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Recensione “Chiudi gli occhi” di Monique Scisci

Josephine è una donna di successo, fiera, combattiva e soprattutto autoritaria. A trentacinque anni è già presidente di un’importante agenzia pubblicitaria. È abituata a controllare tutto e la sua vita ruota attorno alla società che ha ereditato dopo la morte del padre. Divisa tra il lavoro e una famiglia sgangherata, Josephine si concentra sulla carriera senza curare le relazioni personali, finché un giorno, durante un viaggio a Dubai, incontra Mads, tipico uomo del Nord dal fascino glaciale. Mads è un dominatore esperto e ambito nel mondo sommerso del BDSM, ma si concede raramente e rifugge ogni coinvolgimento emotivo. Anche con Josephine. Perché c’è un segreto che Mads non intende rivelare a nessuno, un segreto che congela i suoi sentimenti e lo obbliga a mantenere le distanze. Eppure sarà sempre più difficile, per lui, nascondere quel che prova realmente.

Parto da una precisazione – e non significa che voglia mettere le mani avanti – ma è d’obbligo.

Non leggo dark romance, erotici, BDSM e affini, in quanto non sopporto la condizione di una donna sottomessa o preda di violenza. Questo per gusti personali e legato a situazioni lavorative con cui mi confronto da molto tempo e che mi rendono intollerabile il dolore di questo tipo. In un’eventualità del genere, se fossi io la persona coinvolta, al primo schiaffo, partirebbe un reazione a dir poco sproporzionata e che nulla avrebbe di ‘erotico’.

Detto ciò, quando mi è stato proposto il libro in lettura, ero molto restìa, in quanto la trama non mi aveva incuriosita un granché. Mi sono chiesta: mi ritroverò di fronte all’ennesimo Mr. Gray o Mr. Diamonds che ho rifuggito per tutta la vita?

Ma conoscendo l’autrice e, avendo letto sia suoi romanzi fantasy che gialli, ho deciso di approcciarmi in modo diverso alla lettura.

Devo dire che ho fatto bene, mi sono tolta di dosso i pregiudizi, e ascoltato la ‘voce’ narrante dell’autrice condurmi in questa nuova esperienza.

Josephine non si presenta come una donna debole, sottomessa, incapace di confrontarsi col mondo o con l’altro sesso, anzi, è una manager grintosa, a volte anche dura e rigida a causa della sua educazione e della vita privata non proprio tra le più belle.

Questo personaggio mi ha incuriosito in quanto, dietro la sua apparente forza esterna, presenta un mondo interno di fragilità femminile. Avete presente quelle Wonder Woman che tutte invidiano perché ‘hanno grinta, hanno gli attributi, prendono e lasciano un uomo dietro l’altro, senza cedere nulla di sé stesse’? Ebbene, dietro questa cosiddetta maschera, si cela a volte un animo tormentato che cerca qualcosa di più forte, di più tenace capace di farla sentire ‘completa’.

«Vorrei sapere chi si nasconde dietro la maschera»,

confessai osservando il bordo del piatto.

Non mi ero mai sentita tanto indifesa di fronte a un uomo.

«Cosa le fa credere che indossi una maschera?», domandò.

«Intuito».

La scena più bella credo sia proprio l’incontro con Mads, così taciturno, così schivo che non si gira neanche a guardarla entrare, mentre lei, non sapendo per quale mistero della natura, non può staccare gli occhi da lui. Ha forse ragione quando dice che ‘il piacere dell’attesa è in sé il piacere stesso’? Ho sempre trovato questa frase scontata, quasi deprimente, ma in questo caso, è usata magistralmente.

L’attesa di un cenno, di un tocco, di una parola, gettano Jos in uno stato di profonda frustrazione, lei che è sempre stata quella che decideva, si vede togliere lo scettro del comando, per una sensazione che non sa neanche catalogare.

Non è solo sesso, o passione a cui abbandonarsi, è come una morsa che le stringe anima e corpo e dalla quale non sa se vuole o può liberarsi.

