Recensione libri

Recensione: Blood of My Monster di Rina Kent

Serie: Monster Vol. 1

Titolo: Blood of My Monster

Serie: Monster Vol. 1

Autrice: Rina Kent

Genere: mafia romance

Editore: Hope Edizioni

Data di pubblicazione: 10 maggio 2025

Età di lettura consigliata: +18

La serie Monster è composta da:

  • Blood of My Monster vol.1
  • Lies of My Monster vol.2
  • Heart of My Monster vol.3

Sasha ha un solo obiettivo: vendicare la sua famiglia. Per riuscirci, ha cancellato la propria identità femminile, arruolandosi sotto falso nome. Quando però il suo percorso incrocia quello di Kirill Morozov, ogni sua certezza vacilla.

Kirill Morozov, comandante spietato e figura enigmatica, non tollera debolezze né tradimenti. Quando il suo sguardo glaciale si posa sulla nuova recluta, intuisce subito che non tutto è come sembra.

Mentre i segreti del passato minacciano di venire a galla, Sasha dovrà scegliere tra la vendetta che ha giurato di compiere e un sentimento impossibile per l’uomo che rappresenta tutto ciò che ha imparato a odiare.

Avvertenze:
Blood of my monster è il primo libro di una trilogia, non è autoconclusivo e contiene scene di violenza fisica, psicologica e di dubbio consenso sessuale.

Ho trovato il romanzo molto interessante. Finalmente un mafia romance che esce un po’ dagli schemi, a partire proprio dall’ambientazione iniziale: non i soliti quartieri malavitosi americani ma la Siberia, tra le fila di soldati della Spetsnaz, le squadre speciali russe.

Kirill, che scopriremo essere l’erede di un boss mafioso, è un capitano e si presenta come il leader di una squadra che si fida di lui ciecamente; uno stratega acuto e all’occorrenza manipolatore. Si comprende che ha pianificato l’arruolamento insieme ai suoi fedelissimi per far maturare in loro un senso di fratellanza, devozione, disciplina, gerarchia; qualità necessarie per poter affidare loro la sua vita una volta rientrato nel ruolo criminale.

Un giorno incappa in un atto di bullismo verso Sasha, e dal momento in cui la aiuta, se la ritrova sempre tra i piedi.

Sasha è un soldato che sta faticando a stare al passo con gli altri. È una donna, ma si finge uomo per non essere riconosciuta da possibili killer che la inseguono, e le evidenti differenze fisiche si notano. Kirill non è un uomo compassionevole o particolarmente solidale con gli estranei, eppure è stuzzicato dal modo in cui lei compensa le sue carenze con la volontà, l’agilità, l’astuzia e quell’accenno a una motivazione non rivelata che la spinge tenacemente a perseverare nonostante evidenti difficoltà. 

Da quando Kirill la nota, Sasha riesce a farsi apprezzare e quindi lentamente a insinuarsi nella sua cerchia ristretta. 

«Cosa ti ho detto prima di accettare di portarti con me?» «Che la mia vita è tua.» Parlo senza difficoltà, ma percepisco le sue dita sulla gola a ogni parola. «Esatto. È mia.» Preme il pollice sulla mia piccola ferita. «Quindi, quando ti dico di non buttarla via, tu mi dai retta, cazzo.» «Non lo farò. A meno che tu non sia in pericolo.»

La componente passionale tra i protagonisti non compare da subito, dato che la singolare questione di genere li separa: inizialmente Kirill la attribuisce a una crisi di identità, ma una volta compreso il motivo del travestimento inizia a vedere Sasha come una donna e a maturare delle fantasie. L’interesse fisico è assolutamente reciproco, dato che il capitano è il tipico maschio alfa che trasuda potere, forza, controllo e senso di pericolo.

Questa impasse platonica viene superata quando le vicende thriller riportano Kirill e tutta la squadra speciale a New York. Per qualche strano motivo, anche se Sasha è un elemento estraneo e poco fidato, lui vuole tenersela accanto come guardia del corpo mentre inizia la sua scalata al potere della bratva.

