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Dentro il libro: “Chimica organica” di Andrew Grey.

 

Quando non sentì Josh che usciva, si voltò di nuovo. “Mi sono dimenticato qualcosa?” Cominciò a ripercorrere le convenzioni sociali che sua madre gli aveva insegnato. Brendon non era mai stato bravo a capire le altre persone. Non leggeva bene le espressioni facciali e sfumature come il sarcasmo erano semplicemente impossibili da decifrare per lui. In molti pensavano che non gli importasse, invece gli importava, solo che non capiva. Avrebbe dovuto offrire a Josh un caffè? Non pensava. Non si conoscevano davvero.

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Brendon mise giù la forchetta. “Vuoi che incontri la tua famiglia? E se dicessi qualcosa di sbagliato? Dico sempre cose sbagliate.” “Non dirai niente di sbagliato. Devi solo essere te stesso. È tutto quello che serve,” gli garantì Josh, e Brendon rabbrividì leggermente. “E se essere me stesso non è abbastanza? Finisco sempre col dire cose che la gente non vuole sentire perché non capisco le cose che non si devono dire. Ho scoperto che gran parte della comunicazione umana è non verbale, ma è come se non avessi ricevuto il manuale. Almeno è così che mia madre mi descriveva.” Brendon era davvero agitato e Josh non capì subito la sua reazione. “Mi piaci, Josh, e non voglio causarti problemi.” Accidenti, e questo da dove veniva? Brendon era una delle persone più intelligenti che Josh avesse mai incontrato, e voleva dire parecchio, data la sua famiglia. “Chiunque ti abbia fatto sentire poco importante era un idiota. Sei molto più che un tipo intelligente, e la gente se ne deve rendere conto.” Josh gli accarezzò la guancia. “Quindi sì, voglio che tu venga a cena con la mia famiglia, e voglio che tu mi prometta che sarai solo te stesso.”

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“Non ho mai avuto molti amici. Gli altri bambini pensavano che fossi strano perché quando giocavano a baseball, io cercavo di spiegare loro perché la palla si comportasse a quel modo. Andavano in bici su e giù per le strade e io vedevo come le ruote spiegavano il concetto di inerzia. Provavo a rapportarmi con gli altri bambini, ma non ci riuscivo. Riuscivo a rapportarmi con gli adulti, ma loro non volevano parlare di teorie scientifiche con un bambino di dieci anni. Così sono stato solo per un bel po’.”

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In un laboratorio o in aula, dove poteva parlare di chimica, formule e teorie fino a perdere il fiato, Brendon era felice e a casa. Ma avere a che fare con le persone era quasi troppo per lui. Non aveva mai avuto dei veri amici e stava appena cominciando a capire cosa si era perso. Non voleva doverne fare a meno di nuovo.

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“Josh fa molto più che l’allenatore,” spiegò Brendon, spostandosi sul bordo della sedia. “Insegna ai giocatori a essere bravi uomini, ed è molto importante. Sono tutti molto grossi, percorsi in continuazione da grosse quantità di ormoni. Hanno imparato che la forza detta legge, ma Josh gli insegna che la ragione detta legge. Li aiuta a crescere e gli insegna che essere un uomo significa più che essere più grossi di qualcun altro. Aiuta anche a far sì che non giochino solo a football, ma che si facciano anche un’istruzione.” Brendon si girò verso Josh e sorrise.

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Non ricordava un solo momento della vita in cui tutte le parti della sua mente si erano concentrate su una sola cosa, un solo punto. Fino ad allora, la sua mente era sempre stata un’autostrada con molte corsie, ma in quel momento sembrava una strada di campagna che conduceva solo a Josh.

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“Mi ami?” chiese Brendon con cautela. Sapeva che non era una buona idea fare domande su quell’argomento, ma le parole gli uscirono di bocca prima che potesse fermarle. “Sì, ti amo,” disse Josh. “Ma… ma… non ci conosciamo da tanto. Io…” Brendon chiuse la bocca. Sembrava che Josh gli avesse mandato il cervello in corto circuito. Non era nemmeno sicuro di sapere cosa fosse l’amore. “Va bene,” disse Josh. Brendon si sollevò sui gomiti. “No, non va bene. Come faccio a sapere se ti amo?” Brendon capiva quello che poteva vedere e misurare, ma questo era qualcosa di diverso. “L’ho cercato su internet, ma le risposte erano molto vaghe.” Brendon temeva che il suo comportamento fosse da stupido, ma Josh lo strinse, tenendolo vicino. “Diciamo che vengo da te per cena. Prima che arrivi, diventi ansioso e sudi un po’, anche se la stanza non è calda?” Brendon annuì. Succedeva tutte le volte. “A volte, quando sono vicino, hai questa sensazione come di avere le farfalle nello stomaco?” “Sì, e quando ti aspetto, voglio che arrivi presto.” “Esattamente,” disse Josh. “Questi sono alcuni dei segnali fisici che sei innamorato. Ma come ti senti?” Josh gli mise la mano sul cuore. “Qui dentro, come ti senti? Cos’è che vuoi?” Brendon pensò attentamente, soppesando tutte le prove. “Non è così difficile, tesoro. Devi solo ascoltare il tuo cuore; sa quello che vuole.” “Non vorrei mai che tu te ne andassi. Quando resti la notte e poi dobbiamo andare al lavoro, vorrei restare a letto. Non voglio mai restarci, ma quando sei qui sì. E a volte, proprio come ora, non penso ad altro che a te. Mi piace non pensare ad altro che a te,” spiegò Brendon. “Significa che ti amo?” “Solo tu puoi decidere cosa senti,” rispose Josh, tenendolo stretto. Brendon sapeva cosa provava, ma non sapeva come tradurre quei sentimenti in parole, e quello che lo stupiva era che Josh sembrava capirlo. “Non devi dirmi quello che voglio sentire. Non è questo che voglio da te. Quando sarai pronto, capirai come ti senti, e sarai in grado di tradurlo in parole. Fino ad allora, ti basterà sapere cosa io provo per te. È sufficiente.”

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Josh aveva capito molto presto che se voleva una relazione di qualunque tipo con il brillante scienziato, doveva accettare che ci fossero dei momenti in cui la scienza di Brendon sarebbe stata la cosa più importante della sua vita. Non sempre, ma Josh sapeva che doveva essere preparato ad accettare che a volte non sarebbe stato al centro della sua attenzione.

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“Non ci sarei mai riuscito senza di te.” Alzò la testa per guardare Josh. Sembrava verde nella luce spettrale e Brendon sorrise. In quell’istante, nella quasi oscurità della pittura fosforescente, seppe cosa provava. “Non ho capito molto di quello che ho provato in queste settimane.” Brendon chiuse gli occhi e Josh lo baciò. “Non sono bravo a gestire i sentimenti. Li provo, ma non li capisco, così cerco di occupare la mente con cose che conosco, cose che posso vedere e toccare. Ma ho compreso qualcosa che prima non capivo, qualcosa che non posso vedere, toccare o sentire, ma è vero perché lo percepisco, e ora so che cos’è.” Brendon deglutì. “Ti amo, Josh.”

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StaffRFS