“E così dalla gelosia nacque una maledizione. Una che non poteva essere spezzata.
Come il povero Tantalo, la sua punizione è la perenne ricerca della propria soddisfazione, senza mai ottenerla. Agognare il tocco di colei che lo evoca e darle sublime e totale piacere e appagamento.
Da luna piena a luna piena, egli giacerà con lei, farà l’amore con lei, finché non sarà di nuovo costretto a lasciare questo mondo.
Ma attenzione, una volta sperimentato il suo tocco, esso rimarrà impresso nella memoria della sua amante. Nessun altro uomo sarà mai più in grado di soddisfarla. Perché nessun semplice mortale può essere paragonabile a un uomo di cotanta bellezza. Di tale calore. Di siffatta intrepida sensualità.
Ecco il dannato.
Julian di Macedonia.”
“«Voglio dire, per l’amor del cielo, Grace, quanto è passato? Due anni?»
«Quattro» rispose con fare vago. «Ma chi li conta?»
«Quattro anni senza sesso?» ripeté Selena ad alta voce in tono incredulo.”
“ «Okay» disse Grace, arrendendosi. «Smettila di tenermi sulle spine e dimmi cosa hanno a che fare questo libro e questa figura con la mia vita sessuale.»
Il volto di Selena si fece mortalmente serio. «Quel ragazzo che ti ho mostrato… Julian… è uno schiavo d’amore greco sotto il completo controllo e totalmente devoto a chiunque lo evochi.”
“Dato che era felicemente sposata da due anni, sapeva che il libro non era destinato a lei. La stava solo usando per arrivare dove doveva andare.
Da Grace.
Il suo sorriso si allargò. Immaginò cosa volesse dire avere uno schiavo d’amore greco incredibilmente bello ai propri ordini per un mese intero…”
“«Hai battuto la testa?» chiese lui.
Di nuovo quello strano, splendido accento che riverberava attraverso di lei come una calda e tranquillizzante carezza.
Grace fissò quell’abbondanza di pelle bronzea e dorata che sembrava invitarla ad allungare la mano e toccarla.
Era come se risplendesse!
Si sentì costretta a guardare il suo volto, per vedere coi propri occhi se il resto era tanto incredibile quanto il corpo.
Quando alzò lo sguardo oltre i muscoli scolpiti delle sue spalle, la sua mascella si spalancò. La bottiglia di vino le scivolò dalle dita paralizzate.
Era lui!
No! Non poteva essere.
Non era possibile che stesse accadendo a lei, e lui non poteva trovarsi lì, nudo, nel suo soggiorno, con le mani fra i suoi capelli. Cose del genere non accadevano nella vita reale. E specialmente non a gente normale come lei.
E tuttavia…
«Julian?» chiese Grace sottovoce.”
“Lui scrollò le sue spalle tanto meravigliosamente ampie. «Preferiresti le scale, allora? O forse il divano?» Indugiò e si guardò
attorno, esaminando la casa come se stesse prendendo in considerazione le opzioni. «Non male come pensata, in effetti. È passato molto tempo da quando ho posseduto una donna su…»
«No, no, no! L’unico posto in cui mi possiederai sarà nei tuoi sogni. Ora mettimi giù prima che mi arrabbi sul serio.»”
“Il suo tono perentorio la fece uscire dai gangheri. Era uno di quelli ‘Io sono l’uomo, baby: dammi da mangiare’ alla Tarzan che le faceva ribollire il sangue.
«Senti, bellimbusto, io non sono la tua sguattera. Mettiti contro di me e ti darò da mangiare il Ciappi.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Ciappi?”
“«Santo guacamole verde!» boccheggiò Selena.
Grace incrociò le braccia sul petto, i suoi occhi che balenavano in un incrocio fra rabbia e divertimento. «Julian, ti presento Selena.»
«Santo guacamole verde!» ripetè la sua amica.
