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Lo scrigno delle emozioni internazionale: Colm di Lynn Lorenz

 

progetto grafico Angelice

 

Traduzione a cura di 

Jewel69

 

 

NYC

Lucky’s Bar

10 marzo 2013

 

Colm Ferguson si appoggiò al bancone del bar e asciugò un bicchiere con uno strofinaccio, fantasticando su Zane. L’esuberante costumista asiatico, scombussolava Colm ogni volta che veniva al bar per prelevare o consegnare gli abiti degli spogliarellisti. Prima d’ora, non aveva mai avuto problemi a rimorchiare ragazzi, ma con Zane, Colm si trasformava in una massa di nervi scossi e destabilizzante insicurezza.

Zane svolazzava, serpeggiava e zigzagava attorno a Colm come un’ape drogata e il ronzio lo faceva impazzire. Tutte le volte che Zane entrava con passo sicuro nel bar, con la sua lunga treccia nera, i suoi occhi scuri grigio antracite, Colm si scioglieva sul posto. Il suo uccello poteva anche diventare duro alla sola vista di Zane, ma la lingua gli rimaneva incollata al palato e tutto quello che sarebbe riuscito a dire sarebbero stati solo dei grugniti.

Aveva passato gli ultimi mesi a masturbarsi fantasticando così tante volte di scopare quello stilista sexy nel camerino del locale che ormai nella sua mente era diventato un film porno.

Oggi Zane sarebbe venuto. Colm decise che gli avrebbe parlato cercando di sedurlo. Per una volta avrebbe avuto le palle di spingersi più in là e prendersi ciò che voleva, nessuna domanda, nessun preludio, nessun preliminare. Solo spingere Zane contro il muro, avvolgergli la mano in quella lunga treccia nera e divorarselo.

Colm mise giù il bicchiere e ne prese un altro dallo scolapiatti.

“Era ora che finissi con quello. Hai intenzione di metterci così tanto anche con questo o pensi di andare avanti così tutta la notte?”

Colm guardò storto Ivan, suo amico e suo coinquilino.

“Chiudi quella boccaccia.” Colm finì in fretta e proseguì con un altro bicchiere.

“Ehi, non ti incazzare con me se sono mesi che non scopi.” Il suo amico glielo disse con un sorriso che gli fece apparire le fossette sul viso. Quelle fossette ammorbidivano l’aspetto del gigantesco russo, facendolo sembrare meno un mafioso russo e più un fornitore di liquori, quale in realtà era.

“Non è quello.” Colm schioccò l’asciuga piatti verso suo miglior amico che si scansò, alzando le mani in segno di difesa.

“Deve essere per forza Zane. Amico, hai una cotta che ti manda in confusione. Non posso biasimarti, è sexy da morire. Me lo scoperei senza pensarci due volte.” Ivan si abbassò per scansare lo strofinaccio che Colm gli aveva tirato mirando alla testa.

“”Allora datti fare. Chiedigli di uscire. Scopatelo. Fallo e basta. Ma per l’amor del cielo, smettila di piangerti addosso.”

“”Sto pensando di farlo. Oggi.”” Colm guardò Ivan con severità.

“”Hai bisogno d’’aiuto?”” Ivan fece ondeggiare le sue biondissime sopracciglia e gli rilanciò l’asciuga piatti.

“No.” Neanche per idea che avrebbe fatto avvicinare Ivan a Zane. Prima avrebbe dovuto abbattere Zane e solo allora si sarebbe fatto da parte lasciando che Ivan ci provasse con lo stilista.

Anche così, avrebbe fatto male lo stesso.

Colm finì con i bicchieri e li spostò sullo scolapiatti sotto al bancone. Poi iniziò a preparare la frutta. Le signore che venivano a vedere ballare e a vedere gli strip del Lucky Charms amavano i loro drink alla frutta.

Ivan si appoggiò al bancone e sorseggiò la sua birra mentre Colm lavorava, senza parlare. A Colm piaceva questo tratto del carattere di Ivan. Sapeva quando stare zitto. Erano diventati amici in fretta, da quando Ivan aveva traslocato nella seconda stanza dell’’appartamento di Colm.

Colm assisteva alla sfilata di uomini che andavano e venivano dalla camera di Ivan. Avrebbe fatto meglio a installare una porta girevole. Nel frattempo, le ragnatele crescevano sulla sua, di porta.

