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Recensione:”Per sempre la mia ragazza “(Beaumont Vol. 1) Di Heidi McLaughlin

 

 

Liam non aveva in programma di diventare una rockstar.
La sua vita era stata tutta pianificata. Football al college. Entrare nella NFL. Sposare la sua ragazza, con la quale avrebbe passato il resto della vita.
Eppure le ha spezzato il cuore il giorno in cui le ha detto che se ne sarebbe andato. Era giovane e pensava di aver preso la decisione migliore per lui, ma era quella sbagliata per loro come coppia.
Liam ha riversato tutta la sua anima nella musica, ma non ha mai dimenticato lei, la sua Josie. Né il suo odore, o il suo sorriso.
E ora Liam sta tornando a casa dopo dieci anni, per piangere la perdita di un amico comune.
Rivedrà Josie, rivedrà la sua ragazza.
Sarà in grado di spiegarle ciò che l’ha portato a dividersi da lei e soprattutto sarà in grado di riprendersi l’amore della sua vita?

 

Recensione con spoiler

 

Strizzando il giornale tra le mani, penso a tutto ciò che mi sono perso. Non lo rimpiango, non posso. L’ho fatto per me, nell’unico modo che conoscevo. Solo che non pensavo che mi sarebbe importato così tanto l’essermi perso tutto.

È un romanzo che non mi ha convinta, soprattutto per la superficialità delle caratterizzazioni. Trovo che l’impianto narrativo sia stato mal strutturato, basando le premesse su eventi che non vengono adeguatamente tenuti in considerazione e troppo facilmente dimenticati.

Liam e Josie sono studenti, si amano, stanno pensando a una vita futura insieme, consapevoli del loro legame unico e irrinunciabile. Da un giorno all’altro Liam la lascia, scappa e tenta il successo in una band, riuscendoci alla grande. Non solo non si pente di quello che ha fatto, ma cambia numero e taglia ogni ponte con il passato. Usa le donne senza affezionarsi a nessuna, ne costringe persino una ad abortire… Dieci anni dopo, causa la morte del suo (ex, dopo la sua fuga) migliore amico, torna a Beaumont e scopre che i suoi sentimenti per Josie non sono mai svaniti e che per lei è la stessa cosa.

Da un giorno all’altro, quindi, cambia totalmente prospettiva sulla sua vita, decidendo di tornare sui suoi passi e di riconquistarla. Punto fondamentale per la sua decisione, l’aver scoperto che dieci anni prima lei era rimasta incinta e quindi di avere oggi un figlio.

Da egoista che lascia tutti senza una parola né una scusa, passiamo alla versione principe azzurro: l’uomo che non abbandonerebbe mai suo figlio, che vuole esserci durante la sua crescita, che adora la madre e che vuole essere comprensivo e aperto nei confronti di colui che era stato una figura paterna per lui fino al giorno prima.

Ho trovato particolarmente antipatico il fatto che il suo atteggiamento, prima che sapesse dell’esistenza del figlio, fosse stato di totale disinteresse per Josie e per altri possibili figli, e che da un giorno all’altro Liam abbia iniziato a professare amore eterno, puro, disinteressato, passionale e un sincero desiderio di paternità. E ho trovato anche fastidioso l’atteggiamento di lei che, sul punto di sposarsi, si ritrova incerta se tradire il fidanzato o meno, lasciando che sia il suo futuro sposo a decidere di troncare la relazione.

Il romanzo è narrato con una prima persona invadente, quindi ci troviamo sprofondati nei pensieri di ognuno dei due personaggi, cosa che generalmente (e di fatto anche praticamente) porta con sé il rischio di vedere non solo il comportamento sociale delle persone, ma anche le loro reali intenzioni e desideri. E in questo caso, in entrambi i protagonisti ho avuto la netta sensazione di un atteggiamento immaturo ed egoista, concentrato prioritariamente sui propri bisogni (e quelli del bambino): mai una volta Liam si sofferma a pensare alla fatica e al dolore che Josie può aver provato in questi 10 anni, ai suoi bisogni di stabilità, alle problematiche che il suo lavoro potrebbe frapporre nel loro rapporto.

Per quanto riguarda Josie, sono innumerevoli i romance in cui le donne si lasciano trasportare da “amori travolgenti che annebbiano la razionalità”, scusando gli uomini che le fanno o hanno fatte soffrire. Non si chiede né perché in 10 anni lui non abbia trovato la voglia o il tempo di chiamarla, ora che ha ripreso a corteggiarla come se l’amore per lei non fosse mai stato dimenticato, né si domanda come potrà essere una relazione con una rockstar, per un bambino inserito in una comunità stabile. Per non parlare del fatto che il futuro sposo di lei viene liquidato con un calcio nel sedere da un giorno all’altro, senza alcun rimorso.

Il terzo personaggio, il piccolo Noah, trovo che sia stato caricato di ragionamenti troppo da adulti, con la finalità di mostrare l’essenza delle cose come solo i bambini possono leggerle. In questo caso, però, si è esagerato, proponendo delle letture troppo complesse per un bambino in età prescolare.

Mi spiace, ma non consiglio questa lettura se non a chi cerca un romanzo leggero e molto romantico, a tinte rosa con lieto fine, incorporato fin dalle prime pagine. Annoto però che una buona prima parte è incentrata sulla perdita del loro amico comune, quindi intrisa di malinconia e molto cupa.

So che non posso colpevolizzare il ragazzino per aver chiamato Nick “papà”; è colpa mia, ma Josie non dovrebbe permetterlo. Sa che io sarei stato qui se avessi saputo di lui. Parlavamo sempre di bambini, li volevamo entrambi, non è che l’avrei mollata così.

Anche se ho fatto l’impensabile e l’ho lasciata, non è che non l’amassi. Lasciarla ha spezzato anche il mio, di cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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