«Selena?» Grace le agitò la mano di fronte alla faccia. Nemmeno allora Selena batté le palpebre.
«Santo gua…»
«La vuoi smettere?» la rimproverò Grace.”
“«Allora, che stile preferisci?» chiese a Julian fermandosi accanto a un espositore con dei jeans ripiegati.
«Per quello che ho in mente io, essere nudo funziona meglio.»
Grace sospirò. «Stai cercando di scandalizzarmi, eh?»
«Forse. Devo ammettere che mi piace molto quando arrossisci.»”
“«Queste vanno bene, grazie» rispose Julian.
«Oh, mio Dio, non è che può dirmi qualcos’altro?» chiese la ragazza in tono svenevole. «Oh, dica il mio nome! Mi chiamo Mary!»
«Grazie, Mary.»
«Oooh» esclamò la ragazza. «Mi vengono i brividi.» Lanciando un ultimo sguardo voglioso a Julian, si allontanò.
«Non riesco a crederci» disse Grace. «Le donne si comportano sempre in questo modo con te?»
«Sì» rispose Julian, il suo tono che rasentava l’ira. «Ecco perché odio andare nei posti pubblici.»”
“Grace alzò gli occhi e incontrò lo sguardo angosciato di Julian. «Julian, io mi chiamo Grace Alexander.»”
“Se quello che ha detto Eros è vero, quando arriverà quell’ultima notte io non sarò più me stesso.»
«E chi sarai?»
«Un mostro.»
Lei parve scettica. «Non penso che potresti mai essere un mostro.»”
“«Perché non mi racconti cosa hai provato la prima volta che andasti in battaglia?»
«Non provai nulla.»
«Nemmeno paura?»
«Di cosa?»
«Di morire o essere menomato?»
«No.»
La sincerità di quella singola parola la sconcertò. «Come è possibile?»
«Non puoi aver paura di morire quando non hai alcuna ragione per vivere.»”
“«Cosa vedi quando guardi te stessa?»
«Una persona che avrebbe bisogno di perdere cinque o dieci chili e di comprare una fornitura di crema schiarente per le sue lentiggini.»
Julian non parve divertito.
Le cinse la vita con le mani, appoggiandole dove la cintura teneva chiusa la vestaglia.
«Lascia che ti dica quello che vedo io.» Quasi le fece le fusa all’orecchio mentre teneva le mani sulla cintura senza aprirla. «Vedo capelli meravigliosi scuri come la notte. Soffici e folti. Hai quel genere di capelli che a un uomo piace sentir cadere come una cascata sul suo stomaco nudo.
Capelli in cui un uomo vorrebbe seppellire la faccia in modo da poterti odorare.»”
“Quella donna lo ossessionava. Non era solo la maledizione. C’era qualcos’altro. Qualcosa che non aveva mai incontrato prima.
Dopo oltre duemila anni si sentiva di nuovo un uomo, e assieme a quella sensazione venne una bramosia tanto profonda da farsi strada fino al cuore.
La voleva. Nel corpo e nell’anima.”
“«Non sarò in grado di contrastarlo» disse dopo una lunga pausa. Allora la guardò. «Ci stiamo prendendo in giro, Grace. Lascia che ti prenda ora, mentre sono calmo.»
«È davvero questo che vuoi?»
Julian digrignò i denti alla sua domanda. No, non era quello che voleva. Ma quello che voleva andava oltre la sua capacità di ottenerlo.”
“Julian sbuffò. «Sai che scelta.»
«Una scelta è meglio di nessuna.»
Era davvero così? Lui non ne era più tanto sicuro.”
“«Atolycus. E mia figlia era Callista.»
Il sorriso di Grace si ammantò di tristezza come se partecipasse al suo dolore per la loro perdita. «Avevano nomi stupendi.»
«Erano bambini stupendi.»
«Se ti assomigliavano, non faccio fatica a crederlo.»
Era una delle cose più gentili che gli avessero mai detto.”
