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Recensione: “Attrazione gravitazionale” di Angel Martinez

 

 

Attirato da una misteriosa richiesta di soccorso, l’equipaggio della nave mercantile Hermes trova, alla deriva nello spazio, un vascello militare, in apparenza vuoto. Al suo interno, sangue e resti umani imbrattano i corridoi e vi è un unico sopravvissuto, rinchiuso in una cella di custodia. L’uomo, bellissimo ma traumatizzato, attira l’attenzione dell’addetto alle comunicazioni della nave, Isaac Ozawa, che decide di prendersene cura, offrendogli la gentilezza e il calore di cui l’altro ha bisogno dopo gli orrori vissuti.

Isaac ha imparato sulla propria pelle cosa significhi essere diverso, essere un emarginato, e questo rafforza il loro legame. Un tempo pilota promettente, ha subito dei danni fisici quando il suo cervello non è riuscito a fondersi con l’impianto necessario a pilotare i potenti caccia della Flotta. Il cervello di Turk non è da meno. Come risultato di un esperimento militare fallito, le sue naturali capacità sono state aumentate a livelli pericolosi.

Quando un ammiraglio senza morale e assetato di potere rapisce Isaac, usandolo per convincere Turk a diventare l’arma catastrofica che ha sempre sognato, saranno necessari tutta la forza di Turk, l’ingegnosità dell’equipaggio della “Hermes”, l’aiuto degli enigmatici Drak’tar e la testardaggine dello stesso Isaac per riuscire a salvare l’intero universo.

Ho finito di leggere da parecchie ore, eppure non riesco a scrollarmelo di dosso. Ho la sensazione di essere stata nello spazio e di aver vissuto con questo popolo alieno, di aver curiosato nella loro vita e tenuto per mano uno di loro (oh, se avesse avuto pure la treccia con le campanelle!). Mi frullano in testa i vocaboli del loro idioma, gli schiocchi della lingua e consonanti dure, e giurerei di aver toccato con mano i tessuti dei loro abiti, di aver visto i bracciali della donna con quattro braccia.

Tu fai cantare il mio sangue.” Turk gli circondò la vita con un braccio e lo attirò sopra di sé. “Il tuo sorriso mi fa cedere le gambe. La tua risata avvolge il mio cuore come piume infuocate.”

Dio. Come hai fatto a passare dai monosillabi alla poesia?”

Inutile dire che adoro la fantascienza, che sono cresciuta seguendo il capitano Kirk e giocando con le spade laser, ma questo romanzo è di più.

È una storia d’amore tenera e inscindibile, di quelle dove, dopo il primo brivido, l’istinto porta a comprendere che quella è la persona giusta.

È scoprire che anche se la vita (o uno scienziato militare) ci ha menomato, non ha fatto altro che renderci speciali, e possiamo trovare il modo per farlo diventare un nostro punto di forza.

È uno stimolo al rispetto delle differenze culturali, un invito all’inclusione, alla pacatezza, alla curiosità e allo scambio.

È una riflessione sul nostro sistema sociale, a non darlo per scontato, a non accettare passivamente le regole, l’etica, la libertà, la frammentazione sociale o la democrazia, perché nel mondo, e nel tempo, questo non è stato l’unico, e non è detto che sia il migliore applicabile.

Stringere di nuovo qualcuno durante il sonno era un balsamo per i suoi nervi tesi fino allo spasmo. L’abitudine degli stranieri di dormire da soli, tranne che nei casi di coppie sposate o di amanti, all’inizio lo aveva lasciato perplesso. Perché si punivano in quel modo?”

E poi, ovviamente, c’è un po’ d’azione, di avventura, di battaglie e di scoperte. Che cosa sarebbe Star Wars senza le battaglie intergalattiche?

Ma il fulcro di tutto è un’ambientazione straordinaria, quasi idilliaca (se uno è gay :P), talmente vivida e credibile da sembrare pulsante tra le pagine; e due personaggi da urlo. Il barbaro Turk, che risulterà essere un mix tra un guerriero letale-coraggioso-onorevole e un amante protettivo-sincero-super sexy, e l’ex soldato Isaac, che invece è più insicuro ma molto aperto, solare, spontaneo.

Quando un uomo lo baciava, lui si aspettava sempre bramosia e tanta forza da lasciare dei lividi. Era questo che cercava quando andava a caccia, un uomo che lo prendesse con intensa ferocia. Aveva bisogno del calore, del dolore. Sii sincero, razza di idiota. Vuoi solo che quegli uomini finiscano. La tenerezza di Turk l’aveva colto alla sprovvista, aprendo una porta che credeva di aver sbarrato da tempo.”

Lo stile è scorrevole, nonostante la tematica renda necessario spiegare dettagli tecnologici o termini in una lingua sconosciuta. L’autrice sa essere divertente, sa incollare il lettore alle pagine (se vi dico che leggevo mentre piegavo il bucato, mi credete?), e le scene d’amore sono trasparenti ma mai volgari, caratterizzate da una certa fantasia, peraltro.

Non puoi mostrare i denti quando sorridi. È come, ehm, urlare ‘morti di figa’ in un bar pieno di marines Altairiani.”

Oh.” Rand lanciò occhiate furtive ai Corzin che lo circondavano. “Scusate.”

La trama è corposa: è stata una sorpresa, ma del tutto gradita. La realtà è che il romanzo si è preso tutto il tempo di cui aveva bisogno, e a differenza delle comuni storielle romance basate sui canonici tre punti di svolta, qui, ci troviamo di fronte a un romanzo di spessore, in cui ambientazione, azione, storia d’amore, politica, approfondimenti culturali e imprevisti creano un mix che ha bisogno di tempo per intrecciarsi e trovare una sintesi.

Assolutamente promosso a pieni voti.

 

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    Attirato da una misteriosa richiesta di soccorso, l’equipaggio della nave mercantile Hermes trova, alla deriva nello spazio, un vascello militare, in apparenza vuoto. Al suo interno, sangue e resti umani imbrattano i corridoi e vi è un unico sopravvissuto, rinchiuso in una cella di custodia. L’uomo, bellissimo ma traumatizzato, attira l’attenzione dell’addetto alle comunicazioni della nave, Isaac Ozawa, che decide di prendersene cura, offrendogli la gentilezza e il calore di cui l’altro ha bisogno dopo gli orrori vissuti. Isaac ha imparato sulla propria pelle cosa significhi essere diverso, essere un emarginato, e questo rafforza il loro legame. Un…

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