Nessuno aveva oltrepassato la soglia dell’’appartamento, tanto meno quella della sua stanza, non da quando aveva posato gli occhi su Zane per la prima volta. Il suo interesse e il suo uccello non ne volevano sapere.

E adesso, non riusciva nemmeno a darsi un contegno per chiedergli un appuntamento. Cosa c’’era che non andava in lui? Non era mai successo. Mai.

Ma Zane gli faceva venir voglia di buttarsi in ginocchio e fare tutto ciò che quell’’uomo voleva. Qualsiasi cosa, purché fosse Zane a comandarglielo.

E Colm non si faceva mai comandare da nessuno.

****

Nel taxi, Zane si appoggiò con la schiena al sedile e si controllò la faccia nello specchietto. L’’eyeliner era a posto? A posto. Il tenue lucidalabbra? A posto. La frangia? A posto.

Oggi doveva apparire perfetto. Non che lui non fosse mai al top quando usciva, ma quando andava al Lucky voleva apparire extra appetitoso.

Per Colm.

Cavolo quell’’uomo era bello. E lui nemmeno se ne accorgeva. Quell’’uomo non aveva idea di quanto fosse sexy, così alto e dinoccolato e con quelle sue braccia robuste. Quando indossava un paio di blue jeans era come se fossero stati cuciti su misura per lui, ma Zane sapeva che Colm non aveva un sarto. Non poteva permetterselo con uno stipendio da barista. Non a New York City.

Zane l’avrebbe vestito da capo a piedi, se Colm glielo avesse permesso. Poteva benissimo fare il modello. Spesso se lo immaginava su una passerella, che sfilava, indossando uno dei modelli più succinti di Zane.

Zane sospirò. Aveva atteso quell’’uomo per mesi, ma ci era andato piano, cercando di capire che tipo di uomo si nascondesse dietro quei grandi occhi castani, quel mento volitivo e quel timido sorriso. Zane non andava a letto con chiunque. Era da un po’ che non lo faceva. Nel suo lavoro il sesso era ovunque e lui aveva smesso abbastanza presto con gli incontri occasionali e si era concentrato sulla sua carriera.

Adesso che cuciva e vendeva per alcuni dei migliori strip club di New York, si era fatto un nome con i suoi lavori sexy e discreti. Ma i ragazzi del Lucky erano quattro gatti. Lavorava con loro da qualche mese, cercando di fargli abbandonare il tipico equipaggiamento da spogliarellisti per qualcosa di più audace. Tipo indossare soltanto delle corde, slip da uomo invece di perizoma, o sospensori di seta neri come quello che indossava lui in quel momento sotto al suo kilt nero.

Zane si affannò con la borsa dei vestiti piena di nuovi completi appoggiata sul sedile di fianco a lui. I suoi ordini erano aumentati tra tutti gli strip club di New York visto che i ragazzi che indossavano i suoi modelli ottenevano riscontro tra le signore e i signori del pubblico.

Zane sapeva cosa piaceva alle donne – un po’ più di raffinatezza rispetto al pubblico gay. Le donne volevano sentirsi maliziose, ma non volgari. Il pubblico gay voleva solo vedere il più possibile, qualcosa di più osceno e vistoso. Le signore erano un po’ meno sfacciate, a meno che si fossero scolate qualche drink, poi…

Una parte del suo lavoro consisteva nel riparare gli indumenti strappati. L’ultima volta che aveva lavorato su una “banana sling”, questa era stata strappata via ad uno dei ragazzi. Aveva dovuto ricostruire quella povera cosa.

Il taxi svoltò l’angolo e accostò davanti al Lucky. Zane fece un respiro profondo, pagò l’autista, che non batté nemmeno ciglio vedendo il suo kilt nero, un bustino di pelle rossa, le Doc Martins a mezza caviglia e una maglietta bianca aderente a maniche lunghe. Dovevi amare quello di New York. Non c’erano molte persone che si scandalizzavano, non come nella piccola città del Mississippi dalla quale proveniva Zane. Era praticamente fuggito da casa il giorno in cui aveva compiuto diciotto anni dirigendosi direttamente verso le grandi luci di New York City, lasciandosi alle spalle la sua famiglia scioccata, ma sollevata.

Uscì dal taxi, tirò fuori la borsa degli abiti dal sedile posteriore prima che il veicolo filasse via. Si voltò giusto in tempo per evitare una collisione con corriere in bicicletta. Zane imprecò cercando di togliersi di mezzo. “Scendi dal marciapiede!”