Certo, il primo incontro con il BDSM la lascia sconvolta. Quello che pensava, nella magica serata di Dubai, sarebbe stata una notte di folle passione, magari con un uomo misterioso e intrigante, si rivela uno dei suoi smacchi maggiori. Non l’ha turbata spogliarsi davanti a uno sconosciuto che l’ha lasciata in attesa a smaniare per un tocco o una carezza, né l’uso di una benda o un atto violento, quanto brutale, ma essere sculacciata, con forza, tanto da non sapere trattenere il dolore, l’ha fatta sentire spogliata del suo essere donna e femmina. Certo è stato uno degli amplessi che l’ha più sconvolta, tanto da non sapere se sentirsi soddisfatta o annientata dal trattamento, fatto sta che non smette di pensarci, tanto da chiedere alla sua amica ragguagli su queste tecniche di sessualità o addirittura googlare le notizie, in cerca di spiegazioni.

Questo la rende più ‘umana’, al di là della figura della succube di un dominatore.

Non voglio analizzare Mads perché l’autrice ce lo presenta con la sua veste ‘indossata’, con la sua storia, le sue debolezze, i suoi demoni. Ci si può inibire davanti agli ordini, dolore, umiliazioni di ogni tipo, o magari arrabbiarsi, ma si riesce a lasciare la presa e ribellarsi? Quanto si vuole davvero essere liberi da quella malia?

L’autrice lo chiede al lettore a più riprese, pur parlando attraverso la sua protagonista, ponendo i suoi dubbi e magari chiedendo anche aiuto. Ci si trova sul baratro di una decisione che ti cambierà la vita: tu che faresti al posto mio?

Eh be’, io so quale decisione prenderei, anzi forse avrei evitato subito il nostro affascinante padrone di casa, ma Jos non può farlo, sente che in quell’uomo c’è tutto ciò che a ha cercato, a costo di rinunciare a lei e alla sua personalità, visto che questo aspetto della sottomissione non si limita solo alla camera da letto, ma anche alla vita quotidiana, senza alcuna via di scampo. Non si parla di sentimenti, ma solo di una cornice in cui si fonda questa relazione così strettamente intrecciata, all’interno della Mason di Harlem.

Mads è un dominatore, non solo nel vezzo di questo termine, ma in tutto il suo atteggiamento rigidamente controllato ed esercitato per raggiungere il suo fine, ossia il piacere come lo vuole lui. Anche nell’uso del linguaggio, del vezzeggiativo usato ‘liten’, della postura, dei limiti da rispettare e non travalicare, delle cose da fare o non fare. Ogni rimostranza viene ricompensata col dolore, pertanto non si può pensare di piegare un uomo così al proprio volere o desideri. Una sorta di ‘prendere o lasciare’.

E Jos decide di accettare il pacchetto completo, con flebili rimostranze, a cui non crede neanche lei.

Il linguaggio è forte, a volte selvaggio, ma mai volgare. Ciò che permea tutta la narrazione è l’intrigo, la suspense, quel filo misterioso che senti sotto la trama ma che non viene in superficie. È una sorta di corda sospesa che non si sa se scoprire o lasciare a penzolare nel vuoto.

Che è più o meno come viene lasciato alla fine il lettore, in quanto non c’è un finale. Si presume ci sia un continuum, ma non si viene preparati a questa prospettiva. Io mi sento sempre come se spalancassi una porta e sotto ci fosse il nulla. Ecco, questa è una cosa che mi piace poco nei libri, ci sta un proseguimento, ma non una brusca frenata, considerato che il ritmo del libro in alcuni punti si fa un po’ lento e ci si aspetta almeno quel qualcosa che faccia scattare la scintilla per la prossima avventura. Non so se sia una scelta editoriale, ma è il motivo per cui questo romanzo non ‘passa’ a punteggio pieno.

Personalmente ho trovato interessanti gli intrecci, le descrizioni e il tratteggiato dei personaggi, anche se ammetto di non essere entrata in sintonia con loro, essendo molto lontani dal mio mondo e dal mio genere letterario. Ma riconosco che c’è un lavoro di approfondimento e di ricerca dell’autrice a non cadere nello ‘scaduto’ o nel ‘banale’, e che tutto sommato, ai lettori di questo genere, possa piacere l’intreccio Jos-Mads.

Vi lascio con un appuntamento, ossia ‘Stoccolma’, sussurrata come ‘safeword’ da Jos che porterà i suoi lettori in una nuova appassionante dimensione.

Buona lettura!

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