“In realtà, lo voleva…
Lo voleva. Punto.
La mascella di Grace si spalancò per l’impatto di quei pensieri.
Lo amava.
Veramente, profondamente e intensamente.
E come avrebbe potuto non amarlo?”
“Mentre le seriche ciocche scure dei suoi capelli gli accarezzavano le dita, Julian lasciò che la sua voce lo portasse lontano da lì. Verso un posto tanto confortevole da sembrare quasi quella sfuggente casa che cercava da un’eternità.
Un posto dove solo loro due esistevano. Dove non c’erano dei né maledizioni.
Solo loro.
Ed era una sensazione meravigliosa.”
“«Ehi» disse Bill sporgendosi in avanti. «So che hai passato un sacco di tempo con mia moglie, di recente; farai meglio a lasciar stare il mio territorio. Capito?»
Julian sospirò profondamente. Non anche lui. «In caso tu non l’abbia notato, l’unica persona che mi interessa è Grace.»
«Sì, certo» lo schernì Bill. «Non fraintendermi, Grace mi piace molto, ma non sono un idiota. Non posso credere che tu sia il tipo che si accontenta di un cheeseburger quando ci sono dei filetti di prima scelta che ti attendono.»
«Personalmente, non me ne frega niente di quello che credi.»”
“«Io ti voglio, Julian.»
«No che non mi vuoi. Come potresti?»
Lei rimase a bocca aperta a quella domanda. «Come non potrei? Mio Dio, nella mia vita non ho mai voluto stare con qualcuno quanto con te.»
«É lussuria quella che provi.»”
“«Fu nel suo nome che conquistò città, ma potè farlo grazie ai doni che gli avevo concesso alla nascita: la potenza di Ares, la temperanza di Apollo, le benedizioni delle Muse e delle Grazie. Lo immersi perfino nel fiume Stige per fare in modo che nessun’arma mortale potesse mai ucciderlo o sfregiarlo, e a differenza di Teti con Achille, gli aspersi anche i talloni in modo che non avesse alcun punto vulnerabile.»
Afrodite scosse il capo come se ancora non riuscisse a credere alle azioni di Julian. «Feci tutto quanto era in mio potere per quel ragazzo, e lui non mi mostrò nessuna gratitudine. Nessun rispetto. Infine, smisi di tentare. Dato che rifiutava il mio amore, feci in modo che nessuno lo amasse… mai.»”
“«Cosa stai facendo?» chiese lei, consumata dal terrore.
«Non riesco più a combatterla, Grace» disse, con il respiro affannoso.
«Devi.»
Lui scosse il capo. «Devi ammanettarmi l’altra mano. Non riesco ad arrivarci.»
«Julian…»
Lui la interruppe con una risata amara e stridula. «Com’è ironico, non è vero? Devo implorarti di incatenarmi, mentre le altre l’hanno fatto di loro spontanea volontà entro poche ore dalla mia incarnazione.»
Il suo sguardo la trafisse. «Fallo, Grace. Non potrei continuare a vivere se ti facessi del male.»”
“«Baciami» le sussurrò.
«É sicuro?»
Lui le sorrise. «Se potessi muovermi, tu saresti già nella vasca con me. Te l’assicuro, in questo momento sono inerme come un bambino.»”
“«Vorrei poter ricambiare l’amore che mi stai dando.»
Lei sollevò la testa per incontrare il suo sguardo. «Lo fai ogni volta che mi tocchi.»”
“«Mi dispiace» disse lei, ritraendosi da lui. «Sei così freddo, stai tremando di nuovo.»
«Non sto tremando per il freddo» replicò lui con voce roca. «Sto tremando per te.»”
“Lui non parlò. Non poteva. Per la verità, temeva di parlare per paura di poter cambiare idea.
Nel corso dei secoli era stato molte cose: orfano, ladro, marito, padre, eroe, leggenda e, infine, schiavo.