Il ciclista gli fece il dito medio e proseguì, disperdendo i passanti a destra e sinistra. Va bene, forse New York non era la città più amichevole, ma era decisamente meglio di Biloxi e la sua mentalità provinciale. Essere gay e avere un certo gusto per la moda come quello di Zane, nel Mississippi poteva portare un ragazzo a essere ucciso. A New York era uno dei tanti tra la folla.

Si sistemò il kilt e il bustino, assicurandosi che fosse perfetto.

“Smettila di tergiversare. È soltanto un ragazzo come gli altri,” mormorò tra sé dirigendosi verso la porta del bar. Era metà pomeriggio e il bar non era proprio aperto, ma sapeva che la porta per le consegne lo era.

Zane entrò con una sicurezza e un incedere come se fosse il padrone di quel posto, fermandosi a metà prima del bancone del bar. Con una mano sul fianco e una che teneva la borsa dei vestiti che portava in spalla, si fermò e si mise in posa.

“Salve, ragazzi,” disse strascicando le parole. Il suo accento del sud qualche volta tornava comodo. “Come va?”

Colm alzò lo sguardo dalla frutta che stava tagliando e lasciò cadere il coltello, mentre uno squittio soffocato gli sfuggiva dalla sua bocca aperta. Ivan, il coinquilino di Colm, fece un fischio basso. “Cavolo, stai bene, ragazzo.”

Zane gli fece l’occhiolino. “Ah, Ivan, l’hai notato. Carino da parte tua.” Lanciò uno sguardo verso Colm. Cosa non andava con lui? Non aveva mai visto un uomo con il kilt prima d’ora?

Colm se ne stava lì immobile come se fosse stato steso. Forse questa volta Zane aveva esagerato con il suo abbigliamento.

“Un k-k-kilt?” se ne uscì Colm.

“Ti piace?” Zane fece una veloce giravolta, sapendo che il kilt avrebbe fatto intravedere un po’ delle sue gambe e delle sue chiappe, sperando di rendere Colm pazzo di desiderio. E a Zane piaceva ‘pazzo’, specialmente con Colm.

Colm, però, non stava spicciando parola, si affrettò solo a recuperare il coltello che aveva lasciato cadere, buttandolo giù dal bancone. Si tuffò per prenderlo, scomparendo sotto di esso. Solo Dio sapeva cosa stava facendo là sotto, a parte non guardare Zane.

“Sexy da morire!” Ivan saltò giù dalle sgabello e si avvicinò a Zane con passo rilassato. “Se Colm non si dà una svegliata, posso pensare io a qualcosa da fare con te in quel kilt.”

Zane sollevò lo sguardo sul viso di quell’enorme ragazzo. “E se Colm non si sveglia e non mi presta attenzione dopo tutti i guai in cui mi sono cacciato, accetterò la tua proposta,” disse con un tono di voce tale da poter essere certo che Colm sentisse, anche da dietro il bancone di solido legno.

Colm saltò su, coltello in mano, brontolando. “Stai lontano da lui, Ivan.”

Bene, questo gli sollevò l’umore. Zane sorrise. “Hai sentito. Stai alla larga.” Ivan rise e si fece da parte.

“Ehi, ignoratemi. Terrò giusto d’occhio il bar.” Ivan ammiccò, prese il canovaccio di Colm e strofinò il bancone, spostandosi sempre più avanti con ogni passata.

“Allora, sembra che tu sia libero.”

“S-s-sì,” balbettò Colm.

“Bene.” Zane si diresse verso la porta che conduceva al retro del palco dove erano locati i camerini. Poco prima di raggiungerla si fermò e si voltò. “Credo dovrò appendere queste cose tutto da solo. Ma la barra appendiabiti è così alta. Probabilmente potrei aver bisogno d’aiuto per raggiungerla.” Protese un po’ le labbra, la cosa migliore per ammaliare Colm. Il quale deglutì, lo sguardo immobile in quello di Zane. Mise giù il coltello e si asciugò le mani nel grembiule, ma non si mosse da dietro il bancone del bar.

Zane sospirò. Davvero quell’uomo aveva bisogno di un ordine per darsi una mossa?

“Colm.” Zane abbassò la voce e strinse gli occhi, intenzionato a proferire un avvertimento che non doveva essere disobbedito.

“Sì?” Colm fremette, ma aspettò e improvvisamente a Zane divenne chiaro che quello era esattamente ciò di cui Colm aveva bisogno.

