Titolo: Amore in transito al binario 4
Autore: Paolo Capponi
Genere: Romance
Editore: Triskell Edizioni
Pagine: 152
Data di uscita: 17/11/2020
Ciao, mi chiamo Alba e qualche giorno fa, in stazione, un chitarrista misterioso mi ha salvata da un rapinatore, proprio come nei miei romanzi preferiti.
Così sono partita alla sua ricerca, tra treni e strane cartomanti. Lo troverò e vivrò la mia storia romantica con lui, fosse l’ultima cosa che faccio.
Si ferma tutto. Il capannello intorno a me si silenzia come quando togli l’audio al televisore – le figure continuano a parlare degli immigrati, ma muovendo le bocche a pesce, senza emettere suono – e la stazione evapora gentilmente, insieme al fischio dei treni e all’odore di ferro bruciato.
È successo. Finalmente è successo a me! Ho letto queste cose in tanti di quei romanzi che pensavo si trattasse di pura finzione, di qualcosa che non potesse esistere nel mondo reale, e invece è successo, pochissimi istanti fa.
A me.(Tratto dal libro)
Alba è una ragazza innamorata dell’amore, ingenua, sognatrice, incapace di vedere il brutto delle cose, nonostante la vita le abbia già riservato qualche esperienza difficile. Veronica è un’amica suggestiva, di quelle vere, schiette, attente a non ferire senza però mai lesinare un buon consiglio.
Un giorno, per caso, in stazione a Bologna Alba vive un episodio che lei interpreta come sembra il prologo di un romanzo d’amore. Da quel momento inizia a inseguire la fiaba con tutta se stessa. Cerca di rintracciare il suo principe azzurro e investe su questo ogni energia e quel che resta del suo buon senso.
Le mani di Veronica si parano davanti a me. «Assolutamente no. Non farò i tarocchi alla mia migliore amica, nonché padrona di casa. Se dovesse accaderti qualcosa, daresti la colpa a me e mi aumenteresti l’affitto.»
«Ma non capisci?» incalzo e le prendo le mani, stringendole nelle mie. «Forse nelle carte posso trovare una soluzione, una via.»
«La soluzione devi trovarla in quel cervello malato che ti ritrovi,» obietta caustica.
«Ma non ce la faccio. Non ci riesco! Sto lì nel letto e continuo a pensare a lui, a come mi ha salvata, al suo viso…»
«MA SE NON L’HAI NEANCHE VISTO.»
«A come mi immagino che sia il suo viso,» rettifico.(Tratto dal libro)
Si tratta di un romanzo ironico che tenta di rovesciare i cliché romantici senza con questo abbattere il bisogno di sognare delle lettrici. La protagonista dalla caratterizzazione eccessiva, fino allo stereotipo, e una trama che infila tanti piccoli colpi di fortuna porteranno all’illusione che tutto possa risolversi con un bellissimo lieto fine quasi senza faticare. Eppure, di volta in volta, l’autore solleverà il tendone e ci mostrerà i fili, toglierà la patina luccicante dal sogno per svelarne la realtà ruvida sottostante, e riuscirà a farci sentire idealiste alla ricerca di qualcosa di vero e tangibile.
L’immancabile lieto fine arriverà quasi non previsto, portandoci una colata di tenerezza e lasciandoci un sorriso dopo la chiusura dell’ultima pagina.
Si tratta di una lettura molto scorrevole e rapida, con uno stile pulito e godibile. Una lettura poco impegnativa che consiglio.
«E il tuo sogno d’amore?» domanda la zia, con un sorriso ironico.
«Non lo so, ma all’improvviso sento che non è così importante. Non lo è mai stato sul serio. È bella l’idea dell’amore, essere fidanzati, desiderati, amati… ma se la calo nella realtà non m’importa sul serio.»(Tratto dal libro)