Dal libro “Antony” di Sylvia Kant

 

“Qual è il tuo nome?”, si stupisce nell’udire quella voce profonda, velatamente ironica, uscire dalle labbra sensuali.
“Angela… Palmieri”, balbetta sulla difensiva.
Il gigolò continua a fissarla enigmatico: “Immagino che tu sappia già il mio”
“Cos’è, la frase di rito?”, lo sferza in preda al panico.
Lo vede drizzarsi come un cobra, scoccandole un’occhiata fulminante: “Non sono venuto a venderti merce”, ribatte duro e sembra sul punto d’andarsene, “Credi che non sappia distinguere fra una ricca oca e una povera papera?”, aggiunge sprezzante, in italiano.Angela sgrana gli occhi allibita: “Parli italiano!” ed è quasi una liberazione dopo tutti quei giorni d’inglese stentato.
“Sei pregata di non spargere la voce”, l’uomo continua a parlare un italiano pulito, privo di qualsiasi inflessione.
“Diamine! Ma… sei italiano?”
“Di quale altra nazionalità dovrebbe essere uno stallone?”, Angela si ritrova a ricambiare il sorriso, mentre la scruta con quegli occhi magnetici, “Mia madre era italiana”, mormora chinandosi su di lei con fare intrigante.
“Hai poco d’italiano”, ribatte lei, scostandosi di scatto, lo stomaco in subbuglio.
Le labbra del gigolò si piegano in quel sorrisetto sardonico che, a quanto pare, lo contraddistingue: “Ho quello che conta” e i suoi occhi incredibili sono attraversati da un bagliore incandescente. (Antony di Sylvia Kant)

 

“Il lieve profumo della pelle di lui le scorre nel naso, lungo il palato, nella gola, nei polmoni e nelle arterie insieme all’ossigeno, mentre l’aria, tra di loro, pare percorsa da milioni di elettroni impazziti. Impazziti come il battito del suo cuore. Due aggettivi hanno cominciato a lampeggiarle nella mente come un allarme rosso: maschio pericoloso. Maschio. Talmente maschio che, per qualsiasi donna, è praticamente impossibile resistere al suo richiamo ancestrale, richiamo di cui lui è oltraggiosamente consapevole. Pericoloso. Pericoloso perché sotto quel suo aspetto manierato s’intuisce la presenza di una violenza vigile e costante come un rumore di fondo.”

 

“Dì la verità”, dice inarcando un sopracciglio, “Per un po’, la paura t’ha impedito di sentirti a disagio tra le mie braccia. Non appena è passata, però, ti sei subito resa conto della mia ingombrante presenza”
Angela ride brevemente, di gusto, rovesciando la testa e attirandosi le occhiate dei maschi presenti: “La tua presenza inquietante, non ingombrante!”, lo corregge, “Ogni tuo gesto, anche il più banale, trasuda sensualità e la cosa, alle volte, mi mette a disagio”
“Per quale motivo”, chiede incuriosito.
Si stringe nelle spalle: “Perché, nonostante tutto, non riesco a vederti come una macchina da sesso.”

 

– “Il gigolò versa il tè in una tazza, senza guardarla: “Mai mischiare alcool e droga”, dice con tono neutro, mentre lei lo fissa allibita, “Chi non regge nessuno dei due non dovrebbe partecipare a certe orgette”, la voce dell’uomo è dolce, finché non solleva su di lei uno sguardo di marmo, “Che ci facevi là”, ma Angela non riesce ad emettere una sola sillaba, “Ragazzina, stavano per farti un bel servizio!”, s’interrompe con gli occhi brillanti di collera e, nella mente di lei, in rapida sequenza, appaiono le vetrate della villa di Karl, uomini che sniffano coca, gente che scopa senza alcuna intimità, il gigolò, stretto tra due belle donne, che la fissa cupo da un sofà, Karl che la trascina in mezzo alla pista da ballo, mani che l’afferrano, bocche che la baciano, un immane senso di nausea, lo sguardo furibondo di Antony, mentre si fa largo a spintoni tra la folla e poi le sue braccia che la serrano, la sensazione dei pettorali compatti sotto il palmo delle mani, il profumo della sua pelle, la voce carezzevole che le sussurra parole di conforto all’orecchio, il suo respiro caldo tra i capelli.”

 

“E’ un maschio molto passionale, può essere pericoloso contrariarlo”
“E chi ti dice che voglia contrariarlo?”
“Potresti anche non farlo di proposito”, Antony si sporge verso di lei, “E potrebbe diventare violento”, mormora cupo. Angela sente una vampata di calore risalirle dal petto. “Lo è, vero?”, Angela continua a tacere, imbarazzata, “Ti ha già strapazzata, è così?”, insiste il gigolò, “E a te piace”, mormora fissandola con uno sguardo inquisitore, “La sua violenza ti fa sentire meno in colpa per il fatto che giochi con i suoi sentimenti”
“Io non gioco con i suoi sentimenti”, sussurra piano.
“Oh, sì che lo fai”, ancora quel tono insinuante e quello sguardo indecifrabile, “Non riesci a dominare l’attrazione fisica”, mormora lentamente, “Ma domini perfettamente i tuoi sentimenti per lui”, la voce del gigolò si fa sempre più bassa, “Perché, in realtà, non ne hai”.” (Antony di Sylvia Kant)

 

“Come si fa!”, geme disperato, “Come si fa a spiegare cose tanto orribili a una fanciulla così carina!”
Si scosta da lui per poterlo guardare: “Magari sono in grado di comprendere”, ansima con la voglia folle di piangere.
Antony piega il bellissimo viso di lato, serrando le labbra in una smorfia amara: “Magari preferirei che tu non capissi”
“Dio, come sei complicato!”, sbuffa rumorosamente.
L’espressione del gigolò si rischiara in un sorriso: “Mai sostenuto il contrario.”(Antony di Sylvia Kant)

 

Non deve essere stato facile resistergli”, termina Rachel rivolgendosi a lei.
Angela stira le labbra in un sorriso forzato: “Solo due cose mi hanno sempre trattenuta: il fatto di sapere che è una tua proprietà e la mancanza di denaro per pagarlo”, riesce a dire con un filo di voce.
“Un giorno ti presterò io quel denaro. Antony è un’esperienza a cui non bisogna assolutamente rinunciare”
Angela ha la bocca riarsa e deglutisce male: “Non ne dubito, ma preferisco investire il denaro in altri beni voluttuari”
“Aspetta a dirlo”, mormora Rachel. “(Antony di Sylvia Kant)

 

“Non ho un gran bel carattere”, ammette controvoglia.

Angela annuisce consapevole: “Orgoglioso”, quindi aggiunge, “E vendicativo”

“Già”, Antony sospira, “Orgoglioso e vendicativo. Proprio un bel soggetto”

 

“Dopo l’esperienza con quella ragazza ho capito che, non solo volevo (quello l’ho capito fin dal primo istante che t’ho vista), ma che dovevo fare l’amore con te”

Sa che sarebbe meglio non fargli quella domanda: “Perché?”

Il viso di lui è serio, mentre si stringe candidamente nelle spalle: “Perché se provavo certe sensazioni solo pensandoti…”

Angela urla di rabbia! Il grido le è sfuggito involontario. Antony, dopo un attimo di sorpresa, scoppia a ridere: “Sei solo tu che mi sconvolgi”, mormora baciandole le labbra, “Quando mi tocchi è come se fossi esposto. Completamente privo di pelle. Hai un filo diretto con ogni mia terminazione nervosa. Non so come spiegartelo…”

 

 

 

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StaffRFS

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