“Vorrei che tu appendessi questi per me. Adesso.” E tenne sollevata la borsa degli abiti.

Colm si fiondò fuori dal bancone lanciandosi verso Zane. “Okay.” Prese la borsa e se la mise in spalla.

“Bene. Seguimi. C’è qualcosa che voglio farti vedere.”

“Certo.”

Zane girò sui tacchi dirigendosi verso la porta dei camerini con Colm alle sue calcagna.

****

Colm trotterellò appresso a Zane, guardando l’oscillazione del kilt e del sedere tondo e sodo al di sotto. Non gli era sfuggita la visione di pelle liscia e pallida quando Zane si era girato e il kilt si era sollevato.

Oh Dio Onnipotente! Quasi veniva nei pantaloni. Quell’uomo sapeva di essere puro sesso su due gambe e non aveva paura di esserlo. Beh, una cosa era certa, aveva catturato Colm.

L’uccello di Colm doleva con una brama tale che solo affondare in Zane profondamente l’avrebbe estinta. E quello che gli faceva la voce di Zane? Era rimasto lì ritto in piedi, immobile, ammutolito finché Zane l’aveva chiamato al suo fianco e, come un cucciolo impaziente di compiacere il suo padrone, era corso da lui.

Perché Zane lo possedeva. Colm voleva quell’uomo slanciato più qualsiasi altro uomo lui avesse mai voluto in vita sua. Un desiderio radicato, che aveva tenuto nascosto e dormiente, divampato e nato la prima volta che Zane era entrato nel locale e Colm aveva posato gli occhi su di lui.

Era questo ciò aveva aspettato? Zane che lo chiamava, gli chiedeva di raggiungerlo al suo fianco? Di sottomettersi a Zane?

Zane allungò la mano verso la porta del camerino e la aprì. Entrò e la tenne aperta aspettando che Colm entrasse.

“Appendi la borsa là.” Zane indicò la rastrelliera per abiti usata dagli uomini per i loro spettacoli. Colm era stato lì solo una volta o due per portare da bere ai ragazzi. Attraversò la stanza e appese la borsa, poi si voltò per affrontare Zane.

“Eccellente.” Zane sorrise e Colm arrossì di piacere. Il suo cazzo si indurì e premette contro i jeans, implorando di essere liberato, di essere toccato dalla mano di Zane o, santo Dio, dalla sua bocca.

“Ora, ho qualcosa che voglio farti vedere.” Zane chiuse la porta e girò il chiavistello, rinchiudendoli e lasciando fuori chiunque fosse entrato nel locale. Vi spinse contro il suo sedere, ma si piegò in avanti serrando le labbra.

“Ti piace la mia mise?” gli chiese.

“È sexy.””

“Indovina cosa indosso sotto.” Zane gli fece un sorrisetto malizioso.

“Non lo so.” Ma Colm sapeva cosa voleva. Niente. Niente di niente.

“Risposta sbagliata.” Disse Zane scuotendo la testa. “Vuoi vedere?” Allungò la mano verso il basso e prese tra le dita il tessuto del kilt, giocandoci mentre Colm guardava, lo sguardo inchiodato su quelle dita sottili e il modo i cui giocava con la stoffa.

“Sì. Voglio vedere.”

“Lo sapevo. Posso vederlo nei tuoi occhi, Colm. Tu mi vuoi, ma da me vuoi di più che da qualsiasi altro. Non è così?” Zane sollevò un po’ più su l’orlo del kilt.

Colm fissò la coscia liscia di Zane. Il suo cuore iniziò a battergli nelle orecchie accordandosi con il pulsare del suo uccello. “Sì. Ti desidero.” Gli disse leccandosi le labbra. “Tu mi desideri?”

Zane fece scivolare le dita lungo la coscia, sollevando con sé il kilt, finché Colm non intravide la piega dove la coscia incontra l’anca.

“Sì. Ti ho desiderato sin dal momento che ti ho visto dietro al bancone. Ho desiderato i tuoi muscoli, le tue mani grandi e il tuo cazzo enorme.” Allungò la mano sotto al kilt e si accarezzò l’uccello, facendo intravedere a Colm un po’ di nero.

“Cosa indossi?” Colm era curioso di sapere. Qualcosa di nero e lucido.

“Uno dei miei modelli. Un sospensorio di seta nero.” Zane spostò il tessuto e si espose alla vista di Colm.

