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Recensione: Caged – Oak manor collection #8 di Naike Ror

Serie: Red Oak Manor Collection #8

Titolo: Caged

Serie: Red Oak Manor Collection #8

Autrice: Naike Ror

Genere: Hate to Love – Deal Romance

Editore: Magazzini Salani

Data di pubblicazione: 16 maggio 2025

La serie Red Oak Manor Collection è composta da:

  • Wings di Valentina Ferraro vol.1
  • Stuck di Marilena Barbagallo vol.2
  • Issue di Bianca Ferrari vol.3
  • Misty di Mary Lin vol.4
  • Wrong di Valentina C. Brin vol.5
  • Cruel di Debora C. Tepes vol.6
  • Candy di Jenny Anastan vol.7
  • Caged di Naike Ror vol.8.

ANCHE SE A RED OAK MANOR IL LIETO FINE SEMBRAVA IMPOSSIBILE, L’AMORE HA SEMPRE ALTRI PIANI. Sofia Mercalli vive a New York, ha quasi trent’anni, una posizione lavorativa che la soddisfa, il guardaroba dei suoi sogni e una passione spropositata per Otis Redding. La sua vita potrebbe essere perfetta se arrivasse anche l’amore. Per questa ragione si rivolge alla Never Alone, l’agenzia di incontri più selettiva della città: non ha tempo di affidarsi al caso, meglio un valido algoritmo che selezioni per lei il partner ideale. Ogni volta che Sofia crede di avere davanti l’uomo giusto, tuttavia, una miriade di assurdi imprevisti si abbatte sul suo appuntamento. E il fatto che la sfortuna abbia le sembianze di un misterioso e affascinante individuo che incrocia puntualmente quando le accade qualcosa di tragicomico sembra sempre meno una casualità. Amos Jones, dopo gli anni bui trascorsi all’orfanotrofio di Red Oak Town, è adesso proprietario di un caldo e accogliente appartamento, colleziona vinili rari e ha un lavoro che gli riempie l’esistenza. Spesso, tuttavia, i sensi di colpa per i suoi compagni d’infanzia che non hanno avuto la sua stessa fortuna lo tormentano. Aiutare il prossimo è diventata quindi per Amos una missione imprescindibile, anche se significa infiltrarsi in un’agenzia di incontri e fingere di essere in cerca di una compagna per smascherare una pericolosa organizzazione criminale. Ma quando finalmente crede di avere la soluzione in pugno, l’ingresso di Sofia nella sua vita rischia di far saltare la copertura, e soprattutto il suo cuore.

Un altro romanzo delizioso della collana “Oak Manor Collection”, caratterizzato dallo stile frizzante e semplicemente perfetto di Naike Ror: stilisticamente impeccabile, scorrevole ma colorato, è uno spasso come riesce a farci sorridere grazie al continuo punzecchiarsi tra i due protagonisti, alla sagacia delle battutine ironiche che si scambiano e alle scintille tra loro. Il modo in cui si comportano da stronzi uno con l’altro è semplicemente adorabile!

Un romanzo hate-love, insomma, pieno di elementi accattivanti.

I miei occhi erano sbarrati e fissi sull’ufficiante: sguardo di ghiaccio, barba incolta, capelli biondi ed espressione arrogante. La camicia nera, la tonaca bianca e il collarino rumoreggiavano addosso a lui come dannati assoli di chitarra elettrica a un concerto di Vivaldi.

(Tratto dal libro)

Innanzitutto, c’è da dire che l’odio iniziale nasce da una casualità molto particolare: quando Sofia partecipa a un appuntamento al buio e nel ristorante è presente anche Amos, le cose vanno inevitabilmente a rotoli; quindi, lei gli attribuisce il potere di portare sfortuna. A questo sentimento di avversione lui risponde in modo arrogante e strafottente, con un sorriso strappamutande, nonché mettendo in atto le sue abilità manipolatrici: le concede un accordo secondo il quale si alterneranno in giornate diverse a patto che lei si senta in debito con lui, in modo che possa riscuotere un favore in un secondo momento.

