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Incontro con l’autore: Adele Vieri Castellano

 

Buongiorno a tutti voi lettori di Romanticamentefantasy, oggi abbiamo il piacere di ospitare un’autrice dalle doti eccezionali, ebbene sto parlando di Adele Vieri Castellano.

 

 

  1. È molto bello leggere con quanta accuratezza e dedizione descrivi gli scenari e le consuetudini di vita della Roma antica. Dalle pagine si riesce a percepire la passione e l’impegno dedicati alla conoscenza di questa parte così fondamentale della storia della civiltà. Quale delle due è nata prima, la passione per la scrittura o quella per la storia romana?

La passione per la storia è nata per prima, sui banchi di scuola, ma quella per la scrittura è arrivata subito dopo. Le storie che studiavo di solito si concludevano o troppo presto o tragicamente, quindi mi divertivo a scrivere quello che avrei voluto leggere. Nel corso della vita continuano a coesistere e devo dire che il connubio è sempre intrigante e stimolante, per le mie storie sulla carta.

  1. Come preferisci scoprire e studiare le caratteristiche dell’epoca che descrivi tanto bene nei tuoi libri: ricerca virtuale da strumenti elettronici, biblioteche e musei, oppure altre fonti?

In genere faccio prima ricerca su testi storici o saggi, poi sul web. Mi è capitato, più volte, di chiedere la consultazione di documenti in biblioteche specializzate, ma devo dire che ultimamente capita sempre meno, visto che su internet testi specifici, articoli, studi e saggi sono sempre più spesso a disposizione di lettori e ricercatori. Anche i siti delle università, le tesi universitarie e i libri antichi messi in rete da Google libri, sono un valido aiuto per chi scrive storici e non solo.

  1. Marco Quinto Rufo è, tra le tue creature letterarie, quella a cui sei più legata: autoritario, avido, talvolta spietato, leale, protettivo e affascinante. Esiste qualcuno, nella tua vita reale, a cui ti sei ispirata per creare questo personaggio?

No, Rufo è frutto di anni e anni di amore per i legionari e per i grandi strateghi della Roma antica, un personaggio inventato e maturato in decenni di letture avventurose. Se esistesse veramente, lo avrei sposato! 😉

  1. Nel primo volume della serie Caput Mundi, Livia Urgulanilla viene presentata come una donna dall’apparenza fragile e ingenua, tormentata dal desiderio di vendetta per l’onta subita, ma nasconde una determinazione e una forza d’animo che la rendono una protagonista complessa e accattivante. Quanto di te c’è nella caratterizzazione di questo personaggio?

Al contrario di Rufo, Livia è un personaggio reale, preso da un episodio della vita dell’imperatore Claudio, anche se ovviamente la sua vicenda è stata poi adattata alle esigenze della narrazione. Mi sono immedesimata in una fanciulla di quell’epoca, legata ed esposta all’onta e alla vergogna e Livia è il risultato. Direi che in lei c’è anche un po’ di me: io avrei reagito così, nascondendo i miei veri pensieri, i miei sentimenti e il mio desiderio di riscatto per sfoderarli, poi, nel momento del bisogno, con orgoglio e coraggio.

  1. C’è una ragione particolare per cui hai deciso di collocare il tuo primo romanzo della serie Caput Mundi nel periodo storico dell’imperatore Caligola?

È il periodo della storia romana in cui le donne godevano di più libertà morale e sociale, l’epoca più vicina alla nostra. Inoltre la dinastia Giulio-Claudia, discendente da Ottaviano Augusto, ha regnato e vissuto nell’epoca di massimo splendore dell’Impero Romano.

  1. Questo stesso romanzo racconta una storia d’amore, ma anche la rete di intrighi politici e i risvolti militari della Roma conquistatrice, oltre alla forza con la quale religione e superstizione esercitavano influenze nelle decisioni importanti e nei gesti di vita quotidiana. La storia di Marco e Livia riprende personaggi ed eventi storici realmente accaduti, oppure è tutto frutto della tua fantasia?