L’uccello di Zane tendeva il bordo del sospensorio, la cima che sfuggì al di sopra quando fu in piena erezione.

Bellissimo, tanto da togliere a Colm il respiro. Non avrebbe mai sognato che sarebbe stato così delizioso, pallido e slanciato con una meravigliosa testa rosso rosa. Qualcosa di soffocato e animalesco gli sfuggì dalla gola, un suono che non riconobbe come la sua voce.

“Sono tutto tuo.” Zane fece un cenno a Colm curvando un dito, incoraggiandolo ad avvicinarsi.

Colm cadde in ginocchio quando allungò la mano per toccare la sottile stoffa. Agganciando un dito a ciascun lato, la abbassò, liberando l’uccello di Zane che ondeggiò e poi sbatté contro l’addome teso di Zane.

Le palle di Zane erano depilate e i peli pubici neri erano rasati.

“Oh, Dio.” Colm si chinò, aprì la bocca e lo leccò dalla base alla punta, gli girò intorno e poi scivolò di nuovo giù, e seppe che non l’avrebbe mai dimenticato o non se ne sarebbe mai stancato.

“Sei delizioso,” mormorò contro l’inguine di Zane, strofinandogli il naso sopra i genitali. Caldo al tocco e dal profumo muschiato, Zane rese Colm ancora più eccitato.

“Prendimi in bocca. Fammi venire e assaggia.” Zane affondò le dita nei corti capelli di Colm, guidandolo ancora sulla sua erezione. “Spasimo per averti, Colm.”

Richiesta o ordine, a Colm non importava, importava solo che Zane glielo avesse chiesto e tutto quello che voleva fare in quel momento era dargli piacere.

Colm aprì la bocca e prese l’uccello di Zane, chiudendo attorno le labbra e avvolgendo una mano attorno alla base e l’altra attorno alla coscia. Il cazzo di Colm palpitò, ancora costretto nei jeans tanto da non fargli capire la differenza tra dolore ed estasi. Non importava cosa fosse, era maledettamente bello.

“Così, succhiamelo. Prendilo più a fondo.” Zane strofinò la testa di Colm spingendosi dentro la sua bocca. Niente che Colm non potesse gestire. Aveva già fatto dei pompini ad altri ragazzi, per ripagarli di essersi fatti scopare da lui, ma non gli era mai piaciuto come questa volta.

E non aveva mai avuto bisogno che qualcuno lo scopasse. Non ne aveva mai sentito il bisogno.

Una parte di lui si sentiva in colpa per quel desiderio, sussurrandogli qualcosa di vago riguardante all’essere un uomo, all’essere attivo, non passivo e al non lasciarsi scopare da qualcuno.

La parte più importante di lui ululava come un animale in calore, bisognoso di essere preso da Zane, di essere scopato fino allo svenimento, di sentire il comando di Zane di curvarsi sulla toletta così da poterlo prendere nel culo mentre guardava nello specchio.

“Cazzo!” Colm si ritrasse con uno schiocco. “Ho bisogno di toccarmi.” Disse guardando verso l’alto il viso di Zane e ansimando.

“Di cos’altro hai bisogno?” Zane si accarezzò l’erezione, tenendo sempre sollevato il kilt in modo che non interferisse.

“Che cosa vuoi?” disse Colm leccandosi le labbra.

“Scoparti, ma questo già lo sai.” Disse con una risatina. “Scommetto che non permetti che questo succeda troppo spesso, o sbaglio?”

“No.” Colm scosse la testa. “Voglio dire, voglio che tu mi scopi e non lascio che succeda. Mai. Ma tu…Cazzo, Zane. Tu mi fai qualcosa, mi rendi debole. Non qui,” disse indicandosi l’inguine, “ma qui.” E si indicò il petto. “Ho bisogno. Quando sono con te, sento il bisogno e non mi è mai successo prima.”

Zane sorrise. “Oh.” Lasciò ricadere il kilt, coprendosi l’uccello e si spostò di lato. “Dove dovremmo…?”

Lo sguardo di Colm ispezionò tutta la stanza e poi si soffermò sulla toletta.

“Lì? Vuoi che ti scopo da dietro. Così puoi guardarti nello specchio? É così?” disse Zane sorridendo. “Cavolo. Questo sì che sarà dannatamente sexy, tesoro.” Spinse da parte un po’ delle cose che c’erano sulla toletta. Alcune caddero oltre il bordo finendo a terra.