Inutile dire che tutto questo scontrarsi prolungato provoca delle scintille e un qualche tipo di interesse ossessivo tra loro. A lungo andare i nostri ragazzi stabiliscono una sorta di legame, anche se caratterizzato da tinte forti.

«Devi cambiare il forno, Sofia, il tuo fa schifo.» «Non cambierò nessun forno.» Quando la cabina si aprì, lei mi palpò il sedere e uscì per prima. «Non provocarmi, sarò in riunione con sette pastori, tre vescovi e un’erezione arrogante, quindi cerca di essere solidale.»

Amos è un pastore. Naturalmente differisce dai preti in quanto è protestante e quindi, tra le altre cose, si può sposare, ma non è solo questo a renderlo singolare. Per esempio la sua fisicità, che ricorda più quella di un motociclista, ma soprattutto il modo in cui “piega” la volontà di Dio a suo uso e la sua abitudine di riscuotere crediti lasciati in sospeso, favori che poi usa a fin di bene.

Caratterialmente, ho apprezzato la sua maturità, l’onestà non solo nei confronti di Sofia e delle persone che gli stanno attorno, ma anche verso i suoi stessi sentimenti. Tutt’altro che una guida spirituale (diversamente da quello che rappresentano i preti cattolici), ha una capacità di saper leggere gli altri e sé in modo da non dirsi bugie, cosa che, tra il resto, lo porta al perdono più velocemente rispetto alla gente comune, che solitamente ha bisogno di tempo e talvolta anni per razionalizzare gli eventi traumatici.

Lei chiuse la porta, ma non si mosse dall’ingresso. «Non voglio urlare e non voglio insistere quando ti dico che devi andartene. Non so cosa mi fossi messa in testa o cosa sperassi di ottenere da uno come te.» «Quelli come me sono incasinati, non lo metto in dubbio, e spesso siamo supponenti. Nasciamo in questo modo, non è colpa nostra, però so rimediare agli errori e alle disattenzioni. Non sono sempre stato abbastanza fortunato da riuscirci, però con te è diverso.»

Non ho scorto in questa vicenda l’intrigante perversione proibita alla Uccelli di Rovo, forse per l’atteggiamento di Amos per nulla sacerdotale o per il fatto che non gli è vietato avere relazioni (anche se la disquisizione sul grado di sensualità di rapporti intimi intrattenuti non a fini riproduttivi rimane un ronzio in sottofondo nella nostra testa). Muovendosi in situazioni quotidiane, con atteggiamenti e linguaggi “popolari”, nel nostro immaginario Amos è piuttosto lontano dal tipico uomo di chiesa e in me non è scattato il brivido del tabù.

Ma a dire il vero non avevo bisogno di questa ulteriore scintilla di interesse, perché il nostro pastore, soprannominato 22 Heaven per il suo fascino (riprendendo un telefilm, 7th Heaven, con protagonisti un pastore e i suoi “sette” figli) rimane un personaggio davvero accattivante.

«Vedi? Siamo sulla stessa barca» rispose, rimettendo davanti a me il piatto ormai vuoto. «Abbiamo finito, possiamo andare a casa mia?» «Non rispetteremo la regola dei cinque appuntamenti?» «Ti sopporto da mesi!» «Sono io che ti sopporto da mesi, Amos, non viceversa.» «Be’, io voglio stare di nuovo solo con te, questo sarà possibile prima del prossimo Natale?»

Nelle pieghe della sua personalità indurita notiamo gli strascichi del passato al Maniero, quelli di un uomo che si è dovuto fare da sé (nonostante un “papà Gambalunga” l’abbia sostenuto da lontano), la capacità di interpretare le persone e di saperle manipolare per ottenere ciò che vuole, di operare per strada, vicino alla gente, senza paura di sporcarsi le mani e di fare compromessi. È un pastore che non si fa sconvolgere dai peccati lievi, che sia vendere cannabis al vicino di casa o farsi proteggere da uno spacciatore, dato che tutto questo gli apre strade per aiutare le persone in difficoltà.

Sotto tutti questi strati da uomo maturo e inavvicinabile si nasconde un ragazzo segnato dal fatto di essere rimasto orfano in modo anomalo e brutale, rifiutato da una famiglia che non l’ha voluto fino in fondo e che ha cercato poi di recuperare un rapporto, anche se troppo tardi. Un passato ancora graffiante e doloroso, anche se Amos possiede ormai la consapevolezza per accettare e perdonare.