Come dicevo in una risposta precedente, l’evento che scatena tutta la storia, ovvero l’esposizione di Livia a Roma narrata nel prologo del primo libro della serie “Roma 40 d.C. Destino d’Amore”, è un fatto realmente accaduto e Claudio ebbe veramente una moglie (Urgulania) e una figlia che denunciò come illegittima, ripudiando la consorte. I miei personaggi si muovono in un contesto storico realistico, aderente all’epoca e alle abitudini di quel tempo. Caligola, la sua scorta di cavalieri germani batavi, l’attentato di cui rimase vittima a Mogontiacum e il suo omicidio. Mi piace inserire, in quegli sprazzi di storia, vicende di uomini e donne che potrebbero aver realmente vissuto in quell’epoca.

  1. Nonostante, generalmente, l’uomo con capelli biondi e occhi azzurri non mi faccia impazzire, ti confesso impunemente che tra i tuoi personaggi, quello che mi ha letteralmente stregata è Quinto Decio Aquilato: semplicemente straordinario! Rufo è già stato protagonista di più di un romanzo, pensi di regalarci in futuro un’altra storia anche del mio adorato “semidio” biondo? (Ovviamente questa domanda è assolutamente disinteressata!)

Non credo, ormai la storia di Aquilato si è esaurita con l’amore e il matrimonio con Ishold. Potrei parlare di nuovo di lui nel libro ancora da scrivere, quello che narrerà la storia del principe Raganhar e che dovrebbe essere il libro conclusivo della serie Roma Caput Mundi. Ho preso appunti, considererò questo tuo… disinteressato desiderio di ritrovarlo! Ovviamente, però, tutto dipenderà da come andranno le vendite del libro su Massimo Valerio Messalla, la cui uscita è prevista per settembre, “Il Leone di Roma”.

  1. Ci sono alcuni personaggi che hanno infiammato moltissimo la fantasia e le aspettative delle tue lettrici. Ci hai raccontato la storia di Arash Tahmurat, per Messalla fortunatamente manca poco, ma quando avrà la sua storia il principe chatto Raganhar? Tieni presente che tantissime lettrici sono in trepidante attesa (me compresa!).

Ecco, ho già risposto nella domanda precedente ma ti anticipo che in questo libro in uscita, incontrerete il nostro principe barbaro Raganhar e sarà un incontro molto interessante. Posso anche svelarti (ma non dirlo a nessuno, mi raccomando) che nel “Leone di Roma” è un affascinante co-protagonista e lo apprezzerete ancora di più e meglio. 

  1. Il tuo ultimo storico, “Il leone di Roma” in uscita il 26 settembre, arriverà al pubblico come self publishing con Amazon. Dopo Fanucci editore e AVC Historiae, ci sono motivi particolari per questa scelta?

Vorrei chiarire che Amazon Publishing è una vera casa editrice e non ha nulla a che fare con il self publishing. AP è la CE di Amazon Inc. e in quanto tale, compra i diritti dei libri, si occupa dell’editing, del marketing e della cover proponendo agli autori un contratto e compensi adeguati. Il team di Amazon P. è molto motivato e svolgono un ottimo lavoro sul testo; professionalità che oggi è difficile trovare in altre CE. Per questo la mia scelta è caduta su AP e sono felicissima di avere avuto l’opportunità di lavorare con loro. In ultimo, non va trascurato nemmeno il bacino di lettori di Amazon e i numeri di vendita dei libri. Ormai con il kindle, il self e la sua CE, Amazon è diventato il vero antagonista delle case editrici in tutto il mondo.

  1. I tuoi lavori sono romanzi storici, ma anche contemporary romance. C’è un genere di cui ti piacerebbe provare a scrivere, in cui non ti sei ancora cimentata?