Colm si slacciò la cintura, sbottonò i jeans, abbassò la cerniera e li calò sotto le ginocchia.

“Fermati lì. Questo sì che è sexy.” Disse Zane in un sussurro mentre strofinava la natica di Colm. “Ed è anche bello.” Gli afferrò la camicia, sfilandogliela dalla testa e poi gli fece scivolare le dita sui capezzoli. Zane sbirciò da dietro, guardando Colm nello specchio.

Colm fremette. Un fuoco intenso gli bruciava dentro, riducendo il suo riserbo in cenere.

“Mani sulla toletta,” ordinò Zane.

Colm si piegò e afferrò il bordo della tavolino con le mani. Guardò alle loro figure riflesse e poi fissò Zane, dietro di lui, negli occhi.

“Abbiamo bisogno del lubrificante e di un preservativo.” Disse Zane in tono serio. Si spostò e rovistò nei cassetti della toletta. “Eccoli. Credo che qualcun altro ci abbia già pensato!” Ritornò da Colm e sventolò quello che aveva trovato.

Stava per succedere. Stava per farsi scopare da Zane. Per Colm l’ultima volta era stata molti anni prima e non era stata piacevole. Il suo stomaco si contorse. Cosa gli faceva credere che questa volta non avrebbe fatto male? Cosa aveva fatto Zane per fargli accettare di farlo?

“Questo non lo faccio, Zane. Mai.” Poteva tirarsi indietro adesso? Certo, ma non voleva, voleva solo essere rassicurato. Aveva desiderato Zane per mesi. Non aveva intenzione di tirarsi indietro adesso che era così vicino a vivere la fantasia che aveva sognato dal momento in cui Zane aveva varcato la soglia del locale.

“Lo so. Ci andrò piano, tesoro.” Fece scivolare una mano sopra il sedere di Colm, accarezzandolo, riscaldandolo col calore del suo corpo. Lo scatto del tappo del tubetto risuonò come uno sparo e Colm trasalì.

Zane usò il suo dito, caldo e umido di lubrificante, facendolo scorrere lungo la fessura, tra le collinette delle natiche e facendo dei cerchi attorno al suo buco grinzoso. Colm sibilò.  Zane si muoveva con lenti cerchi, sopra e attorno all’apertura, incendiandogli ogni terminazione nervosa.

Colm andò incontro a quel tocco, non vergognandosi del suo desiderio, dimenandosi un pochino per fare in modo che Zane lo toccasse dove voleva essere toccato.

Zane fece una risatina profonda e gutturale. L’uccello di Colm si irrigidì.

“Fai in fretta.” Si tenne forte al tavolino, stringendo forte il sedere mentre Zane gli pungolava il buco. Spingendo. Picchiettando. Colm fece un profondo respiro, espirò e Zane lo penetrò.

“Oh, Dio.” Era bellissimo. Così bello. Abbassò la testa e vide di sfuggita la sua erezione, rossa e rabbiosa, che si tendeva alta e in avanti. Una goccia di liquido pre-eiaculatoria aggrappata alla punta, prova del fatto che al suo corpo piaceva tutto questo, nel caso avesse avuto bisogno di essere rassicurato. Voleva tutto questo. Voleva Zane dentro di sé. Voleva dare piacere a Zane in ogni modo possibile.

Guardò nello specchio mentre Zane lo scopava con le dita, lavorando dentro e fuori, da parte a parte, distendendogli i muscoli. Si abbandonò, chiuse gli occhi e gemette per il piacere. Era così terribilmente bello. Perché? Zane affondò ancora più in profondità colpendo un punto che gli fece vedere le stelle.

Colm gridò. Aprì gli occhi. Una creatura selvaggia lo fissava. Catturato, occhi spalancati e affamati, muscoli flessi, pronti a scattare in una corsa o a risolvere la questione con la forza.

Colm non stava correndo. E non stava lottando per scappare.

Voleva di più. Voleva essere toccato e scopato.

Zane incontrò il suo sguardo e tenne sollevato il preservativo. Strappò l’involucro con i denti e lo tirò fuori. “Faccio sempre sesso sicuro.”

“Spesso?” Colm aveva bisogno di sapere che Zane non lo faceva con chiunque.

Zane sorrise. “No. Sono mesi che non vado con qualcuno e ancora di più da quando qualcuno mi ha lasciato entrare dentro di lui.”