Quando credevo di averlo perso, la cosa che mi aveva fatto soffrire di più era stata la convinzione che non avrei più potuto vederlo spogliato di quell’armatura di scintillante sarcasmo con cui si vestiva spesso. Amos appariva a tutti come un uomo forte e disilluso, mentre nell’ultimo periodo si era mostrato ai miei occhi anche fragile e disorientato.

Amos è sicuramente la figura perno del romanzo: pieno di sfaccettature accattivanti, dai contrasti così forti tra la maschera esteriore e la fragilità interiore, e il tutto racchiuso in una forma così deliziosa, arrogante, dolce e anche onesta, che è davvero impossibile non essere catturati da lui.

E anche Sofia è perfettamente dipinta: è dotata di una forza caratteriale naturale in modo credibile. Quando attraversa le pagine lascia sul foglio una grande bolla di energia per il modo in cui si impegna in ciò che ama e in tutto ciò che vuole perseguire: impavida, non ha tempo per piangersi addosso e affronta il mondo come una eroina guerriera.

Il suo modo di rispondere in modo diretto, pungente, e di reagire in modo impulsivo, selvatico, talvolta violento ci lascia col sorriso sulle labbra, perché questa ragazza fa e dice quello che tutte noi nel nostro animo ribelle vorremmo fare e dire in certe situazioni.

«Io non sono una che aspetta qualche settimana, Amos, non ho più sedici anni! Per cui, o sei dentro o sei fuori, e tu sei decisamente fuori da quello che credo sia una qualsiasi forma di rapporto tra noi. Il discorso si chiude qui! Basta con i sorrisetti, le occhiate da seduttore e le battute sul fatto che non ti piacciono le bionde. Restiamo amici non è una di quelle frasi che merito, io non merito uno stronzo che continua a spingermi come se fossi su un’altalena su cui non sono voluta neanche salire di mia volontà!»

Il modo in cui questi due caratteri così forti collidono facendo scintille è delizioso. Amos e Sofia arrivano a conoscersi prima nei loro difetti e nei loro momenti negativi, odiandosi e cercando di rifiutare il magnetismo tra loro in modo tenace, ma allo stesso tempo non potendo evitare di girarsi attorno. Arriveranno a scoprirsi pian piano, esponendo lati di sé che in un appuntamento al buio non avrebbero permesso ad altri di vedere.

Ormai aveva il suo posto accanto a me. Avevamo imparato a muoverci, conoscevamo i nostri corpi, le nostre abitudini, i nostri limiti e soprattutto i nostri pregi. Era passato un mese da quando l’avevo baciata, un mese di nottate a fare sesso, di nuove lenzuola, di cene in ristoranti specializzati in bistecche e spese fatte insieme. Un mese di vinili ascoltati in dolby-surround, di documentari sui serial killer e di abitudini che si erano perfettamente plasmate le une alle altre. Lei non si era mai lamentata quando facevo tardi al lavoro e magari riuscivamo a vederci solo dopo cena, io non mi ero mai lamentato quando iniziava una call di lavoro alle dieci di sera. Il tempo e lo spazio attorno a noi si stavano adagiando sulla nostra storia senza nessun problema. Non c’erano state litigate oppure fastidi, anche perché discutevamo in continuazione e quello era il bello. Non c’erano state pressioni di alcun tipo, perché entrambi eravamo quel tipo di persona che sotto pressione dava il meglio, quindi stavamo mostrando tutto quello che potevamo fare.

Se i due personaggi meravigliosi, sfaccettati ed esilaranti costituiscono senz’altro il focus della lettura, anche la trama ha un suo svolgimento molto intrigante e particolare, giustificato e logico, che non accampa scuse caratteriali per rimandare una loro relazione, ma che allo stesso tempo mantiene alta la suspence. Non mi dilungo su questo per non anticipare troppo. Un romanzo immancabile, ma vi consiglio di seguire tutta la Collection, che finora non mi ha affatto delusa!

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