AUTORE: Samantha M.
CASA EDITRICE: Self
GENERE: Romance Fantasy
PAGINE: 420
PREZZO: 4,60 euro
DATA PUBBLICAZIONE: 28 dicembre 2020
A New York, in pieno centro, c’è un palazzo molto particolare, dove lavorano un grande e grosso grizzly sexy, un timido scoiattolino ancora vergine, un altezzoso gattaccio snob, un intrigante demone degli inferi, un lupo che è puro sesso ambulante… e ci lavoro anche io, Hart, il vampiro più figo del mondo!
No, non è uno scherzo e nemmeno l’inizio di una barzelletta sconcia! Potreste chiedervi: “Cosa succederà mai, di così entusiasmante, in un ufficio tributi o in una anagrafe?”
Be’… anche gli esseri soprannaturali hanno bisogno di qualche certificato ma, tra una scartoffia e l’altra, succedono un sacco di cose! Ci divertiamo, beviamo la cioccolata calda, parliamo e discutiamo!
Vi ho incuriosito, vero? Volete che vi racconti qualche aneddoto piccante? Siete fortunati! Sono proprio il vampiro che fa per voi!
Tenetevi forte, perché il vostro Hart sta per farvi fare un giro nel comune più pazzo che esiste: quindi, benvenuti nell’Anagrafe Bestiale!
Care Fenici, ho letto molte opere di questa autrice e conosco il suo stile molto bene; ricordo con affetto The Crazy Wolf, dove, secondo me, ha dato il massimo di sé, soprattutto nella caratterizzazione di Furio.
Vi racconto ciò perché in Anagrafe Bestiale non ho notato assolutamente nulla di significativo rispetto al romanzo sopra menzionato, anzi. La scrittura è fluida, ci sono alcuni scivoloni di editing, ma niente di fastidioso, i problemi sono nella struttura della trama.
Cinquecento pagine e passa, divise per capitoli, e ben sei personaggi protagonisti che se le contendono. Non è affatto facile gestirli tutti, ma Samantha ci riesce, almeno in parte, quello che non riesce a fare è dare loro una caratterizzazione profonda, difatti sono piatti, scontati e stereotipati. Solo un paio di loro riescono a far trasparire delle emozioni leggermente più intense, anche se ancora fin troppo superficiali.
Un quadro bello deve avere una buona cornice atta a volorizzarlo, in Anagrafe è presente una trama carina ma la struttura portante non tiene e, ciò che ne risulta non mi ha soddisfatto per niente.
Innanzitutto il romanzo è ambientato a New York, bene, quale parte esattamente? Non si sa. Dopo parecchi capitoli scopriamo trovarci nel 2030, ma non si capisce se le persone comuni sanno dell’esistenza o meno delle creature soprannaturali, poi ci sono i vampiri, e anche qui fioccano perplessità: possono vivere alla luce del sole, si nutrono di sangue, sono immortali ma un paletto può ucciderli. Ne risulta una storia confusionaria, senza personaggi degni di nota con un contorno acidulo e fastidioso.
Un vampiro, un demone, e quattro mannari, di cui un orso, un lupo, un gatto e uno scoiattolo entrano in Comune. Non è l’inizio di una barzelletta, e purtroppo di humor non ne troviamo molto. Queste sei creature, tra cui quel maledetto scoiattolo “mangia nocciole” (perdonatemi ma io odio gli scoiattoli in generale, soprattutto quelli di New York), lavorano in diverse sezioni dell’anagrafe per aiutare altre creature soprannaturali come loro. Guarda caso tutti e sei hanno una preferenza tra i colleghi e ben presto si formano delle coppie, alcune fin da subito altre più sudate. L’orso e lo scoiattolo, il vampiro e il lupo e, infine, il gatto e il demone. Ecco questi ultimi, rispettivamente Yuma e Inigo sono quelli che inizialmente mi hanno conquistata di più, anche se il personaggio che viene meglio analizzato è il lupo, Ashton. Oltre ai sei citati, ci sono tanti altri personaggi di sfondo che invece di alleggerire l’atmosfera ce la rendono ancora più pesante, come un minestrone con troppo sale.
Conoscendo bene lo stile dell’autrice, come già detto, il personaggio di Alex, lo scoiattolo per intenderci, è un modello ricorrente in tutti i suoi romanzi, cambia nome ma la sostanza, o meglio, la non sostanza resta quella. Personaggio scialbo, senza spina dorsale che dimostra un minimo di carattere solo verso la fine ma, se nelle altre storie era accompagnano da un villain cazzuto e predatorio, questa volta, ahimè, non è così. Il lupo, in qualche modo, ci prova ma fallisce, e il vampiro può essere paragonato a un bimbetto viziato messo lì a caso. L’orso e il demone fanno la loro bella figura e ci prova anche il gatto, ma a fallire il test è la sua famiglia.
Non ero partita con l’idea di demolire questo scritto, anzi, un paio di risate me le sono fatte, più o meno le prime cento pagine sono stuzzicanti il problema è sicuramente dopo. Il finale poi è talmente lapalissiano da essere facilmente intuibile già a metà del romanzo. Mi spiace veramente, questa autrice di norma è molto brava ma qui poteva fare molto meglio. In sostanza non mi ha lasciato la minima voglia di rileggerlo, fortuna che è autoconclusivo. Mi spiace veramente, forse le mie aspettative erano troppo alte ma, come già detto, per me è un no secco.