“Forse i desideri non sono una cosa da realizzare, una meta da raggiungere, ma il carburante per metterci in moto.”
Prendendo spunto da un suo vecchio taccuino ritrovato, Fabio Volo ha raccolto le citazioni, le domande e i pensieri che lo hanno aiutato.
Recensire un libro di Fabio Volo era nella lista delle ultime cose che mi sarei aspettata di fare nella mia vita da lettrice, a occhio e croce prima della voce “acquistare la biografia di Apicella” e subito dopo “salvare durante il prossimo trasloco 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P.”
E, invece, eccomi qui. Dirò subito che la difficoltà maggiore consiste nel non superare i caratteri complessivi del libro, visto quanto è… stringato.
Era dai tempi di “Senza sangue” di Baricco che non mi imbattevo in un’ operazione così spudoratamente commerciale, con la differenza che Volo non è Baricco e non perché sia una forte estimatrice di quest’ ultimo, ma il divario tra i due è evidente se non altro dal punto di vista tecnico.
In comune, però, entrambi gli autori hanno il fatto di aver costruito nel tempo un’ immagine-brand, di sapersi vendere egregiamente e di aver fidelizzato un congruo numero di lettori che li difenderebbe in ogni situazione. A Baricco, tuttavia, “Senza sangue” costò parecchio, in termini di stroncature e perdita di consensi e credo che, malgrado le vendite, “A cosa servono i desideri” rischi di fare la stessa fine.
Mi piacerebbe parlarvi della trama, ma non c´è. Anche Amazon ha avuto difficoltà a reperire qualche informazione per cercare di qualificare vagamente il contenuto. Si tratta di un taccuino riempito dall’autore in giovinezza e ritrovato ora, ben oltre la soglia della maturità. Tra l’emozione di rileggersi e il confronto con un se stesso del passato, Volo dipana la propria storia fatta di ambizione e successi in chiave auto-referenziale.
Le (poche) pagine non hanno carattere universale, né una pretesa motivazionale, ma funzionano bene per quello che sono: il plauso che Volo concede a se stesso. E visto che dal punto meramente quantitativo il testo finito non sarebbe stato classificato nemmeno come racconto lungo, Volo ha pensato bene di deliziare il lettore inserendo una serie di domande: tristi strisciate di inchiostro su pagine bianche. Scelta, questa, che ha fatto storcere il naso a Michela Murgia durante il programma di Corrado Augias, “Quante storie¨, definendo “A cosa servono i desideri” un “libroide”.
Io, che sono una cartopazza, non grido per questo allo scandalo: ho “Il libro delle risposte”, “Il libro delle domande”, adoro i libri-non libri di Keri Smith e mi limito a dire che le domande lasciate al lettore in “A cosa servono i desideri” sono semplicemente banali.
Non mi credete?
Mi rigenera di più riposare, dormire e stare da solo o trascorrere una serata con gli amici?
Quando, da adolescente, sono stato un mito per i miei amici?
Quando non sto bene preferisco stare in mezzo ad altra gente oppure stare da solo?
Continuo?
Che animale mi piacerebbe essere?
Okay, l´ultima e poi vi grazio:
Preferisco un viaggio organizzato o all’avventura?
Al lettore affascinato dai libri che lasciano spazio alla creatività consiglio le opere di Keri Smith, già citata, o di comprare un semplice taccuino e cercare in rete la challenge delle “365 domande”: avrà modo di nutrire la propria creatività senza necessariamente dover leggere “A cosa servono i desideri”.
Anche il lettore che ama gli aforismi può farne a meno: vero che gli stralci delle canzoni di Battiato o le citazioni dalle opere di Camus, Kavafis, Pasternak e altri, sono le parti più riuscite di questo prodotto, ma anche in questo caso una ricerca su un qualsiasi motore di ricerca potrà essere illuminante.
I desideri servono a rendere necessaria la nostra vita, ma “A cosa servono i desideri” serve unicamente all’economia di autore ed editore.
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