“Lo farò io. Devi solo chiedere.” Le parole gli uscirono ancora prima di rendersi conto di quello che aveva detto, quindi lasciò ricadere la testa, il calore del suo rossore gli risalì al volto fino alla punta dei capelli. Suonava così…

“Ho la sensazione che lo chiederò spesso.” Disse Zane con un sorrisino. Tirò via il dito e mise la punta del suo uccello contro l’apertura di Colm. Si spinse dentro e Colm chiuse gli occhi, strizzandoli, preparandosi a…

Zane si ritrasse. “Non ancora. Non sei ancora pronto, tesoro.”

Colm gemette. Lo aveva così desiderato e adesso…

“Basta!” gridò Colm. “Fallo. Adesso. Ho bisogno che mi scopi adesso.”

“Quanta impazienza.” Zane si chinò e gli baciò la spalla. “Tesoro, voglio darti ciò che desideri. Sempre. Tu ed io. Siamo fatti l’uno per l’altro.”

“Sì.” Annuì Colm. “Voglio che tu sia il mio…” Deglutì, incapace di esprimere ciò che voleva, anche con l’uccello di Zane che spingeva alla sua porta, bussava, cercando di penetrarlo.

Zane si spinse dentro ancora una volta. “Il tuo uomo?” si chinò ancora. “Vuoi che ti scopi forte, non è così? Vuoi essere sculacciato?”

Colm si morse il labbro e annuì.

“Puoi dirmelo, tesoro. Siamo solo noi due. Non c’è bisogno che lo sappia qualcuno,” sussurrò Zane. “Solo tu ed io.”

“Sì.” Disse Colm mugolando.

Zane schiaffeggiò il sedere di Colm, infuocandogli la pelle nuda. Il fuoco lo attraversò, arrivando dritto alle sue palle. Il suo cazzo sobbalzò e si alzò fino a toccargli l’addome, cospargendolo con altro liquido pre-eiaculatorio.

Il bruciore era a malapena passato, quando Zane spinse ancora, facendosi strada prepotentemente attraverso le difese di Colm, allargandolo. Colm rafforzò la presa sul tavolino, si spinse indietro e accolse l’uccello di Zane, che scivolava dentro, sistemandosi in profondità, finché pensò di non riuscire a prenderne di più.

Zane gemette. Avevo dimenticato di quanto fosse bello. “Tesoro. Oh. Cazzo.” Si ritrasse e si spinse di nuovo dentro mentre Colm spingeva indietro.

Ora si muovevano all’unisono, Zane dentro e fuori e Colm andava incontro a ogni sua spinta.

Il suo corpo si pervaso di piacere, in modo fulmineo, montando come una tempesta. Guardò le loro figure riflesse.

Zane lo cavalcava, mani sui suoi fianchi, occhi aperti che fissavano dentro lo specchio.

“Sei così bello quando mi scopi,” sussurrò Colm. “Non riesco a crederci. Non riesco a credere che tu mi voglia.”

“Sono bello? Cazzo. Guardati. Mi piaci, mi piace com’è il tuo viso quando sono dentro di te.” Spinse con forza dentro Colm. “Ho bisogno di te, tesoro.”

“Anch’’io.”

Zane lo scopava, lo cavalcava come non si sarebbe mai immaginato finché Zane non era entrato nella sua vita e aveva animato i suoi desideri.

Dentro di lui, il bisogno di venire cresceva, le sue palle erano gonfie, il suo cazzo pulsava al ritmo del suo battito accelerato. “Posso venire?” Non sapeva perché, ma aveva bisogno del permesso del suo amante. Trattenne quell’impulso, aspettando la risposta per esplodere.

“Non ancora. Voglio che veniamo insieme.” Zane digrignò, scoprendo i denti come un animale.

I suoi movimenti si fecero più rapidi, la sua presa più feroce, la sua treccia sobbalzava sopra la spalla, il suo kilt si arrotolò sopra la vita. Dio, era incredibile. Ogni minima traccia di gentilezza era sparita dal suo volto. Al suo posto solo desiderio, brama e piacere feroci.

Quest’uomo lo possedeva. Ora Colm lo sapeva. Sapeva che una parte di lui era mancata, nascosta, finché Zane non l’aveva liberata.

“Per favore. Lasciami venire.” Lo implorò. Il tono della sua voce lo eccitava, sentire la sua urgenza e il suo desiderio lo eccitavano ancora di più. “Per favore, Zane.”

