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Recensione: “Black Kiss” di Raffaella V. Poggi

 

 

I Black Kiss sono una rock band. Irriverenti, ricchi, famosi e tatuati, sono abituati ad avere tutto ciò che desiderano. Paul Garrison, frontman e chitarrista, con la sua Gibson Les Paul incanta milioni di fan; è abituato a prendere tutto quello che vuole, quando vuole e come vuole. E adesso vuole Amy. Stephen Jensen, batterista e autore, ha il pallino dei felini… e non solo. Bobby Price… be’, lui è quasi normale, ed è il tastierista. E le loro ragazze? Nulla hanno da invidiare a quei “signori”, anzi. Non resta che leggere le loro storie e scoprire perché si chiamano Black Kiss…

È la prima volta che leggo un libro incentrato su una band che non mostri neppure un concerto o della musica. A essere onesti, un piccolo, minuscolo, meraviglioso riferimento musicale c’è, e probabilmente proprio per questo trovo decisamente riuscito l’effetto.

Trovare una donna, da che siamo diventati famosi, è come prendere una trota in un laghetto per la pesca facilitata.

Come l’autrice ci tiene a farci sapere nella premessa, si tratta di un libro corale, ovvero nello spazio normalmente dedicato a una trama con due protagonisti, ritroviamo il racconto delle vicende sentimentali di un’intera band. Questo significa, ahimè, che all’interno di Black Kiss troviamo tanti mini-racconti intrecciati tra loro.

Quello che penso? Ne volevo di più! Avrei adorato una saga di cinque o sei romanzi incentrata ognuna su una coppia, per vari motivi che vado a elencare.

Primo fra tutti, perché i personaggi sono caratterizzati magistralmente: ognuno ha una sua personalità, una sua storia, delle caratteristiche affascinanti e altre difficili da mandar giù. Sono personaggi sfaccettati e interessanti, capaci di sostenere una trama lunga e completa.

Così ho una casa finta in cui vivo da solo, perché non posso comprarmi qualcuno che ci viva con me con un rogito al catasto. E Amanda non è in vendita.

In secondo luogo perché, per quanto io ami il minimalismo, sono un po’ allergica ai fatti raccontati con flashback. Cosa che, è vero, in almeno un paio di sottotrame riesce a dare delle sfumature interessanti alle storie che, a prima vista, sembrano scricchiolare in coerenza e credibilità, mentre solo dopo aver letto i ricordi delle premesse si riesce a inserire tutti i pezzi del puzzle al posto giusto. Tutto fila, l’esperimento funziona, è la prima volta che mi capita, ma… avrei preferito leggermi il mio romanzo completo con tutte le vicende vissute in modo pieno, vivido, ed emotivamente toccante.

Io prendo tutto ciò che mi piace, sono fatto così, da sempre. Lo sanno i miei, lo sanno gli amici. Ma non sono tante le cose che mi piacciono, anzi, e per ciò che desidero combatto e mi sbatto. Per tutto il resto faccio sbattere gli altri.

Molto interessanti i momenti piccanti. Non mi capita spesso e quindi l’ho notato con piacere: praticamente nessuna scena di sesso è classica o banale, nelle posizioni o nel linguaggio. Non ci sono volgarità, e non c’è niente di davvero perverso (siamo sempre in ambito romance), ma il solo fatto di fare cose fantasiose le rende più spinte del solito. Brava!

Io grido, non riesco a farne a meno, so che mi sentono tutti, allora grido più forte, perché non fraintendano: «Godo, godo! Cazzo come godo!»

Come dicevo, le vicende sono tutte credibili e interessanti, nonostante la brevità (cosa che richiede davvero delle grandi capacità, a mio avviso, per non renderle scontate, intricate o incomprensibili). Quello che non ho amato molto, invece, sono stati i finali troppo zuccherosi e, a differenza del sesso, poco fantasiosi.

Concludo con una petizione: Raffaella, non è troppo tardi per iniziare una saga! 😉

Mi lascio andare all’amore, e lascio che diventi sesso, che diventi vita. Lascio che il piacere pianti in me radici profonde, quelle che sono in grado di far rinascere e dare nuovi frutti.

 

 

A cura di:

 

 

Review Overview

Voto Nayeli 4,5

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