso poliziotto e l’avvocato, poi, però, si capisce che la sua mira fetente è tutta nei confronti del vecchio “amico” Krendler.
Proprio nel momento in cui Herman sarà a un passo dal farlo fuori, improvvisamente si verrà a scoprire che qualcuno ha ufficialmente falsificato l’autopsia affermando che Wellig non è morto avvelenato ma solo per un ictus.
Intanto, Clarice non si ferma perché vuole scoprire cosa sia davvero successo alle tre donne uccise, riesce a risalire alla dottoressa responsabile della sperimentazione farmaceutica, Marylin Felker, ma scopre anche che quest’ultima è introvabile.
Anche la sorella gemella, Luanne Felker, infermiera, asserisce di non sapere minimamente dove si trovi, eppure vedremo che non è veramente così.
Clarice, infatti, dopo un drammatico confronto con l’amica Ardelia Mapp, si reca a casa di Luanne per dissipare qualche dubbio: quando l’infermiera la lascia sola, Clarice si accorge che una delle pazienti intubate sui letti della casa-ospedale è proprio Marylin ma, mentre la sta chiamando, viene attaccata dalla gemella che le conficca una siringa nel collo.
L’episodio finisce così, con Clarice presa alla sprovvista che sta già cominciando a sentire gli effetti di quello che sembra essere un sedativo… la mia speranza è che, ascoltando i consigli precedenti di Krendler, avesse avvisato qualcuno della squadra della sua presenza in casa di Luanne, staremo a vedere!
Il quarto episodio di Clarice sconvolge nel finale ma, nella parte iniziale, risulta alquanto noioso: gli interrogatori dell’agente Herman e tutte le sue macchinazioni per riuscire a far fuori il capo della VICAP risultano anche di difficile comprensione, però, ho scoperto il mio amore profondo per il personaggio di Murray, mai nessuno come lui riesce a farmi ridere con ironia e simpatia.
Quello che risalta, però, è la poca organizzazione tematica della serie: i primi episodi rappresentavano un caso diverso ogni volta anche se, in sottofondo, c’era sempre la questione degli omicidi per la sperimentazione medica, ora, invece, la squadra non segue più nessun caso e tutto è fermo lì, nell’immobilismo più assoluto, fortunatamente, però, il colpo di scena finale ci fa sperare che qualcosa cambi a partire da adesso.
Sinceramente, il caso del serial killer che si trasforma nella “setta dei potenti che uccidono non si sa bene perché” mi sta un po’ stancando e spero che si trovi presto il bandolo della matassa anche perché ne gioverebbe la trama.
Stavolta, Clarice dimostra di essere più forte e meno tormentata, pochi flashback dal passato e molta azione da parte sua e questo, sicuramente, è un punto a favore della protagonista.
Il suo rapporto con Krendler, fatto di luci e ombre, mi piace sempre di più e, secondo me, maturerà molto nel corso del tempo divenendo un vero legame padre-figlia.
Sono proprio curiosa di scoprire cosa nasconda Luanne e come se la caverà Clarice con il sedativo in corpo, secondo me, qualcuno verrà ad aiutarla, magari Esquivel… (speranza vana la mia che Clarice si innamori di lui, trovo del romantico ovunque io!)
Stay tuned!