«Be’, scusa se ho provato a darti una mano.» «Scuse respinte.» «Allora le ritiro. Tanto, non erano sincere.» Stringo gli occhi sui suoi, ribelli. Se fosse stata chiunque altro, l’avrei già licenziata o fatta fuori per l’insolenza, ma c’è qualcosa nella sfida di Sasha che risveglia la brutta bestia dentro di me. Non la voglio lontana; al contrario, la voglio così vicina da poterla possedere, da far sì che il suo essere si fonda col mio.

Sasha ha un background bello tosto: traumatizzata da una strage familiare, è gravata dal senso di colpa per non aver potuto fare niente a causa della giovane età. Da allora reprime la sua femminilità, costretta dallo zio a infiltrarsi nell’ambiente militare alla ricerca di un colpevole contro cui vendicarsi. Ciò che la motiva, tuttavia, non sono la rabbia o il rancore, quanto il bisogno di liberarsi del pericolo che la insegue per terminare il lavoro.

Ho amato la sua caratterizzazione: Sasha sa raggiungere traguardi maschili e uscire da situazioni difficili salvandosi da sola (anche se questo non è sempre vero, cosa che permette a Kirill di mostrare le sue doti fisiche e strategiche, la sua possessività e lealtà), ma arricchisce il testosterone con una dose di umanità, compassione, fragilità che le danno spessore. 

Se Kirill è spietato, freddo, primordiale, possessivo, Sasha è istinto, empatia, tenacia, ma allo stesso tempo anche fragilità, crolli emotivi, bontà d’animo, capacità di riallacciare legami deteriorati. 

Tutto questo mix abbatte, un pezzo alla volta, i muri che il padre di Kirill ha tanto faticato per fargli innalzare attorno alla sua umanità, nel tentativo di estirpare le sue emozioni. 

Alla fine del primo libro Kirill è completamente ossessionato da lei. Dopo averne assaggiato carnalmente un pezzo, non riesce ad averne abbastanza. Nessuno dei due ammette che si tratta di qualcosa di più rispetto a uno sfogo, eppure entrambi sono possessivi e territoriali.

È interessante notare come Sasha, pur essendo meno performante delle altre guardie del corpo, riesca a farsi spazio in questa nuova vita e a farsi apprezzare non solo dalla squadra dei fedelissimi, ma anche dai familiari di Kirill, con cui i rapporti sono così sfilacciati da essere quasi dati per persi.

La lealtà che dimostra verso il capo, il coraggio e la testardaggine con cui mantiene le proprie posizioni per proteggerlo, se necessario, perfino da se stesso, le valgono il rispetto e l’affetto di tutti. Grazie al suo atteggiamento, la casa del boss diventa la sua, le truppe diventano la sua nuova famiglia, e proteggere Kirill diventa la sua nuova missione, surclassando quella in cui non si è impegnata poi così tanto, finalizzata a scoprire informazioni relative alla strage della sua famiglia.

Forse, è solo una mia forma di egoismo, ma Kirill, o meglio, la potente attrazione che provo nei suoi confronti è l’unica leggerezza che mi sono concessa da tanto tempo. Se dovessi lasciarlo andare, mi sentirei come se mi stessero costringendo a rientrare dietro le sbarre della mia vecchia prigione. Non che la prigione sia scomparsa del tutto, ma ora sembra meno soffocante. Non esisto più solo per vendicare la mia famiglia, sto facendo qualcosa anche per me stessa. Tra le sue braccia mi sento una donna. Mi sento bella, desiderata e… al posto giusto. È una sensazione strana, ma così è.

Il romanzo contiene una interessante traccia misteriosa e una grande dose d’azione, regalandoci moltissima tensione. Sono tanti i pezzi del puzzle che devono trovare una collocazione: la famiglia di Sasha nasconde un sacco di segreti, e Kirill sta tessendo una strategia ancora invisibile ai lettori per scalare la gerarchia del potere. 

Qualche dubbio sulla credibilità di alcuni dettagli si insinua in alcuni momenti (mi stupisco ad esempio che nessuno dell’entourage di Kirill si accorga della vera identità di Sasha, dei frequenti assalti sessuali che si consumano tra le mura di casa, o sia insospettito dall’insubordinazione e dagli affronti che lei si permette di mostrare), ma nel complesso l’impalcatura tiene bene.

Un grande rush finale capovolgerà la situazione e mescolerà tutte le carte in tavola puntando un bersaglio proprio sulla testa di Sasha, lasciandoci con il fiato sospeso fino al prossimo libro.

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