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Cover reveal: “Il soldato che divenne ciò per cui era nato” di Olivia Ross

cover a cura di Marina Alesse

Titolo: Il soldato che divenne ciò per cui era nato

Autore: Olivia Ross

Genere: Narrativa

Data di uscita: Maggio 2018

Cover a cura di Marina Alesse 

Mitchell Grant sognava di diventare un violinista di fama mondiale, ma un tragico evento spinge il ragazzo a deporre il violino e imbracciare un fucile, per combattere una guerra in cui non crede, spinto solo dalla sete di vendetta. Si arruola nei corpi speciali della marina degli Stati Uniti d’America, diventando un cecchino Nevy Seal. La storia inizia subito dopo il burrascoso congedo da parte del ragazzo, che si presenta a un colloquio di lavoro per diventare il factotum di Mrs Morel. Mitchell ha bisogno di un posto in cui stare, di tenersi impegnato e cercare di pensare il meno possibile, crede che il suo riscatto possa avvenire cercando di ricostruire la vita partendo dai frammenti del suo cuore, assumendo una funzione che non gli si confà, ma che proprio grazia a questa differenza con il ruolo assunto precedentemente nel suo lavoro, lui possa risollevarsi. La sua vita è stata segnata da vari eventi tempestosi da cui desidera prendere le distanze. Mitchell forse non si rende neppure conto che ha bisogno di un riscatto che parta dal basso, dalla ricostruzione di un’esistenza differente, senza responsabilità che riguardano la vita altrui. Non ha altro scopo, inizialmente, che quello di impiegare il proprio tempo e pensare il meno possibile. Al colloquio di lavoro incontra Mrs Morel, una donna intangibile, inavvicinabile, che sembra guardarlo dall’alto in basso. Una donna che porta addosso un peso schiacciante, visibile alla prima occhiata, qualcosa che le fa tenere le distanze, che pone barriere tra lei e il resto del mondo. Ma Mrs Morel è anche affascinante e Mitchell sente subito una forte attrazione nei suoi confronti, che alcuni momenti diventa repulsione, soprattutto quando la donna ha un atteggiamento formale e pungente verso di lui. Tra due inizia così una lotta: si avvicinano e si ritraggono, si parlano dolcemente e poi si urlano contro e con il tempo si scopriranno aspetti nascosti di entrambi, in particolare dettagli mal celati di Mrs Morel.

 

Estratto 

La osservai in silenzio. Avrei voluto trovare il modo per consolarla, ma sapevo che lei avrebbe rifiutato ogni mio tentativo di risollevarla, allora rimasi lì, senza far nulla, aspettando che riprendesse il controllo da sola. Isabeau schiacciò la faccia sul cuscino e singhiozzò sommessamente; riusciva a essere composta e aggraziata anche durante una crisi di pianto. «Vuole che le prepari una tazza di tè?» domandai per darle un po’ di conforto, senza essere troppo invadente. Lei scosse la testa asciugandosi le lacrime. «No, grazie. Mi sento inadeguata, devo essere un disastro.» La guardai e dissi: «Signora, anche ora, con la faccia macchiata dalle lacrime, farebbe sfigurare una ventenne.» Il viso le si infiammò. «Lei è tutt’altro che inadeguata, lei è… lei è…» Se solo avessi trovato il vocabolo adatto, quello capace di lusingarla e farla sentire meglio. La mia esperienza limitata con il sesso opposto mi aveva insegnato questo, che delle volte bastava solo un complimento per far tornare il buon umore a una donna. Peccato che la parola che mi uscì dalla bocca fu: soda. Lei si raddrizzò e mi lanciò uno sguardo che definire incomprensibile non renderebbe l’idea. «Lei ha sul serio detto soda?» A quel punto fui io a sentirmi inadeguato. «Temo di sì.» Isabeau Morel si lasciò andare di schiena sul divano e cominciò a ridere a crepapelle, con la bocca spalancata. Rideva talmente forte che faticai a credere fosse la stessa donna affranta di pochi minuti prima. Nonostante l’imbarazzo suscitato dalla sua reazione, capii che con il mio fare ridicolo, avevo ottenuto quello che volevo: consolarla. «Oddio, Mitchell…» disse asciugandosi le lacrime, «lei deve essere un disastro con le donne.»
«Non è carino ridere di me in quella maniera.»
«Ha ragione» ammise sforzandosi di non ridere «ma…» Si accasciò ancora una volta sbellicandosi dalle risate. «La finisce?» brontolai fingendomi arrabbiato. «Sì, ha ragione, mi scusi.» Si sventolò le mani sul viso per farsi aria. «Soda…» mormorò nuovamente scuotendo la testa. «Beh, dimentica un particolare.» Lei mi guardò dritto negli occhi: avevo catturato la sua attenzione. «L’ho vista in mutandine, signora, lei è sul serio soda.»

 

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