Mi piacerebbe scrivere un libro di fantascienza. La collana Urania di Mondadori, dedicata a questo genere, è stata il mio primo amore e ho letto grandi autori come Asimov, Dick, Bradbury, Clarke e il ciclo di Dune, tanto per citare i più famosi. Purtroppo oggi non è “di moda”, ma cimentarmi in un romanzo ambientato su Marte o un’astronave in rotta per qualche lontana galassia sarebbe non solo una sfida ma un grande piacere.

Spero di avere soddisfatto la curiosità dei lettori (e anche la tua!).

Ringrazio con affetto il vostro blog e auguro a tutte voi buone letture!

Citazione da “Il Canto del Deserto”:

Sulla soglia della grotta lo spettacolo che l’accolse era mozzafiato.

Refoli di vento alzavano rosse nebbie di polvere verso il cielo nero, su cui si stagliava una luna giallastra e gonfia, così grande da volerla toccare. La sua luce accecante, fuori luogo nella notte agitata dalla tempesta che andava placandosi, rompeva la divina solitudine di quelle rocce, di quel paesaggio fiabesco ma aspro in quella valle stretta, fatta di rocce accatastate, singole torri come soldati pronti all’attacco e muraglie seccate dal sole. Ombre scolorite, montagne di sabbia ormai senza impronte, perché cancellate.

Più in là sul costone, in bilico sul desolato paesaggio, si stagliava il duca come l’ultimo uomo prima della fine del mondo, così solo, così unico. L’unica testimonianza vivente su un pianeta morto.

Il mio amore, pensò Sylvia.

Con fatica e stringendo i denti, continuò a camminare sotto la luce fredda, nel silenzio rotto solo da un suono che, a poco a poco, le penetrò nelle orecchie, sotto la pelle, nelle ossa. Un lamento lontano, un pianto o, forse, una melodia.

Si arrestò stupita e prestò più attenzione.

Nessun uccello cantava così, tantomeno la notte. Nessun vento soffiava con quel tono basso e poi acuto, con quella che sembrava una voce. Una voce che le provocò brividi e la fece vacillare.

Nicholas si voltò di scatto, forse aveva urtato una pietra. In un attimo la raggiunse, poche falcate silenziose e potenti sul terreno accidentato; la sostenne, prima di sussurrarle con voce alterata:

«Che fate qui? Volete farvi del male?» La rimproverò con gli occhi impenetrabili di sabbia dorata, luccicanti nella stretta fessura che li lasciava appena scoperti. Stava per prenderla in braccio ma lei glielo impedì, abbassò il velo per vederlo in volto e gli appoggiò l’indice sulle labbra, un gesto imperioso ma delicato che, in una notte come quella, poteva permettersi.

«Tacete. Ascoltate.»

Lievi spume di polvere si allargarono davanti a loro, mosse da folate più dolci, più forti, resti del vento impetuoso adesso domato. Fantasmi danzanti, illuminati dalla luna che potevano sembrare tutto e niente, miraggi interiori che nessuno avrebbe potuto giurare di aver mai visto davvero.

«La sentite?»

Lui annuì muovendo appena il capo e lei, senza lasciare le sue labbra, ascoltò la melodia che sembrava sfuggirle eppure era viva. Le labbra si mossero, lievi e morbide, sotto il suo dito.

«Il popolo del soffio» sussurrò lui e la sua voce si perse nel suono desolato. «È il canto del deserto, le dune cantano per noi.»

Una nota lunga, acuta, riempì il mondo vuoto. Lei si protese, lui la sostenne. Il buio argentato da grappoli di stelle sembrò sgretolarsi davanti a loro, il suono vibrò ricco, fu musica.

Restarono così, ammutoliti e immobili in quel silenzio che silenzio non era. Poi, d’improvviso, il vento cessò e la melodia tacque.

Fu lui a muoversi. La sollevò tra le braccia e disse in un sussurro, spezzato dalla malinconia:

«Non dimenticatevi mai di questa notte. Pochi possono raccontare di aver udito il canto del deserto.»

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Intervista a cura di: 

Editing a cura di: 

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