E Zane gli sorrise attraverso lo specchio. “Sì, tesoro, vieni per me. Adesso. Lasciati andare. Voglio sentirti attorno al mio cazzo.” Si chinò, premendo contro la schiena di Colm. Le loro immagini distorte dal vetro, si fusero in una creatura selvaggia a due teste, negli occhi e nello sguardo di ciascuno una brama quasi dolorosa. Avvinghiati nel loro accoppiamento e nella loro lussuria.

Zane afferrò l’uccello di Colm, il cui mondo si ritrasse ai suoi genitali. Cazzo, palle, la mano di Zane, le palle di Zane che sbattevano sul suo sedere, il calore tra loro, il sudore dei loro corpi. Che si fondevano in una cosa sola solo per quell’attimo perfetto.

“Zane!” Colm gridò, decollò, fuori e oltre il bordo, eiaculando ed esplodendo come una nova, implodendo su se stesso mentre Zane veniva dentro al preservativo, urlando il nome di Colm nelle sue orecchie.

Fremettero. Zane si avvolse sulla sua schiena. Colm sosteneva entrambi, con le braccia tremanti per lo sforzo, mentre tutto quello che voleva fare era lasciarsi cadere sul pavimento.

Zane si tirò indietro. Uscì. Tenne le mani sulla schiena di Colm, descrivendo cerchi rassicuranti, massaggiandolo e accarezzandolo.

Al quel tocco Colm si inarcò. “Cazzo. È stato bellissimo.” Si leccò le labbra, la bocca arida come la polvere.

Zane gli baciò la schiena, piccoli bacetti che percorrevano la schiena tra le scapole fino al fondo schiena.

“Non so nulla di te, ma questo è andato al di là di qualsiasi cosa io abbia mai sperimentato.” Confessò Zane. Un sorriso, quasi timido gli sollevò gli angoli della sue labbra piene fino a raggiungere gli occhi, che si incresparono.

Il calore bruciava il viso di Colm. “Un ragazzo come me non è fatto per desiderare ciò che abbiamo condiviso.”

“Perché no?” disse Zane con una risatina. “Solo perché sei un ragazzo grosso, forte e i tuoi muscoli sono muscolosi? Sei meno uomo perché vuoi che abbia il controllo? Chi se ne fotte. O perché io ho questo aspetto?” Agitò le mani lungo la sua figura. “Perché ho i capelli lunghi e sembro una ragazza? Questo mi fa meno uomo? Io voglio scopare come qualsiasi altro ragazzo. E mi piace anche essere scopato.”

“Posso?”

“La prossima volta.” Zane rise. “La prossima volta ti dirò esattamente come voglio essere scopato. Okay?”

Colm si voltò a guardarlo. “”Allora. Ci sarà una prossima volta?” Ci aveva sperato, ma con qualcuno come Zane, qualcuno così incredibilmente bello…

Zane mise le mani sui fianchi e inclinò la testa di lato. “Stai scherzando, vero? Se pensi che ti lascerò libero dopo averti trovato, sei pazzo.” Poi la sua espressione si fece seria. “A meno che per te questa sia stata solo una botta e via.”

La paura guizzò attraverso il volto di Zane, lacerando qualcosa nell’intimità di Colm.

“No. Non per me. Io…io ho bisogno di te. Ho bisogno di essere il tuo tesoro.” Sorrise e si avvicinò, appoggiando il naso contro quello di Zane. “Voglio il tuo controllo. Voglio darti piacere. In ogni modo possibile.” Strano, dirlo non faceva per niente male. Nessun dolore, solo sollievo, nell’ammettere il suo più intimo segreto.

“Bene.” Sospirò Zane. “Bene. Anch’io voglio darti piacere. Quante volte vuoi.”

Si fissarono negli occhi. Il respiro di Colm si tranquillizzò, le rughe sulla fronte si distesero.  La felicità gli riempì il petto, spazzando via ogni resistenza. Non era stato felice da molto tempo, ora poteva ammetterlo. Stupore e meraviglia gli scorrevano dentro, gridando e danzando.

Doveva essere solo un modo per rimorchiare. Il premio dopo mesi passati a stuzzicarsi e a flirtare.

Aveva desiderato Zane. Zane lo desiderava. Avere quel bellissimo uomo anche solo per una volta gli sarebbe bastato, era stato tutto quello che si sarebbe aspettato.

Come poteva immaginare che la cosa sarebbe finita in quel modo?

Che sarebbe finita con un inizio.

 

 

 

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StaffRFS

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