Tuttavia, nemmeno una volta era stato un codardo.
No. Julian di Macedonia non era mai stato desiderato. Era stato il comandante davanti al quale un’intera legione di romani aveva esitato quando li aveva sfidati, ridendo, a prendere la sua testa.
Era l’uomo che Grace aveva trovato, e l’uomo che l’amava. Era l’uomo che si rifiutava di ferirla.”
“Grace si asciugò le lacrime. «É solo lì dentro. Solo nell’oscurità» sussurrò. «Per favore, non lasciarlo così. Mandami nel libro con lui, ti prego. Ti prego!»
Afrodite lasciò ricadere piano la mano. «Tu faresti questo per lui?»
«Io farei qualunque cosa per lui.»”
“«Ti sto facendo male?»
«No» disse lei, i suoi occhi appassionati e sinceri mentre portava la sua mano alle labbra e la baciava. «Non potresti mai farmi male stando con me.»
«Nel caso, dimmelo e mi fermerò.»
Grace gli avvolse intorno braccia e gambe. «Lasciami prima dell’alba e ti darò la caccia per l’eternità per dartele di santa ragione.»”
“Non aveva mai pensato di poter provare qualcosa del genere. Riusciva soltanto a respirare sentendo l’amore di Julian che fluiva attraverso di lei. Era suo. Anche se dopo se ne fosse andato, lei avrebbe goduto di quest’unico momento di pura felicità.”
“Grace perse il senso del tempo; i loro corpi si strusciavano l’uno contro l’altro e godevano della reciproca compagnia. Avvertiva la stanza girarle attorno mentre si abbandonava al suo tocco esperto. Alla meravigliosa sensazione del suo amore per lui. Erano entrambi madidi di sudore, ma continuavano ancora ad assaporarsi, provando piacere per la passione che potevano finalmente condividere.”
“Julian non riusciva a respirare e la testa gli girava in preda a pura, genuina felicità. Rabbrividì per la forza del proprio orgasmo. Il suo corpo doleva, e tuttavia non aveva mai conosciuto un tale piacere. Era debole per via di quella nottata, debole per via del suo tocco.
E la maledizione era terminata.
Sollevò la testa e vide Grace che gli sorrideva.
«É finita?» gli chiese.
Prima che potesse rispondere, Julian sentì un tremendo calore al braccio. Sibilando, si ritrasse da lei e coprì la bruciatura con l’altra mano.
«Che succede?» chiese Grace quando Julian si allontanò.
Restò a guardare, sbalordita, un bagliore arancione che gli circondava il braccio. Quando tolse la mano, le antiche parole greche erano svanite.
«É finita» mormorò lei. «Ce l’abbiamo fatta.»
Il sorriso sparì dal volto di Julian. «No» le disse, facendole scorrere le dita lungo la guancia. «Tu ce l’hai fatta.»”
“Una rabbia infernale bruciò sul volto di Priapo. «É tempo che tu capisca qual è il tuo posto, fratellino. Tu mi hai portato via la donna che avrebbe generato i miei figli e avrebbe reso celebre il mio nome. Ora io prenderò la tua.»”
“«In tutti i secoli che ho vissuto ho conosciuto una sola casa.»
Grace si morse il labbro mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Ora Julian l’avrebbe lasciata. Santo cielo, sperava soltanto di riuscire a sopportare il dolore di quella perdita.
Lui si chinò e le baciò la fronte. «Ed è con Grace» disse contro i suoi capelli. «Se lei mi vorrà.»”
“Fu inondato di gioia nel cullare il minuscolo neonato fra le braccia. Grace gli aveva dato molto più di quanto si sarebbe mai aspettato di avere. É molto più di quello che si meritava.
«Questo è Niklos James Alexander» disse, porgendo il bimbo a sua madre. Poi prese sua figlia. «E questa è Afrodite Anne Alexander.» La mise nell’altro braccio di sua madre.”
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